Ecco gli ingredienti perchè Dio possa entrare nella propria anima: povertà di spirito, purezza di cuore e soprattutto umiltà, umiltà nei pensieri, nelle idee, nei giudizi e nelle azioni. Ma ecco che chiedo: chi tra la folla dei credenti possiede tali invidiabili qualità? Pochi, quindi la maggior parte dei fedeli crede a Dio non perchè lo ha raggiunto interiormente, ma solo perchè glielo hanno insegnato, ed è talmente povera di senso critico, talmente limitata nell’intelligenza, che non si chiede il perchè di quella fede che gli hanno solo insegnato, che insomma non hanno trovato da sè. Questo meraviglioso ma anche tormentato ritiro mi sta “costringendo” a riflettere su me stesso come anche sul “mistero della fede” e cioè, a mio parere, la ragione irrazionale che spinge l’uomo a credere. Ed allora, paragonando l’atteggiamento spirituale dell’uomo a contatto con Dio, con quello di un innamorato, sono giunto a queste considerazioni: forse quello che la maggioranza della gente considera un errore in amore, è il fulcro intorno al quale ruota tutto il sentimento. Idealizzando, infatti, sei in grado di perdonare, o meglio non vedere, tutti i difetti dell’amata, di percepire in ogni istante un profondo senso di appartenenza all’altra persona, sentimento che si trasforma in consapevole e gradita sottomissione che, se reciproca, porta una stabilità in grado di tenere unite 2 persone per tutta la vita. Ciò che è accaduto fra me e Giulia è una prova di quanto sia importante che l’altra persona condivida con te tale idealizzazione, senza essa infatti non c’è unione e la frase “nessuno è indispensabile” diventa verità assoluta che mina per sempre la possibilità di stabilire un rapporto forte e duraturo con un’altra persona.
Adesso, riflettendo sulle modalità attraverso le quali Dio entra nel cuore dell’uomo, non posso fare a meno di accostarle a quello che accade all’uomo quando si innamora. Così si può interpretare la fede: l’innamoramento verso un’entità assolutamente idealizzata, non presente fisicamente, ma riconoscibile in ogni cuore che anela al superamento dei limiti terreni. L’amore dell’uomo verso un Dio completamente idealizzato lo porta a credere ciecamente che tale Dio possa sostenere il peso di qualsiasi sua angoscia, lo stesso accade quando ci si sente follemente innamorati, pare che ogni tua preoccupazione svanisca tra le braccia dell’amata ed io adesso, per sopperire alla mancanza degli abbracci di Giulia, che mi manca infinitamente, cerco Dio, cerco il suo abbraccio tra le stelle dell’universo mio interiore, ma mi sfugge in continuazione, perchè il mio senso di appartenenza a lui non è supportato da una prova REALE della sua esistenza, perchè temo in ogni istante che possa essere una menzogna del cuore, cuore che inganna troppo spesso e che adesso più che mai mi fa soffrire, non dandomi tregua, costringendomi a scegliere tra il bisogno di avere ancora Giulia e la razionale decisione di cancellarla dai miei pensieri.
Folle è l’uomo quando si tratta di amore, bruciato com’è dalle esperienze andate male, si abbandona al cinismo e, prevenuto, svilisce i nuovi rapporti. Nel suo amore verso Dio riesce ad essere cieco, a chiudersi nella sua irrazionale fede e nella sua personalissima o meno idealizzazione della divinità, per abbandonarsi a Lui e non esserne mai tradito dacchè, idealizzando fortemente qualcuno, si ha la certezza di conoscerlo talmente a fondo da giustificare ogni sua azione, anche incomprensibile, secondo il fine ultimo ed incosciente di far sopravvivere il rapporto. Ed ecco i martiri che sopportano le mille sofferenze in nome del proprio innamorato, ecco uomini che rinunciano a tutti i propri beni per amore, ecco me che non riuscirò mai a rassegnarmi del fatto che potremmo davvero essere completamente soli, e che questo bisogno d’amore, che puoi sublimare in una donna (a patto di non essere già bruciato) o in Dio, non sia altro che la menzogna di un cuore appartenente ad una creatura che ha avuto la sfortuna di doversi riconoscere come “individuo”.
Naturalmente il mio assurdo bisogno d’amore non mi impone di credere che questo senso di appartenenza un giorno circonderà il mio cuore rasserenandolo e dandogli quella pace tanto desiderata che ha potuto provare con Giulia e con chi, più in generale, gli ha donato l’ideale di sè.
Concludo questa pagina con un’invocazione perchè non sono certo di nulla in maniera assoluta.
Prego che se un Dio dell’infinito esista, possa un giorno giungere nel mio cuore così com’esso è, senza bisogno che io lo idealizzi o lo rincorra tra le mura di una chiesa, in una persona buona o davanti un tramonto.
Se ci sei Dio, se mi ami, fatti riconoscere ti prego, e saprò darti tanto amore, perchè dentro ho tanto amore che credo di poter dare, che sono sicuro di poter dare, che voglio continuare a dare a chi sia così profondo da non sciuparlo, così buono da accettarlo e ricambiarlo, solo così avrò pace.