Si strugge questo cuore che anela ad una forma d’amore troppo lontana da raggiungere e che tenta di sublimare in un terreno ed umano sentire il cui oggetto si è forse perso per sempre. Questo desiderio di assolutizzare il mio senso di appartenenza nei confronti di Dio o di Giulia, sta togliendomi la spontaneità che potrebbe permettermi di accogliere almeno Dio nel mio cuore e così trovare la pace.
Avrei bisogno di un’esperienza di Dio infusa, qualcosa che in maniera del tutto naturale mi porti a ritenermi innamorato di Dio come se l’avessi incontrato in un tempo diverso dal nostro ed in uno spazio meno limitato ma soprattutto, come un amante rigoroso, avrei bisogno di sentirmi amato da Dio che adesso, sopra le sue nuvole, non risponde ai miei richiami, o forse sono io che non riesco ad interpretare i suoi segni.
Purtroppo quest’esperienza conventuale sta subendo una serie di intoppi dovuti principalmente alla scarsa partecipazione dei miei due amici ad una vita di diverso tipo che non si riduca a quella che facciamo in città: pub, birra e canne.
Aimè, io sono debole, e per la paura di restare solo con me stesso, cosa che mi spaventa moltissimo, mi aggrego alle scelte altrui. La fede delle persone che vivono qui, quella di Frà Gerardo, di Frà Agnello e di Frà Marcus, sembra fatta di roccia, loro vedono tutto il mondo sotto la luce divina e sanno dare risposte positive ai drammi di tutte quelle anime che in qualche modo hanno Dio dentro; se non fosse per questa mia incapacità di avere fede cieca, per l’incostante mio sentire, avrei raccolto tantissimo dalle mani di questi francescani che amano incondizionatamente, senza pregiudizi, la gente che li circonda, persino i loro usi e costumi, le loro montagne e gli alberi, tutta la natura.
Io invece, nel mio sistema limitante e limitato in cui tutto è: bianco o nero, io ho le mie fedi terrene, i miei credo e, secondo uno schema che privilegia la coerenza piuttosto che l’apertura a nuove esperienze, eccomi adesso a non riuscire a pensare la mia vita senza Giulia, donna che considero trasfigurazione terrena del mio desiderio d’amore; eccomi a voler sentire Dio dentro in maniera fisica, il cercare la mia spiritualità sopra le nuvole e non interiormente; eccomi ancora una volta solo ed angosciato, piccolo ed incompreso, maledettamente diverso dalla gente che mi circonda e per questo infelice, perché deve essere bello sentirsi sempre parte di qualcosa: di Dio, di una donna, di un gruppo di persone, di un’idea comune, piuttosto che confrontarsi sempre e solo con sè stessi chè il prossimo, ignorante riguardo il mio sistema, non mi offre spunti di riflessione che possano sopravvivere oltre le 24 ore.
Ad ogni modo ringrazio questi frati, qui mi sono sentito davvero a casa, li ringrazio anche per avermi indicato alcune delle strade da seguire, spero di poter trovare un giorno ciò che cerco, lo spero intimamente.
… e Giulia, non una telefonata da quando sono partito; è davvero finita e non voglio rendermene conto?… sarà dura
Non appartengo a nessuno
e per questo sono solo
e cammino solo su questa strada
con intorno gli alti faggi