Ancora cronache della serie Azz che sonno! E’ bello scrivere prima di andare al lavoro, ho appena fatto colazione con un bel tazzone di latte. Già, sono proprio malato. Questa notte ho sognato parecchio, di un sogno solo non è svanito il ricordo: tornavo da Marina con V., dovevo lasciarlo a casa per poi recarmi ad un appuntamento con Cristina, i contorni del luogo dove ci siamo incontrati non saprei descriverli, riesco a descrivere però l’emozione dell’incontro, la paura che non sarei più riuscito a separarmi da lei se avesse usato le parole giuste. I soliti ciao come stai e poi qualche discorsetto di quelli che usavamo fare per rimediare ad un litigio, poi la separazione. Destatomi in maniera piuttosto violenta ho cominciato a pensare a quello che lei mi aveva raccontato a proposito di un sogno che aveva fatto qualche mese fa… forse non te ne ho mai parlato, lei aveva promesso di descrivermelo in una lettera, lettera che non ho mai ricevuto. Il sogno ci vedeva insieme in una casa simile a quella in campagna, teatro di tanti momenti magici, su una montagna. Noi due convivevamo già da tempo e la casa era sempre piena di amici che venivano a trovarci. Una sera ho cercato di baciarla, lei si è rifiutata ed io sono uscito da casa sbattendo la porta. L’indomani tornavo con Ivana, senza degnarla di uno sguardo la portavo in camera mia. Lei era gelosa, ha fatto finta di dover prendere qualcosa in camera e, aperta la porta, ci ha trovato nudi sul letto. Per ripicca si è “caricata” nelle lenzuola uno degli amici che si trovavano in casa, poi, dopo aver visto che io non me ne interessavo, è uscita dalla porta di casa per non tornarvici più. Un sogno triste che l’ha lasciata al mattino con l’amaro in bocca. E’ triste e pericoloso per me scrivere di queste cose, a volte sento ancora il bisogno di chiarire e il sogno che ho fatto ieri notte è sintomatico del mio atteggiamento mentale di questo periodo: desidero incontrarla.
Non posso… questa storia è destinata a morire, pericolosa… pericolosa. Ma perché è così difficile liberarsi di certi pensieri. Ragione al potere… arrivederci amore mio, anzi addio!