Vorrei cercare di reagire, di liberarmi dall’angoscia che mi perseguita e dalla mia progressiva dissociazione sociale. Se solo non fossi circondato da persone, anche amici, che non comprendono i miei ultimi sforzi per comunicare; molti sono portati a liquidare i miei discorsi con frasi del tipo “è tutta questione di carattere” o “Animella 2: la vendetta” o ancor peggio “colpa dell’immaturità”.
La mia angoscia ha tre nomi:
- La prima e fondamentale è fisicamente esistente, Tiziana.
- La seconda, approfondita con una meditazione filosofica ha nome Dio.
- La terza, per la serie “cosa ne sarà di me”, ha nome AMBIZIONE PROFESSIONALE.
E’ vero o no, dice Fabio, che qualsiasi programma di vita abbia intrapreso con entusiasmo, sia crollato miseramente?
E’ vero o no, dico io, che non si può risolvere un problema se questo dipende da un altro?
Un tempo ho cercato di cancellare il nome Tiziana dal mio cuore e accettare la non esistenza di Dio come un fatto che non avrebbe dovuto interferire con i miei progetti futuri. Adesso più che mai, confrontando la mia vita attuale con quella dei “tempi di Tiziana”, mi sento vuoto e angosciato; ero felice con lei, ero troppo ed esageratamente realizzato in sua compagnia… la sua è adesso una immagine idealizzata e non riesco a riassaporare la dolcezza di quei tempi se non incontrandola. Alienarmi nell’amore e nella musica mi aiuterebbe ad accettare meglio l’assoluta mancanza di un essere supremo pensante, infinitamente giusto e buono, che regoli le nostre esistenze. Non voglio vivere ancora per molto in questo modo, ma non posso controllare la mia passione. Ragione e passione sono in me due elementi totalmente separati che godono di completa autonomia. Per il momento riesco a controllare i sentimenti nascenti, ma ciò che è nato nel tempo dell’irrazionalità, non si può soffocare con un semplice atto di volontà. Non riesco a sentire un amico vicino come un tempo, non credo in niente e nessuno, eccetto che nella terapia distensiva della sublime melodia dell’art rock.