Verità

6 Dicembre 2007
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5 minuti di lettura

cover: becomearidne (2006) di JapiHonoo

La verità è un lusso che non sempre ci possiamo permettere.
Xavier Wheel

Il sole caldo di questa mattina ha sciolto la neve del monte che sono in procinto di attraversare. Le gentili creature dei boschi sono uscite dalle loro tane per celebrare il dolce calore che l’avida natura di queste parti concede solo di rado. Ed io, fortemente attratto dalla dimensione dei numeri, sono ancora qui per raccontarvi del mio sconfortante incontro notturno, nella speranza che scrivendone possa esorcizzare le paure che sento scatenarsi nel profondo del mio animo.

Questa notte non avevo alcuna voglia di rintanarmi nel mio Tee-pee[1], la luna era troppo luminosa perché potessi ignorare le sue carezze, e sentivo che il mero bisogno di riposo non doveva precludere alla mia vista la meraviglia di quel velo argentato che indugiando sulle cose dona loro, al buio, nuova luce. Deciso a percorrere ancora il mio sentiero, camminavo con lo sguardo volto al cielo ed i piedi ben saldi al terreno e fu così che mi imbattei in una strana creatura dalle delicate forme femminili. Aveva radici al posto dei piedi e un curioso inviluppo di corteccia viva che si allungava fino al petto, ove due meravigliosi e rosei seni accesero in me antichi ardori. Nella mano destra stringeva una rosa gialla ed entrambe le braccia, parzialmente circondate da bracciali che parevano appendici della sua stessa pelle, ondeggiavano in un’armonica danza che sprigionava profumi e sensazioni arcaiche. Fu breve il tempo che ella impiegò per raggiungere le aree più recondite del mio cervello e presto la sua anima fu dentro la mia. Era una Völva[2] e portava nel cuore un grande dolore, quello di aver profetizzato la morte di Baldr[3], Dio della luce, appartenente alla stirpe degli Æsir. – Gentile maga – le chiesi – cosa ti porta sul sentiero del perpetuo camminare? Intendi forse espiare le altrui colpe privandoti della gioia? -. La maga sedette sul sentiero e sorridendo mi porse la rosa che teneva in mano. Mi avvicinai barcollando e mi accorsi di essere prigioniero di una qualche strana euforia dacché ogni passo che facevo verso di lei sentivo scaldarsi l’animo e il cuore. Presi la rosa che mi porgeva e la osservai mentre, stretta tra le mie mani, essa cambiava forma e colore. Rivolsi nuovamente lo sguardo verso di lei e rimasi attonito nel vedere che anch’ella era mutata assumendo le sembianze di “Perduta”. D’improvviso,  ciò che fino a un istante prima era stata una rosa si tramutò in un anello d’acciaio e avvertii un lamento del passato provenire dal mio cuore. Nel contempo uno skogkatt[4] nero si era avvicinato a quella che fino ad un istante prima era una Volva, e le girava intorno strofinandosi e miagolando. – Perché ti sei tramutata in “Perduta”, la donna a me più cara? – le chiesi – Perché a questa forma hai legato il tuo cuore – rispose. Mentre la osservavo non riuscivo a credere a ciò che i miei occhi vedevano. Pensavo che il tempo trascorso dall’ultimo incontro con “Perduta” avesse ormai cancellato dalla mia mente la forma delle sue labbra ed il dolce taglio dei suoi occhi. – E tu dimmi, perché ti ostini a chiamare “Perduta” colei che è conosciuta col nome di Hjørdis? -. Nel sentire quel nome il mio passato mi investì come folgore, e ricordai i boschi di TrollStigen, le caverne dei Troll ed i folletti che con i loro canti rallegravano la valle. Erano stati anni incantati in cui avevo abbandonato il perpetuo camminare per sposare una regina, e poi… cosa avvenne? … qual era il mio nome allora? Perché non riuscivo più a ricordare?

La Völva riprese la sua forma originaria, si avvicinò e mi pose una mano sul cuore, ritraendola quasi immediatamente mentre le sue labbra si stringevano in una smorfia di angoscia: – Mia dolce creatura – disse – quale disgrazia ti ha costretto a sopravvivere in questa forma quando dovresti essere un uccello che si libera nell’aria o un filo d’erba che danza col vento? -. In quel mentre lo skogkatt si avvicinò a me, io mi chinai e cominciai ad accarezzare il suo folto pelo nero. – Tu sei morto e per questo ti sei dato il nome “Perduto”, la tua anima vaga tra i boschi in cerca di un anelito di vita che mai più potrà incontrare, il tuo destino è quello di percorrere un sentiero in questo stato corporeo ma, poiché sei morto, percorri il solo cerchio dell’immutabilità con l’illusione di avanzare su una linea retta-. Lo skogkatt continuava a fare le fusa. – Cento, mille, un milione di anni in questa illusione! Che pena! Stringiti a me ed osserva! -. Feci per avvicinarmi, lo skogkatt premeva da dietro con la sua testolina i miei polpacci, le braccia della Völva avevano ripreso a danzare, la luce della luna pareva un sole accecante ed il battito del mio cuore un rumore assordante – No! – gridai con tutte le mie forze – Il passato è solo sabbia del deserto -. La Völva si ritrasse, lo skogKatt balzò davanti a me cominciando a soffiare minaccioso. Il desiderio di stringermi a lei era un richiamo irresistibile ma sapevo di dovere riuscire a vincerlo. Da qualche parte dentro di me trovai la forza di oltrepassare con un balzo quel corpo che invece avrei voluto sentire di nuovo mio, anche solo per un attimo, e corsi disperatamente lungo il sentiero, senza voltarmi. Ogni passo pareva durare secoli, eppure correvo, o forse no, forse era solo il mio corpo a correre, la mia anima si era congelata. Davvero ero morto?

In preda a  mille pensieri confusi, raggiunsi un piccolo ponte sospeso sul fiume. Lì mi fermai e stetti ad osservare il corso dell’acqua. Immutabile, dolce fluire… eccolo il mio presente, un grande fiume in piena che dovevo vivere, anche da morto! La disperazione mi abbandonò presto ma avevo ancora il nome di Hjørdis scolpito nella mente. Quanto tempo era passato da allora? Il fiume mi diede presto una risposta, vidi passare tra le acque il corpo senza vita della Völva e del suo skogkatt che in un attimo scomparvero dalla mia vista, e così anche dal mio cuore. Anche Hjørdis apparteneva ad una corrente che aveva cambiato direzione, così come il mio passato, finito chissà dove.

Amici miei che vivete in una dimensione così vincolata alle percezioni spazio-temporali, oggi ho compreso che bisogna lasciare che il passato resti tale, evitando che condizioni il presente, illudendoci con audaci profezie sul futuro. Se dovessi ancora pensare a ciò che ero, di certo cesserei di esistere e di questo fiume non resterebbe che un manto roccioso. “Perduta” è pur sempre nei miei pensieri, scorre al mio fianco come quest’acqua , e non temo la sua forma, né il suo passato; anche lei un giorno dimenticherà per sempre il suo nome, e potremo incontrarci ancora.

Adesso devo andare, il perpetuo camminare è la mia madre silenziosa, vi ringrazio per il privilegio della vostra presenza. Abbiate cura del vostro presente.

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[1]Tende a forma conica rese famose dai nativi americani, la tenda di Perduto era naturalmente trasportabile e quindi realizzata in maniera che tutto il necessario per il montaggio potesse essere facilmente riposto in una borsa

[2] È una veggente e una sacerdotessa presso il popolo dei Germani e nei paesi nordici

[3] Divinità della mitologia norrena

[4] Gatto Norvegese della Foresta

(da Linea di confine, una favola d’amore. Di Nicola Randone con il contributo di Emanuela Fragalà)

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

4 Comments

  1. ciao moon – è vero quel che dici riguardo il passato, tanto che la trasmigrazione dell’anima, intesa alla maniera degli orientali, pare una brutalità senza senso. Perduto è morto, è chiaro, poi è rinato e adesso vaga chissà dove, chissà quando… ma quei frammenti di passato incollati alla sua anima sono difficili da scordare, ed il suo percorso da oggi non sarà più lo stesso
    un abbraccio moon e grazie per il tuo intervento
    nicola

  2. il passato è la nostra storia, la nostra memoria. anche se doloroso è indispensabile per vivere il futuro. poi sicuramente nel passato ci sono frammenti di momenti belli. pensa che brutto perdere la memoria il passato le nostre radici? Bellissima l’immagine.
    buonaserata

  3. sbagliare e crollare mille volte, toccare il fondo e poi risalire lentamente, e ancora andare giù… e così via, fin quando in te non si risveglia la speranza di riuscire a lasciarti il male alle spalle; io credo che questo sia possibile e, costi quel che costi, l’obiettivo finale è sempre quello di raggiungere la serenità con la consapevolezza che le esperienze negative lasciano delle ferite a volte insanabili.
    Per fortuna, come tu scrivi, il passato ci regala anche ricordi dolcissimi ed è questo che ci aiuta a credere che non esistono stati d’animo definitivi: come ad un giorno di pioggia segue il sereno, così al dolore segue spesso la gioia, o magari la serenità, che è più duratura… e di questo dobbiamo ringraziare la nostra memoria e quindi il passato.
    grazie fatina delle tue parole così sincere, ti auguro di trovare presto quel raggio di luce che filtra tra le nubi quando il temporale è oramai alle sue battute finali
    un abbraccio
    nico

  4. Il passato lascia sempre delle tracce nell’anima e nel cuore…. meravigliosamente belle se appartengono a lieti eventi e momenti felici…tracce di lava incandescente se rievocano momenti difficili, perdite e dolori. Parlo per me ovviamente… io cerco con tutte le mie forze di lasciare le porte passate chiuse alle mie spalle, ma non è facile. A volte succede che anche contro la mia volontà le vecchie memorie, i vecchi ricordi, mi assalgono come un fiume in piena, succede che anche i piccoli eventi o gesti di oggi rievocano dolori lontani nel tempo. e rimango bloccata, impietrita… e mi crollano i sensi, mi si ferma il cuore. Non sono capace di gestire sentimenti ed emozioni, lasciando che qualcosa che non tornerà MAI prenda il sopravvento in quello che cerco di costruire ogni giorno. E rovino, a volte irrimediabilmente, i miei rapporti….so di sbagliare, ma non riesco a fermarmi… e più sbaglio, più crollo….
    Nico come sempre i tuoi post risvegliano la mia coscienza e lasciano un indelebile traccia di quella che è la vita vera…
    Un abbraccio grande grande. Avrò cura del mio presente….

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