Questa è una domenica maledetta, vorrei gridare al mondo frasi senza senso, per il puro gusto di gridare, per sfogare la rabbia da bollini verdi, per non dover ogni momento crollare per il peso dell’ansia.
Questo è un giorno da dimenticare, o forse uno dei tanti giorni da prendere come l’inizio di una nuova era, quella dell’uomo forte e grintoso che deride l’essere timido e spaventato dalla solitudine che molto spesso alberga nel mio cuore.
Il dualismo delle mie emozioni a volte mi atterrisce, la fragilità e la forza che abbiamo dentro è spesso così diversa che l’una esiste solo quando non agisce l’altra, e mai si fondono per donare un momento di pace al cuore tormentato dai soliti drammi eterni.
La solitudine è un morbo infame, cattura le energie e le disperde al vento… a volte però dispensa doni a piene mani, la ruota gira e si posa sulla persona giusta, nel momento ed al posto giusto. La capacità di aspettare è una virtù assai rara nel panorama frastagliato dei miei mondi interiori, tutti protesi verso lo scontro deciso che porterà all’annientamento delle mie attuali certezze.
La vita può cambiare, da un momento all’altro, non aspetterò con ignavia che sia il destino a decidere il momento… adesso sento di dover raccogliere carezze che non siano di plastica, ho bisogno di una forza superiore che invoco: è il cuore che ti porgo, signore delle cose, perchè tu lo guarisca da queste penose ansie d’umana natura.