Sete di te m’incalza nelle notti affamate.
Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita.
Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa.
Sete di metallo ardente, sete di radici avide.
Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano
in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora.
Sei pieno di tutte le ombre che mi spiano.
Mi segui come gli astri seguono la notte.
Mia madre mi partorì piena di domande sottili.
Tu a tutte rispondi. Sei pieno di voci.
Ancòra bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
Solco per il torbido seme del mio nome.
Esista una terra mia che non copra la tua orma.
Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.
Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
Come poter non amarti se per questo devo amarti.
Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
Sete di te, sete di te, ghirlanda atroce e dolce.
Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
Gli occhi hanno sete, perchè esistono i tuoi occhi.
La bocca ha sete, perchè esistono i tuoi baci.
L’anima è accesa di queste braccia che ti amano.
Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
E in essa si distrugge come l’acqua nel fuoco.
Pablo Neruda
“ogni poesia che leggo mi rimanda a te…al pensiero di te.
oggi sono queste le parole che più di altre sembrano descrivere le sensazioni che provo: la tua assenza scava nel solco del desiderio…
dici che sono momenti…lo so…ma pensare che non stai bene, che non posso tenderti la mano per una carezza, che non posso guardarti e baciarti mi fa avvertire in pieno il senso di questa lontananza…
mi manchi, mi mancano i momenti che non condividiamo…discorso lungo…anche inutile…meglio fermarci qui….
ti amo….ci amiamo…conta solo questo”.