Resistiamo con gentilezza

29 Marzo 2020
17 minuti di lettura

Ciò che stiamo vivendo in queste ultime settimane è probabilmente un avvenimento epocale, un fatto che a detta di molti impatterà sulle vite di tutti anche quando sarà tutto finito.

Per quel che mi riguarda, avviso l’obbligo morale di affrontare con coscienza questo momento e tutto ciò che ne consegue; rifuggo quindi la mia recente predisposizione a minimizzare i problemi per non affrontarli e, per quanto la situazione possa sembrare surreale e da film horror (per giunta di un genere che non mi ha mai appassionato particolarmente), esercito quotidianamente il mio “qui ed ora” per mantenere lucidità sulle kazzate che la gente condivide su ogni mezzo a disposizione e soprattutto per trovarmi preparato al futuro, sempre che questo sia possibile.

SUPERFICIALITA’ E PAURA

Se dovessi dare un giudizio superficiale e col senno di poi su quello che è successo, direi che la colpa d’essere arrivati ad una pandemia è di aver trattato il problema con troppa leggerezza. Dopo l’esordio nella città di Wuhan, non sono stato il solo a pensare che i cinesi stessero esagerando un po’: nel nostro immaginario ce li figuriamo con le mascherine anche in assenza di qualsiasi emergenza e poi c’è anche quello stupido luogo comune sulla loro debole costituzione fisica: aspetto che li renderebbe più fragili rispetto a noi occidentali che, con la nostra dieta ricca di carboidrati e proteine, riusciamo a debellare anche i batteri più aggressivi con un paio di giorni di letto ed antibiotici.

Così come tutti gli altri, anch’io sono finito a far finta di niente limitandomi a commentare tra me ed i miei cari le immagini delle città formicaio cinesi completamente vuote, ed impensierendomi per quei pover’uomini costretti a starsene a casa per una banalissima influenza.

Una via di Wuhan durante il blocco

La gravità della situazione sta però nel fatto che non siamo stati solo noi a peccare di superficialità ma anche i mezzi di informazione ed i rappresentanti delle nazioni che, quando l’epidemia ha superato il confine cinese, non hanno reagito in maniera compatta e soprattutto coerente. A peggiorare la situazione la stessa comunità scientifica che si è divisa tra chi sosteneva si trattasse di una brutta influenza e che bisognava stare all’aria aperta, magari sotto il sole, per non indebolirsi troppo, a chi invece (in maniera precauzionale) invocava la chiusura di ogni attività commerciale e la quarantena obbligatoria per tutti.

IL CAPRO ESPIATORIO

Ma torno ad occuparmi del mio paese e a quando in barba a qualsiasi frontiera il Covid-19 è arrivato in Italia in meno di due mesi dal suo esordio in Cina. Adesso bisognava spiegare al popolo come fosse stato possibile e trovare subito qualcuno a cui dare la colpa (oltre ai cinesi che naturalmente l’avevano “inventato”). Si è fatto quindi in fretta ad individuare il paziente 1 (anche se pare che ne siano stati molti altri prima di lui) e a spiegare come sia riuscito in poco tempo ad attizzare un focolaio di centinaia di casi positivi. Per qualche tempo abbiamo anche scherzato su quanto era stato furbo il Covid 19 a scegliere chi contagiare in Italia: Mattia infatti (questo il nome di cui si sarebbe parlato per almeno due settimane) oltre ad essere un runner professionista e quindi un formidabile spargitore di sudore e saliva, era anche un uomo dalla vita sociale particolarmente intensa, insomma, il vettore perfetto!

Per il momento caliamo un velo pietoso sul fatto che la malattia circolasse nel nostro paese già da prima e che Mattia avesse solo avuto la sfortuna di essere tra quelli “pesantemente sintomatici” e concentriamoci piuttosto sul momento in cui l’informazione ufficiale ha deciso di svelare l’identità del paziente 0, era quello infatti a cui bisognava addossare la colpa dell’arrivo del virus in Europa. Quando si è sparsa la notizia che quest’ultimo venisse dalla Germania, l’attenzione si è subito spostata sui quei maledetti crucchi che hanno rovinato l’europa col loro spread (misura di sfigataggine degli altri stati); quelle facce piatte con gli occhi di ghiaccio e l’arroganza da razza che si crede eletta dovevano quindi assumersi la responsabilità di tutte le vittime che il virus stava facendo in Italia. In breve tempo sono stato costretto ad assistere all’ennesimo complesso di inferiorità inconsapevole del popolino ignorante che di fronte ad una calamità ha bisogno di eleggere un capro espiatorio che all’inizio è stato appunto il crucco untore ma non sarebbe passato molto tempo prima di prendersela anche con un paio di immigrati trovati positivi.

IL PANICO

Da lì a breve gli ipocondriaci avrebbero fatto provvista di generi alimentari per un anno nonchè fatto incetta di mascherine e disinfettanti (tanto che fino ad oggi non sono riuscito a comprare nessuna delle due cose); i complottisti avrebbero invece trovato nuovo spaventoso materiale per arricchire la loro collezione di X-Files, ma dov’erano finiti – mi sono chiesto – quando ci poteva essere più di una ragione per farsi qualche domanda in più come ad esempio: perchè non iniziare ad attrezzarsi quando la pandemia era esplosa in Cina?

Nel panico generale (specie tra quelli che abitavano le regioni più colpite) c’erano quelli che un po’ per quieto vivere, un po’ per forza dell’abitudine, si sono accomodati sull’idea che il virus fosse solo una brutta influenza e che, come i cinesi, stavamo esagerando un po’ anche noi: tra questi ignavi mi ci metto ahimè anch’io.

IL VERO VOLTO DEL COVID 19

Delle tre categorie appena citate, gli unici che l’hanno vista lunga sono stati gli ipocondriaci che già in tempi non sospetti si erano chiusi a casa con disinfettanti e provviste. Da lì a breve infatti le cose sarebbero cambiate molto velocemente, il numero dei morti cresceva in maniera spaventosa e molti dei contagiati accertati finivano in ospedale per quelle complicazioni che noi ignavi eravamo convinti di superare con qualche giorno a letto ed un ciclo di antibiotici. L’informazione ufficiale ci rassicurava sul fatto che i morti erano solo persone anziane con un sistema immunitario già compromesso… ed ancora mi chiedo, dov’erano i complottisti in tutto questo? Non serviva neanche troppa fantasia per fare due conti in più: il paziente 1, runner professionista di 38 anni , si trovava sedato ed intubato per via del virus; un’intera provincia della Cina con i suoi 60 milioni di abitanti era stata confinata a casa; lo stesso dottore che aveva scoperto il virus era deceduto poco dopo; insomma, era limpido che quel filamento di DNA fosse qualcosa di più di una brutta influenza.

Col passare dei giorni, le cifre dei contagiati e dei deceduti hanno iniziato davvero a spaventarmi e la decisione da parte del nostro governo di chiudere tutta l’Italia al contatto sociale ravvicinato mi è sembrata più che giustificata. Purtroppo per la naturale arroganza di certi cervelli che è direttamente proporzionale alla stupidità della persona, continuava tra il popolino ad esserci ancora chi perseverava nell’ignavia, specie le folle di ragazzi che hanno interpretato la decisione di chiudere le scuole come un invito a far festa nelle discoteche e nei locali delle città che non fossero ancora zona rossa.

LIBERI CON EMPATIA

L’imposizione del coprifuoco ha generato sentimenti contrastanti in tutta la popolazione, la sensazione comune di molti è stata che li stessero privando della libertà. Personalmente non riuscivo a vederla in questo modo, la situazione era evidente, non era permesso ammalarsi perché non c’era posto negli ospedali e visto che il virus era terribilmente contagioso anche prima che comparissero i primi sintomi, l’unica scelta era quella di limitare i contatti sociali se non per noi, quantomeno per tutelare le persone anziane che, in caso di infezione, avevano maggiori possibilità di passare a miglior vita.

Le persone incapaci di cogliere questa semplice verità hanno scambiato il concetto di libertà per onnipotenza, ovverosia fare quello che si vuole a scapito del prossimo.

Nella prima fase dell’isolamento, anche alcuni miei conoscenti e amici che reputo tutt’altro che ignoranti e con capacità di raziocinio per nulla inferiori alle mie, sono cadute nella trappola della superficialità, e credo che la causa di questo deficit di prospettiva sia da ricercarsi nel fatto che abbiano peccato di empatia. Se solo avessero pensato maggiormente al dolore dei familiari di chi moriva, probabilmente non avrebbero faticato troppo a seguire le regole che venivano promosse a gran voce dalla comunità scientifica, perché era proprio quell’atteggiamento scettico e per nulla consapevole che a livello macro era stato la prima causa del contagio di chi era più debole, che fosse un collega di lavoro o indirettamente il genitore anziano di quest’ultimo.

FUGA DI NOTIZIE

Prima che l’Italia venisse chiusa, è successa una cosa gravissima che è rimasta inspiegabilmente impunita, i contenuti del decreto infatti sono stati divulgati prima dello stesso e la cosa ha determinato l’esodo degli studenti meridionali residenti al nord presso le loro famiglie. Ancora una volta mi chiedo dove sono i complottisti quando davanti agli occhi di tutti si è chiaramente verificato un atto gravissimo, immagino che se non si fosse trattato di terroni che portavano il virus a casa loro, al tizio che ha consegnato il decreto ai giornali non l’avrebbero fatta passare così liscia!! Complottisti??!!! Dove siete?!!

Oggi sono alla terza settimana di isolamento, ogni volta che accendo la tv o apro il sito di una rivista si parla solo di CoronaVirus. La mattina mi collego sul sito del Ministero della Salute per vedere come sta andando.

Ieri il papa ha fatto una messa speciale per tutto il mondo, parlava ad una piazza vuota mentre milioni di persone lo seguivano dal loro televisore. Io l’ho trovato un gesto importante, se non altro per le persone che credono e che possono così sentirsi protette da una forza superiore.

IL DENARO PRIMA DI TUTTO!

Sono convinto che il governo italiano stia riuscendo a gestire l’emergenza nel modo giusto nonostante l’atmosfera apocalittica da thriller catastrofico. L’unica responsabilità che mi sento di riconoscergli è di non essere corsi ai ripari quando hanno visto quello che succedeva in Cina, perchè è comprensibile che io stesso in quanto cittadino ordinario, senza alcuna formazione medica, possa aver sottovalutato il problema, ma non è accettabile che coloro che sono incaricati di salvaguardare la salute pubblica abbiano compiuto la stessa leggerezza, come mi sembra paradossale che nonostante quello che sta accadendo in Italia, nazioni come la Spagna, la Francia, l’Inghilterra stiano con le mani in mano ad aspettare che arrivi anche da loro.

Mi fa male pensarlo ma è chiaro che per i paesi ricchi, il dio denaro conta più dei 10.000 morti che il Coronavirus ha fatto in Italia e di tutti quelli che potenzialmente potrebbe fare nel mondo, insomma… è come se i nostri “capi” avessero deciso di vedere che succedeva, perché magari non sarebbe stato così grave, e che la decisione di chiudere doveva arrivare molto prima.

INSIEME CE LA FAREMO!

Le attività hanno iniziato a chiudere poco alla volta, poi lo smart working per chi poteva (ed io fortunatamente mi sono ritrovato tra questi ultimi), adesso il divieto persino di uscire a fare una corsetta (credo solo in Sicilia), decisioni giustificate dalla necessità di servire il bene comune, di essere uniti e compatti contro un nemico che non guarda in faccia nessuno. Per un po’ di tempo si è respirata dell’atmosfera hippie anni 70, sono iniziati i flash mob della musica suonata dai balconi (anch’io ho fatto il mio prima con Corrado Santiago e poi con Giuliana e la mitica Saretta). Purtroppo non è passato molto prima che l’esperienza venisse allargata anche ai non suonatori che potevano condividere i propri discutibili gusti musicali a tutto volume contro i vicini (immagino già i balconi di certi quartieri a Catania con musica napoletana nella peggiore tradizione del genere). Dopo l’entusiasmo del primo, non ci sono più stato dietro perché ad un certo egocentrismo buonista divento presto allergico.

E’ già perché i primi giorni di isolamento hanno fatto riscoprire alla gente le buone vecchie abitudini di una vita oramai dimenticata, quella delle pizze e del pane fatto come ai vecchi tempi: farina, acqua e olio di gomito. Da lì a breve è arrivato il primo video super finto di una grande Italia unita che riscopriva le tradizioni con la solita colonna sonora stile Einaudi e lo slogan #andràtuttobene: insieme ce la faremo. Quel video mi ha fatto incazzare perché puzzava di ipocrisia già dai primi secondi, non so se chi lo ha prodotto ci ha creduto davvero o se ha approfittato del momento per fare un po’ di pubblicità alla sua azienda, in ogni caso sapevo che quello stringerci insieme nelle difficoltà sarebbe durato poco. Nella società in cui viviamo è pura utopia pensare di poterci sentire una comunità: eravamo ancora ben lontani dallo sperimentare le vere ristrettezze e prima di riscoprire la solidarietà ritenevo molto più probabile che la gente si sarebbe presa a sassate.

RITORNO AL COMPLOTTO STRUMENTALE

All’inizio, trovandoci costretti a casa, molti si sono goduti l’eccitazione della novità e tanto tempo libero a disposizione (per chi ha avuto la sfortuna di non poter continuare a lavorare), ma quando il pane casareccio e le canzoni alla finestra sono diventate noiose, gli stronzi sono tornati tali ed in quanto stronzi hanno ricominciato ad odiare il prossimo come facevano prima. Così, giusto perché qualcuno si annoiava, inizia a girare su social e whatsapp un servizio della RAI del 2015 che i soliti politici bastardi (rappresentanti della folla demente che li sostiene) hanno sfruttato per i loro sporchi giochi propagandistici, cosa importa se in un momento in cui bisogna essere solidali gli uni con gli altri la gente inizia ad insultare i cinesi perché li considera untori, o se francesi ed italiani si pizzicano con cattivo gusto postando immagini di pizze personalizzate mentre nel frattempo il mondo scientifico lavora in sinergia per assicurare a tutti noi la continuità della specie.

Purtroppo la propaganda politica di questa gente pericolosa, che spero non avrà mai la possibilità di decidere interamente per il mio destino, ha rilanciato la tesi complottista del virus creato in laboratorio che era stata già stata smentita dalla comunità scientifica, ma ahimè… la gente ha la memoria corta, principalmente perché non capisce un cazzo di quello che gli si dice quando il testo del comunicato supera un certo numero di caratteri.

Ecco quindi tornare al galoppo i deficienti dei complotti con le loro numerose condivisioni: il farmaco miracoloso del Giappone che l’Unione Europea non ha voluto importare perché… boh, lì mi sono fermato per evitare di incazzarmi troppo; l’Italia che regala alla Tunisia 50 milioni di Euro per l’emergenza; la vitamina D che riduce il contagio; il medico ebreo di Parma che blocca la cura degli over 60 (un po’ di buon caro vecchio antisemitismo vecchio stile); il fotomontaggio della cisterna con scritto Covid-19 (hahahahah); il virus che sopravvive 9 giorni nell’asfalto; l’invasione degli Americani a Palermo; la vitamina C che fa guarire; il documento segreto che decide chi salvare; migranti in quarantena col vaiolo delle scimmie; la lettera dell’anonimo ricercatore cinese di Shenzhen; il video del cinese che mangia un topo morto come abitudine alimentare di tutta la popolazione; il governo che impedisce di fare tamponi ai migranti sulle ONG… scommetto che anche voi che leggete avete sentito almeno una di queste idiozie raccontatavi da qualcuno o postata in un gruppo whatsapp, a qualcuna magari avete persino creduto (io mi sono bevuto quella delle vitamine, per questo andavo sotto il sole e bevevo spremute di arance a manetta)! Mi vergogno a confessare che ho ritenuto plausibile un piano per selezionare la gente da curare se non ci fossero stati più posti in terapia intensiva e beh… il video col cinese che mangia un topo mi ha fatto pensare che i virus partono sempre da lì perché i cinesi hanno abitudini alimentari a volte malsane ed invece basta informarsi sul serio (e questo significa non credere alla prima stronzata che vedi condivisa su facebook o ti ritrovi su whatsapp) per scoprire che no… i cinesi non mangiano topi morti, probabilmente il problema è che sono davvero tanti e che le loro città sono sovrappopolate: basti pensare al fatto che la provincia dello Hubei, di cui fa parte Wuhan, conta tanti abitanti quanti ne fa l’Italia, quindi se qualcuno si prende un virus perché magari una sera si è ubriacato e un pipistrello gli ha cacato in bocca, a quel tratto di codice genetico protetto da una capsula proteica non sembrerà neanche vero di trovarsi in una città di quasi 11 milioni di abitanti per iniziare a riprodursi allegramente. Quindi non è colpa dei cinesi, può capitare anche ad uno speleologo italiano di prendere una brutta infezione contagiosissima da un pipistrello, solo che lui magari è di Comiso e prima che contagi l’intera nazione hanno già isolato lui, la famiglia, e i quattro amici di paese. Riguardo il virus poi, non dico di studiare sui testi di medicina ma basta affidarsi a divulgatori scientifici come David Quammen. “The Spillover”, un suo libro del 2015, sembra essere stato scritto adesso, la nostra è una pandemia già annunciata in quanto causa della costante e criminale azione dell’uomo ai danni del nostro pianeta, altro che complotto studiato ad arte per ridurre il numero della popolazione.

E’ davvero così difficile rendersi conto che la spiegazione della nostra situazione non è un complicato intrico politico, ma qualcosa che da sempre è sotto i nostri occhi e che sistematicamente ignoriamo?!

Ebbene, visto che la mia utopia giovanile di poter cambiare il mondo è morta insieme alla mia musa creativa, la parte legata a complottisti ed affini la chiudo qui, tanto mi fa solo incazzare e se per caso qualcuno di loro si è messo a leggere questo mio post, non sarà neanche arrivato a metà che ha cominciato a girargli la testa, per questo motivo tutti i contenuti dedicati ai complottisti sono video oppure articoli da 30 righe al massimo. Difficilmente avrò la soddisfazione di sapere che qualche complottista possa essersi convertito a seguito della lettura di un mio post, così come reputo folle credere che la gente possa cessare di odiare il suo prossimo perché parla una lingua diversa, per il colore della pelle, per la quantità di soldi che ha in tasca, per il modo in cui starnutisce o per la passione che mette nel suo lavoro, per quello che ha prodotto o per quello che invece non fa, perché è rappresentato dalla Merkel o perché il suo idolo è Zidan, perché è gay oppure comunista, perché è americano e tutti gli americani sono guerrafondai etc etc etc… io non posso davvero nulla davanti alla totale assenza di autentico spirito critico.

LE NOSTRE GIORNATE

Ecco, dopo essermi liberato di un po’ di rabbia nei confronti di alcuni miei simili che proprio non riesco a perdonare per certi eccessi di pericolosa idiozia, passo al vero argomento di questo post. Sto parlando di quello che sto facendo per me e la mia famiglia.

Diversamente da quando dovevo recarmi in ufficio, la sveglia per me suona mezz’ora dopo, da bravo zozzone mi bastano 15 minuti per essere davanti al computer e prestare il mio servizio quotidiano alla società. Andare in ufficio non mi manca per niente, quando mi prendo una pausa e apro la porta della stanza, faccio fare tre salti in aria a Corrado, do un bacio a Giuliana, e poi torno alla poltrona. In ufficio mi intossico col caffè e spesso mi tocca sorbirmi il solito discorso sui migranti che ci invadono di qualche collega nelle vicinanze.

Alle 13 in punto cerco di interrompere tutte le attività, e non è facile perché c’è sempre un messaggio su Skype o una e-mail dell’ultimo minuto che non ho il cuore di ignorare: quand’ero al lavoro avevo la scusa di dover staccare perchè a casa mi aspettava la minestra calda, quando invece lavori nella stessa casa dove mangi è diverso, niente nuovo sotto il sole visto che in passato ho fatto diversi anni in telelavoro ed ero arrivato ad un livello di abbrutimento così elevato da indossare solo una maglietta e restare con il pigiama di sotto e le pantofole per tutta la giornata.

Ad ogni modo, se staccare alle 13 non è mai facile, non si può dire lo stesso di quando ricominciare perchè alle 15 bisogna già dimostrare all’azienda che il telelavoro non è la scusa per battere la fiacca. Alle 18:30, ancora una volta, mi sforzo di spegnere tutto e dedicarmi alla mia famiglia.

Arriva il momento della cena e poi quello della ninna di Corrado alla quale ormai devo per forza partecipare: il piccolo lord infatti non si accontenta più di torturare la sua mamma per un’ora buona infilandogli la mano fino alle tonsille, vuole anche il suo papà che gli legga la storia della buona notte: è tardi, sono già le 7, tutti vanno a letto ma Giovannino non ne vuole sapere perché ha voglia di continuare a divertirsi. Il coccodrillo dorme sopra il fango della sua palude, sotto un cielo rosso; il rinoceronte si mette con le zampe all’aria ed anche lui chiude gli occhi; l’elefante si addormenta sulle sue zampe, sicuro che nessuno lo disturberà; Morello il pipistrello fa lo stesso, ma a testa in giù; poi c’è la lumachina, beata lei, che può andare a dormire dove gli pare perché si porta dietro la sua casa ed infine il pesciolino che si lascia trascinare dalla corrente. Dopo la carrellata di animali addormentati, Giovannino finalmente inizia a lasciarsi andare, si porta i suoi amichetti di peluche e si addormenta beato. A Corrado serve che la racconti almeno per 3 volte perchè sprofondi nel sonno e quando questo accade arriva il momento tanto desiderato del film, non prima che mamma Giuliana estragga delicatamente tutta la mano del suo bambino dalla gola. Scorriamo le proposte di Netflix, poi di Prime, poi di Disney+, arriviamo persino a cercare su Infinity e TimVision… non riusciamo a scegliere ma il motivo è chiaro, abbiamo troppo sonno, sappiamo che non comunque non reggeremo e così, uno dei due inizia a chiudere gli occhi… l’altro fa ancora zapping per un po’ e quando trova qualcosa che potrebbe piacere ad entrambi vede l’altro che dorme e gli passa la voglia.

La monotonia delle giornate sempre uguali è interrotta talora da una salvifica necessità: fare la spesa. E’ l’occasione per vedere altre persone, fare due chiacchiere: fuori si respira un’atmosfera surreale, le persone che incontro sono in genere molto gentili e rispettose, ogni tanto incontri qualcuno che se ne frega della distanza di sicurezza e non indossa neanche la mascherina, in quel caso cerco di distanziarmi perché guai a far rischiare alla mia famiglia di prendere il virus dopo il sacrificio che facciamo standocene a casa a non fare niente.

Nei momenti in cui esco all’aria aperta mi prende una strana tristezza. Vedo i commessi del supermercato che continuano a fare il loro lavoro, intuisco la loro preoccupazione e apprezzo il fatto che abbiano ancora voglia di sorridermi ed essere utili alla collettività. Scorgo anche qualche extracomunitario che riempie il suo carrello con le cose essenziali: pasta, salsa, mozzarella, scegliendo accuratamente i prodotti in offerta. Lì provo il disagio d’essere tra i fortunati che hanno un lavoro e che vengono pagati senza rischiare nulla e mi dispiace per tutte le persone che hanno lasciato il loro lavoro e che si collegano disperatamente al sito di merda dell’INPS che non funziona mai per ottenere almeno l’indennità da 600€

Coi miei genitori invece ci vediamo in videoconferenza, anche se stanno al piano di sopra. Sono grandi ed il timore che restino contagiati è più forte del mio desiderio di vederli.

Ecco… reagisco come tutti cercando di andare avanti giorno per giorno, perché ora più che mai è fondamentale vivere alla giornata senza fare previsioni su cosa accadrà domani. Cerco di resistere alla tentazione di sapere cosa accade al mondo in ogni minuto della mia giornata e mi impongo di leggere le notizie solo la mattina, lasciando che sia Google a selezionare la testata giornalistica. Mi faccio forza per essere il più onesto possibile con me stesso riguardo la gravità della situazione, e sforzarmi al contempo di non lasciare troppo spazio alla mia tigre di carta; riempio il più possibile le miei giornate di risate ed allegria, e con un bimbo di 2 anni non è poi così difficile; ultimo punto: anche se non sono ricambiato, cerco di essere super-gentile con quelli in trincea che di tanto in tanto incontro o sento telefonicamente, quando finisco di fare la spesa e sto per lasciare il supermercato, auguro a tutti quelli che vedo al lavoro un grande in bocca al lupo.

E’ quindi con un grazie che voglio chiudere questo post, grazie a chi sta lavorando per farmi avere la luce in casa, il cibo negli scaffali dei supermercati, internet nel computer e nel televisore e soprattutto a chi in questo momento sta assumendosi la responsabilità di prestare aiuto ad un’intera nazione, e parlo naturalmente di medici e infermieri.

Vaffanculo invece ai soliti stronzi che appestano la rete col loro stupido odio da mentecatti.

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

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