Io sono rabbia e furore cieco
di flutti che spazzano ciottoli sul lido
e di vento che spezza rami e foglie
e scuote la terra con un boato di sisma
che atterrisce le formiche che popolano gli anfratti
e le valli e insudiciano la terra con la loro pusillanime debolezza
e con il loro debole fiato.
La pioggia a grosse gocce batte sui vetri
mentre il vento continua ad ululare sugli umani sussurri
indifferente a quelle inezie.
Non basta la carne ,la pelle
a frenare il sangue che rugge
tra i muscoli tesi.
Un agnello sacrificato alla cecità
della servitù fiera di servire
non basta ad aprire gli occhi degli schiavi
ma il lamento di Ifigenia urla che ella vive
più dei cadaveri mascherati da uomini
che la portano al macello.
Giannantonio Di Giacomo