Amici che tornano
amici che vanno
oltre le mura di Ariel
fino ai bastioni di Orione
ove le forme si misurano
su basi metafisiche
mentre il pensiero non è altro che polvere
Oibò, interiezione forzata
per aggiungere sostanza
in attesa che la nostra stanza
sia demolita dal martello di Crono
T’amo, mio bel fantasma
che ti celi in ogni ricordo
ed accarezzo con le dita
l’inchiostro delle tue missive
provando a sentire la tensione del tuo polso
imprimersi sulla carta
ed immaginando ogni movimento
dei tuoi lineamenti
che ancora mi ricordano
quanto la bellezza superi talvolta gli occhi di chi la vede
Corro tra le siepi degli anni
cadendo e ruzzolando come un bimbo
cercando la rosa nascosta fra i rovi
mentre il cielo minaccia un temporale
Cos’è stato del nostro amore:
è mai possibile che sia svanito al terzo cancello
stremato e disperato l’ho cercato
scorgendone il profumo fra i grafici:
fredde linee discontinue che mercanteggiano accese speranze
Cos’è stato della nostra vita insieme:
oggi vorrei parlarne
seduto in un Caffè
per accorgermi che mi trema ancora la voce
quando accenni ad un sorriso
e che non riesco a staccare gli occhi
dall’immagine tua
così dolce al rimpianto
E allora ti confido
di volerti stringere ancora fra le braccia
e trattenerti come fossi il bene più prezioso
senza chiedermi perchè è passato
senza domandarmi cosa sarà