Mille anni ancora, forse più, prima che l’uomo si riduca in silenzio. Oggi si parla, si parla tanto, ma pochi ascoltano, troppo pochi fanno caso alle parole di altri. Ed eccola lì, terribile e magica, la scatola tecnologica che vomita melma sul cuore degli uomini, è lei che suggerisce come vivere, come comportarsi, vestire, come amare ed odiare, cosa mangiare, in cosa credere… si, ci saranno tre o quattro opzioni, alcuni si fanno odiare, altri diventano il modello di centinaia, forse migliaia, forse milioni di persone, ma le cose non cambiano, o sei con loro o sei diverso.
Da qualche tempo vomito ogni mia delusione su quella scatola, e dallo schermo non passa più niente, nè odo più alcunchè dalla gomma che, vibrando, ha disturbato il mio silenzio per anni: woofer troppo gonfi di lacrime per poter spingere ancora dell’aria.
… in silenzio, rifletto, e penso di esser solo a questo mondo, troppo diverso per poter essere amato. Un libro tra le mani, il cuore nel cassetto, il morbido tepore di un gatto accovacciato sulla mia pancia… ecco il mio silenzio.
Ho defenestrato la tv, cancellato l’hard disk del mio computer, coperto i miei strumenti con uno spesso velo scuro. Siedo in silenzio, vicino ad un fiume, e respiro la mia vita all’inverso: sono il fiume, sono l’aria, sono un sottile filo d’erba.
Non temo più il silenzio, quella cella ha mura molto spesse… in silenzio, sulla soglia, respiro: sono un cuore, sono il vento, sono la memoria.