È quasi l’una e decido di scriverti; so che preferiresti una telefonata ma lo sai, al telefono non sono certo un virtuoso della comunicazione: di notte mi distraggo giocando col telecomando del dvd, di giorno faccio mille altre cose insieme.
Ti Scrivo perché voglio comunicarti le emozioni di questa notte, scrivo anche al blog perché voglio comunicare a tutti di aver trovato una persona speciale, talmente speciale da farmi sentire normale.
Capirsi è sempre stato difficile: dato che un rapporto si basa sulla comprensione reciproca, l’incapacità di comunicare, anche solo via cavo, genera disagio e sfiducia nei confronti del futuro, specie in chi non si sente capito… e questo so bene cosa significa.
Capito, ascoltato, compreso profondamente… per me sono tutti e tre sinonimi, lo puntualizzo perché so bene quanto ci tieni a chiamare le cose col loro nome.
Il tuo mondo è così ricco che il più bel paesaggio naturale sfigurerebbe al confronto, ed io a volte riesco a coglierne solo una parte, arrabbiato perché, seppur lo intuisca, non riesco a contemplarlo nella sua completa bellezza.
Riesco a vederti, adesso che scrivo, immagino come sarebbe parlartene di persona… vorrei essere da te.
Potrei telefonarti, ma l’ho già detto, al telefono mi perdo… forse per colpa delle micronde, forse il non poterti guardare ed il non sentirmi guardato.
Vorrei venire da te, ma il motore si è “allippato”, e poi le mille cose da fare.
Ti sento vicina, ho ripreso tutte le cose che mi hai detto in questi giorni, le ho analizzate meglio, le ho fatte mie (come le stessi vivendo sulla mia carne): questo significa “comprendere” un’altra anima.
Posso farlo, riesco a farlo, devo solo smetterla di sentirmi inadeguato, di aver paura che le mie parole possano essere troppo piccole per poter competere con i tuoi pensieri, così completi e raffinati, duri come roccia.
Forse ci sono arrivato solo adesso: ho una tale fiducia nella tua forza da credere che il mio supporto possa essere inutile, quasi non servisse. Vorrei darti la mia forza, vorrei dimostrarti meglio il mio amore, ma temo possa essere troppo piccolo, troppo inadeguato.
Forse l’ascoltare prescinde dall’agire, come il sentirsi ascoltati prescinde dalla forza… anzi, è di sicuro così, ed è così che voglio concludere questo messaggio: ascoltandoti! Parla amore….
alla mia donna
1 Comment
Lascia un commento
Le ultime da Diario
homo faber suae vitae
Pare che questo motto sia stato preso come ipse dixit dai miei cari concittadini; con questo non voglio dire che in altre
8 ottobre 1990 (lunedì) ore 15:30
Oggi è un grande giorno, finalmente ho raggiunto la maturità (sulla carta). So che è più di un mese che non ti
Lunedì 10 Dicembre 2001
Nessuno si azzardi a chiamarmi idiota, perché ne sono consapevole già io. Dovevo parlarle e l’ho fatto, era destino che lo facessi,
Non è facile parlare di te…
12 anni fa ho scritto di mio nonno e ho letto quello che avevo scritto al suo funerale. E’ facile parlare di
9 Settembre 1995 ore circa le 16
Quant’è bella la mia casetta di campagna OILI’ OILA’. Mi sento tanto confortato da questo tavolo sul quale scrivo e dalla vista
Comprendere è difficile…lo è in generale; comprendere gli altri non lo è più di quanto non lo sia il capire sé stessi….
E così tu parli di distrazione, di disattenzione…ed io di prospettive…ma nessuno dei due è in grado di mettere in gioco le proprie sensazioni così per come sono, senza mistificazioni, senza giri di parole….
Se riuscissimo a chiarire da cosa scaturisce quello strano senso di disagio che a volte avvertiamo, se riuscissimo a decifrare cos’è che davvero ci sfiora l’anima, tutto diverrebbe semplice….forse anche troppo per essere vita…
Se imparassi a raccontarmi le tue paure, se manifestassi questa tua stupida convinzione che io sia forte – troppo forte per avere bisogno – e che tu non sia abbastanza adeguato per porgermi una mano e sollevarmi dai miei problemi, molte cose sarebbero diverse.
Non sarei rimasta stupita per la poca attenzione dimostratami, ma a dir poco meravigliata da come tu non riesca a scorgere quali e quante siano le grandi cose che vedo in te….
Non sono i discorsi complessi o i sillogismi perfetti a dirmi chi sei….sono le uscite improbabili…i sorrisi spontanei….la gioia che sento nella tua voce quando mi chiami…quello stesso tono di voce che in certi momenti sa diventare serio e accorato….è la luce nei tuoi occhi mentre facciamo l’amore… è questo e mille altre piccole sfaccettature che fanno di te la persona che ho scelto, con consapevolezza, forza e passione.
Ma non sei solo tu ad utilizzare questo linguaggio artefatto….io sono la prima che non ha voglia di mostrarsi, la prima a non voler portare alla luce le proprie debolezze e le proprie esigenze.
Se ti avessi detto chiaramente quanto grande fosse il bisogno di te in certi momenti, quanto indispensabile fosse il tuo sostegno in tutti quegli istanti in cui mi sentivo a pezzi, nuovamente distrutta dalle situazioni esterne o forse, più semplicemente, da questo malessere che continua a camminarmi accanto…questa irrisolvibile e continua inquietudine che a volte mi toglie il respiro e la voglia di esistere.
Se avessi imparato a chiedere le cose che desidero, senza paura di sembrare debole….se avessi compreso che la mia voglia di sentirmi autonoma e sempre indistruttibile poteva trovare un compromesso con l’essere una donna come le altre – non per forza la migliore – forse adesso non saremmo a questo punto.
Che c’è di male, in fondo, nell’aver bisogno di un abbraccio, di un consiglio…che c’è di male nel non essere in grado affrontare con logica ferrea alcune cose?
Se ti avessi raccontato chi ero – se lo avessi raccontato anche a me – sono certa che ti saresti sentito l’uomo forte che sei e saresti riuscito a starmi accanto e a darmi anche più di ciò che mi serviva….
Non l’ho fatto prima, ma ti parlo adesso….ti parlo di feste che non mi sono mai piaciute…di calore che non conosco….che mi rifiuto di conoscere sulla soglia dei trent’anni perché potrebbe insegnarmi la malinconia di tutto ciò che in passato non c’era….
Si che vorrei stringerti la notte di Natale….si che vorrei vedere con te quest’anno che inizia….ma mi è difficile riuscire ad ammettere di sentire il bisogno di cose come queste…troppo fredda, troppo razionale per sensazioni del genere…
Se in passato avessi ceduto a questa o altre esigenze…se fossi stata più permeabile alle gioie, di certo lo sarei stata anche alle sofferenze e, credimi, non sarei qui…te l’ho già detto una volta: smettere di sentire a volte è l’unica strada…forse non la migliore se cerchi una vita che non sia mediocre…ma sicuramente la più sicura..
La realtà, però, è che oggi la guerra è finita….apro le finestre…guardo fuori: c’è il sole di nuovo.