Corrado (detto Uzzo)

2 Aprile 2012
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3 minuti di lettura

E’ da qualche ora che cerco nella mente un modo per iniziare questo post, ho pensato anche di desistere dicendomi che domani o forse anche tra un mese sarei riuscito a trovare le parole adatte per ricordare mio nonno, perchè sicuramente non avrei scritto nulla di buono il giorno in cui ho preso parte al suo ultimo respiro.

Poi ho guardato mia sorella che scriveva il suo bel tributo all’uomo che è stato: mia sorella è brava in queste cose, lei ricorda tutto meravigliosamente bene, i dettagli più significativi e belli ce li ha impressi nel cuore, e poi l’ispirazione del momento, alimentata dal dolore, gli permette di trasformare la quotidianità col nonno in pura e meravigliosa poesia.

Io no, io non riesco a descrivere bene le cose belle che mi succedono, sono sempre stato una sorta di poeta maledetto con un’ispirazione alimentata dalle piccole grandi tragedie del quotidiano, ed è per questo che in questo momento ho le mie difficoltà nell’affrontare la questione, perchè un dolore del genere non si può esorcizzare con una poesia maledetta, ma al contrario dev’essere addolcito trattandolo al contempo con riguardo.

Un attimo fa mi sono riempito dell’energia positiva del dolore condiviso, che non è fatta solo di lacrime ma anche di ricordi gioiosi talvolta espressi in aneddoti. Forse è questo l’unico modo in cui posso parlarne adesso, citando le piccole-grandi cose che un uomo è capace di fare per la sua famiglia… e chi se ne importa se alla fine non dovesse venirmi tanto bene.

Innanzitutto chi è stato Corrado, da tutti chiamato Uzzo?

E’ stato mio nonno, l’uomo con cui ho passato buona parte della mia infanzia, la persona che mi ha fatto apprezzare il piacere di godere della natura sul corridoio d’asfalto (oramai chiuso) in cima alla barriera della diga di S. Rosalia; lì, per farmi provare l’ebbrezza delle altezze e contrariamente ad ogni preoccupazione materna, mi permetteva di sporgermi dalla ringhiera per fissare l’alta parete di cemento che ferma il corso del fiume. Poi, per farsi perdonare dello spavento procuratomi, soleva dirigersi nell’allora unico bar di Giarratana per offrirmi il consueto Nano ghiacciato accompagnato frequentemente da una buonissima fragolata.

Io mio nonno me lo sono goduto per 40 anni, da bambino mi sono preso tutto il suo affetto, da adulto la sua saggezza. Fino all’altro ieri, dal letto di ospedale, mi ripeteva che il passato non conta, che nella vita bisogna sempre andare avanti, mai fermarsi, mai rimpiangere quello che si è perso. E dalla vita lui si è congedato ringhiando, arrabbiato col male che se lo stava portando via.

Ero lì, con la mano nella sua, nei suoi ultimi minuti di lucidità dove ha avuto la fortuna di trovare tutti i suoi affetti pronti a salutarlo per sempre. Ero lì a dirgli: ti sento nonno, so quello che vuoi dirmi, nell’idea che cercasse un conforto di qualsiasi natura. E lui, contro ogni mia aspettativa, mi ha teneramente preso in giro con un gesto della mano che significava: ma che hai capito? Io voglio tornare a casa! Sarà difficile dimenticare lo sguardo di quel momento, ce l’ho ancora davanti agli occhi come quelle fotografie che sai non sbiadiranno mai.

Mio nonno è stato un uomo forte, anzi fortissimo, una persona agguerrita, terribile verso chi si metteva contro se stesso o la sua famiglia: ricordo ancora i volti terrorizzati dei bambini sorpresi nel fare i bulli: – questo è mio nipote – gridava con l’ombrello in mano e la furia negli occhi. Non guardava in faccia nessuno mio nonno, che si trattasse di un bambino o di un adulto grosso ed incazzato, lui sapeva far indietreggiare chiunque perchè aveva il fuoco nelle vene, un fuoco che si è spento solo con l’ultimo battito del suo cuore.

E già, il nonno era uno di quei guerrieri vecchio stampo, quelli che non temono nulla, o meglio, che affrontano ogni paura con una rabbiosa determinazione che ha come suo principale obiettivo la vittoria. Se fosse vissuto nell’universo di Tolkien, Corrado detto Uzzo sarebbe stato come Ghimli, saresti potuto andare dritto a Mordor tra le braccia degli orchi con la certezza di avere le spalle coperte ed una formidabile ascia al tuo servizio.

Non ho mai visto disperazione nei suoi occhi, neppure oggi. Fino alla fine ha combattuto per la sua vita, ha tenuto fin quando il fiato glielo consentiva perchè il cuore proprio non ne voleva sapere di riposare. Poi, quando è venuto il momento di salutare, lo ha fatto in silenzio, senza turbare la sensibilità dei suoi affetti più cari che più di ogni altra cosa non volevano che soffrisse.

Se n’è andato oggi mio nonno e adesso sento solo di volergli dire: sei stato il più forte!

R.I.P. Corrado (detto Uzzo) Scieri 1924-2012

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

2 Comments

  1. Pochi hanno la fortuna di avere veri amici, molto pochi hanno il privilegio di avere, tra questi pochi, qualcuno da chiamare, fratello.
    Io, sono uno dei pochi.
    Ed e’ a te, fratello, che va il mio piu tenero abbraccio. Non ho mai conosciuto tuo nonno, ma i nonni sono forse il piu grande dei nostri tesori e, come tutti i nonni, lasciano dietro di essi, i nostri ricordi piu teneri.
    Noi abbiamo avuto la grande fortuna di goderceli e di averne memoria, il nostro impegno e’ di custodirne il ricordo, che come dice splendidamente Manu ( a cui va un bacio grande) hanno lasciato su chi hanno voluto bene.
    Tempo fa mi hai chiesto perche’ non scrivessi piu sul tuo blog, dire che mi si e’ ingarbugliata la vita potrebbe esserne una piccola innocente scusa, ma adesso, a mezzanotte, in un posto lontano lontano, ho appena fatto addormentare mio figlio, e l’ho fatto cullandolo tra le braccia dopo un pianto, suo, disperato.
    Invidiandolo. ho pensato, che ci sono posti, che nessuno e niente al mondo potrebbe comprare quando piangi perche’ sei triste, ho hai paura, ho vuoi semplicemente sentirti al sicuro. Se sei piccolo, l’abbraccio dei tuoi genitori, l’altro e’ quello degli amici.
    Sei troppo cresciuto, fratello, ma il mio abbraccio l’avrai per sempre.
    f.

  2. Era come lo descrivi tu, nonno Uzzo…ma io di lui ho conosciuto soprattutto la dolcezza, la saggezza, la capacità di offrire un affetto speciale, incondizionato, concreto, solido. Di lui ho conosciuto l’amore che si infonde con uno sguardo, l’amore per la sua famiglia, l’amore per la sua adorata Ninetta, l’amore che ha regalato anche a me. I suoi abbracci erano forti come lui…i suoi abbracci erano veri, li sentivi, sentivi che c’era. Di me ha visto la donna e la bambina, stimava la prima, voleva bene alla seconda. Fin dal primo istante, per quel suo compleanno, il primo maggio di tanti anni fa, mi è entrato nel cuore e mi ha accolto nella sua grande famiglia..Il suo sguardo e il suo ultimo splendido sorriso per me qualche giorno fa sono un regalo che conserverò nel cuore per sempre, insieme a quella mano stretta nella mia, con una forza che guardandolo pensavo non potesse più avere. Era grande nonno Uzzo, e come tutte le persone speciali, fino all’ultimo istante della sua vita ha lasciato agli altri qualcosa di sè, qualcosa che come dice Chiara, si scolpisce nell’anima. Mano nella mano con sua moglie che lo accarezza e rassicura…era lei la sua forza, Nicola, quella donna piccola, dolce e sensibile, era lei la sua colonna, nonostante tutte le difficoltà di una vita. E’ ‘amore, il senso profondo che vi lascia, che ci lascia. Si è addormentato nel vostro abbraccio, lo stesso abbraccio che lo ha stretto per una vita intera. Non c’è niente di più che si possa chiedere o sperare per il tempo che ci è concesso questo passaggio sulla Terra che goderne a pieno ogni giorno come ha fatto lui e congedarsi con un sorriso, con la certezza di avere lasciato in ognuna delle persone che si sono amate un pezzo di sè, che rinascerà cento e mille volte ancora.

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