Ed eccomi ancora sveglio a sostenere l’ennesimo turno di guardia, il primo da implotonato. Ho tanto sonno e tanta voglia di perdermi, l’ultimo desiderio sta per essere soddisfatto grazie alla generosità di un mio commilitone che soffre di insonnia, non fare caso a ciò che scriverò dopo l’interruzione, che Baudelaire mi ispiri! Ok, tutto fatto. Approfitto di questi attimi di lucidità per descriverti le terribili giornate trascorse dopo l’implotonamento. Avrai già chiaramente immaginato quanto sia duro il compito della vestizione, provare quattro divise nel giro di qualche minuto è roba da Guiness dei primati. Il problema più grosso si è comunque rivelato la preparazione del fazzoletto nel quale, al momento della consegna, erano avvolti i quattro accessori fondamentali che la marina regala alle reclute, lucido, dentifricio, shampoo ed altri prodotti finiti nell’immondizia. Evito di descriverti i difficili procedimenti di stiratura e della successiva preparazione del nodo, piuttosto preferirei dilungarmi sulle diverse incomprensibili decisioni di darci i gradi pretendendo che ce li cucissimo da soli nella divisa, personalmente non ho la minima idea di come si lavori all’uncinetto. La marcia è stata la cosa più divertente che mi è capitata, sincronizzare tutti i movimenti non è stata certo un’impresa da poco, molti dimenticavano di fare dietro front, qualcuno sbagliava l’alt, altri sbagliavano la cadenza e il comandante di compagnia urlava come un saracino. Permettimi di citarti alcuni comandi brevi: Compagnia! A…, (e alla lettera “a” tutti dovevamo far scattare la testa in alto) alla voce (una maledettissima finta), A… ttenti (scatto del piede); molto spesso qualche rumore di tacco si sentiva anche quando il comandante di compagnia diceva alla voce… ma che diavolo ci hanno messo in questo fumo, sono troppo perso… ciao va!
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