un'altra giornata di vento

11 Dicembre 2003
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2 minuti di lettura

Proprio adesso, rileggendo un mio vecchio post di inizio 2002, ascolto con attenzione il rumore del vento: “fa vibrare le finestre, una strana angoscia mi schiaccia il cuore… a volte ci si può sentire davvero stupidi, quando ci illudiamo di aver conquistato una tappa, una donna, un bene materiale e poi ci spaventiamo del domani, di quello che dovremmo continuare a conquistare… perchè tendiamo ad infinito in ogni cosa, nei pensieri, nelle azioni e anche nell’idiozia. Ho creduto in un grande sogno, e adesso sono costretto a disilludermi, ed è difficile, solo scrivendo posso farmene una ragione, anche se solo per il tempo che impiego a scriverne. Ma pensiamoci, perchè perdiamo sempre nella vita, perchè alla fine la nostra esistenza è una collezione di oggetti, persone più o meno importanti che andiamo perdendo e alla cui perdita sistematicamente ci abituiamo… che cosa strana la vita… a volte capisco davvero chi la fa finita!! Sarà una scelta vigliacca, sarà un attimo di follia, ma in questo mondo maledetto chi riesce a superare i lutti è un eroe o un insensibile pezzo di merda…” … uff, che concentrato di rabbia, ed è stato solo un paio di anni fa.
Cosa sento adesso?! Ancora il vento urla, bussa alla porta che mi sta davanti, quasi a volermi invitare a raggiungere le montagne sulle quali si scontra, e poi in alto, sempre più su, fino al cielo.
Io, piccolo e pesante esserucolo, faccio un salto e sono subito a terra, la forza di gravità mi è avversa.
A volte vorrei poter volare, dominare l’aria e le correnti come fanno gli uccelli, viaggiare e scrutare il mondo dall’alto, in un cielo ancora più blu di quello che si vede da terra.
“Pesante” la condizione dell’essere umano, vittima di limiti che deve accettare.
Mi chiedo, ascoltando ancora il vento, perchè soffrire? Cosa siamo davvero, per cosa viviamo… l’universo intorno a noi scorre per nulla interessato alle nostre delusioni ed ai nostri drammi.
Sarà scontato tutto ciò ma quando guardo un bel prato fiorito, o la montagna forte e solitaria che resiste alle furie di una natura indomabile, i miei pensieri scompaiono… cosa katz ci faccio in città, davanti a questo freddo parto della tecnologia moderna, niente, sono solo io nel mio katz di piccolo mondo di merda, tutti noi nel nostro strakatz di fottutissimo mondo idiota; l’umanità, ahhhhh… la presunzione di essere al centro del cosmo, ma cosa… cosa siamo, cosa gliene frega al sole dei nostri film, delle nostre sinfonie, dei romanzi e delle poesie, men che meno ad un asteroide in rotta di collisione verso la terra, o ad una faglia che sotto i nostri piedi medita già di farci cadere al centro della terra.
Quanto fragile è la nostra vita, quanto inutile è tutto ciò per cui lottiamo.
Ma…, nota positiva di una riflessione apparentemente nichilista, il sole, la luna, le stelle e ancora le montagne ed i fiori, potranno mai rivolgersi a loro stessi e dire: possiamo amare? Quale essere al di fuori delle creature viventi può mai provare tali sentimenti, rivolgersi alle cose chiamandole per nome, e ancora manipolarne la struttura per i loro scopi.
Cosa katz ci faccio sulla terra, cosa ci fa l’intera razza umana sulla terra…

…mannaggia, devo smettere di fumare un giorno o l’altro…

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

3 Comments Leave a Reply

  1. mmm… sottoscrivo anche io nico e ne abbiamo parlato a lungo
    ha ragione eva..ci stiamo…forse non è ancora del tutto chiaro a fare cosa..ma ci stiamo e prima o poi arriveremo a capirlo del tutto
    forza e coraggio

  2. L’altro giorno mi hai scritto “non ascoltare la testa che a volte non riesce a capire quello di cui hai bisogno veramente….”
    Bene,non ascoltare la testa…non ti sta dicendo ciò che vuoi veramente…..ci stai a fare ,ci stai a fare…..

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