E’ nel ricordo la malattia dell’amore
nella memoria delle dolcezze perdute
nell’immagine del suo volto di donna
nell’espressione dei suoi occhi incantati
nella forma dei suoi caldi seni
Oh se potessi sconfiggere il ricordo
di quelle tante passeggiate solitarie
di quei dolci abbracci
e dei morbidi baci
Io scrivo, per farmi del male
sono un assassino
vittima il mio cuore
Io scrivo per non pensare al male
sono un vigliacco
che fugge la verità
Io scrivo per sentire ancora
la furia del mio amore
che si alza libera in cielo
ma se in lei amor non c’è mai stato
allora è un sogno il mio
ed attendo un nuovo risveglio
Sento tutta la mia anima annichilita dal peso di questa angoscia che, giorno dopo giorno, sembra sempre più irrisolvibile di quanto non appaia all’esterno, perché è secondo le opinioni di tutti che a seguito di questo stravolgimento seguirà l’odio e poi l’indifferenza, ma ancora non riesco ad odiarla, anche se dovrei, perché anche se mi trovo deciso a non parlarle più, ancora spero di trovare delle chiamate perse sul cellulare che spengo il pomeriggio per accenderlo infine la notte.
Sono preoccupato per tante cose, per come la affronterò una volta tornato a casa, per come affrontare la mia intera vita. Il dramma di oggi è comunque il vivere momenti troppo alterni di comunione con Dio: la mia formazione, il mio carattere, l’atteggiamento mentale mi impedisce di aprirmi… a volte tutto mi sembra insensato e lascerei fottere questa ricerca nonché l’esigenza di trascendere il mio io fisico.
Ore 12:20
Non ho un attimo di pace
nulla che mi dia conforto
c’è paura e vuoto
dentro i miei occhi
che persi nella luce del giorno
provano pietà per la mia anima