Storia di un impiegato

30 Dicembre 2014
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3 minuti di lettura

Quando ebbi la ventura di entrare in banca, nel lontano 1964, appena ventiquattrenne, ciò che mi colpì immediatamente fu quella che mi sembrò una eccessiva frenesia nei ritmi di lavoro, specie se paragonata ai tempi che avevo rilevato in altra tipologia di lavoratori, che sinteticamente potremmo definire appartenenti al settore pubblico.

Non passò molto tempo, ed ebbi modo di individuare con matematica certezza le ragioni delle diversità rilevate, purtroppo anche sulla mia pelle. Già il primo giorno, sapendo che l’orario di lavoro terminava alle ore 19,00, e constatando che alle 19,30 non si muoveva foglia, mi azzardai a chiedere spiegazioni, ed ebbi come risposta una risata collettiva. Dopodiché il mio capoufficio si premurò di informarmi, con le precauzioni del caso, che in banca non si parlava mai di uscire, se prima tutto il lavoro non fosse stato portato a termine. L’orario di lavoro? Quello era soltanto indicativo dell’orario ORDINARIO di lavoro, poi subentrava lo STRAORDINARIO che in compenso veniva pagato bene, circa Lire 12,000 ad ora, e chi ha vissuto da impiegato statale quel periodo sa di che cifre sto parlando! Il problema era però un altro: che lo straordinario non veniva consentito a tutti, e non veniva pagato per tutto il tempo prestato.

Ad esempio, a me non era consentito! Perché? Perché ero precario, e i sindacati al riguardo erano tassativi: nessun precario poteva effettuare prestazioni di lavoro straordinario. Ma allora (azzardai!) perché non mi facevano uscire? Perché quella era la prassi! Le prestazioni di lavoro straordinario erano obbligatorie, ma non ufficialmente! E quindi, perché non risultassero ufficialmente, non venivano pagate. Capito? Il danno e le beffe!! Ma lo “ status” di precario (o impiegato burocratico,come allora si veniva denominati!) prima o poi finiva?

Forse! Per alcuni si, per altri no!

Ma da cosa dipendeva?

E qui gli occhi si alzavano al cielo!

Intanto per 18 mesi lo status era quello di Impiegato Burocratico. E dopo? Normalmente veniva rinnovato lo status quo per ulteriori 18 mesi. E ciò poteva avvenire PER SEMPRE! Però, se qualcuno si distingueva per zelo, per capacità lavorativa, per abnegazione nel lavoro e (dulcis in fundo!) per un pizzico di servilismo, allora poteva capitare di essere promossi a Impiegato di prima categoria (il che equivaleva a impiego a tempo indeterminato!). Ma a quel punto finivano i ritmi frenetici, gli straordinari non pagati, le ferie non godute? Ma neanche per sogno! Gli impiegati di prima categoria venivano motivati con altri miraggi: la promozione al grado superiore, il premio di rendimento (un fuori busta ad personam che sfuggiva, bei tempi, anche al fisco!), ed altri vantaggi sempre ad personam e sempre elargiti ad assoluta discrezione dell’Azienda.

Ma i Funzionari ( o Caporali!)? Quelli almeno sfuggivano alla norma?
Certamente, a condizione che facessero bene il loro lavoro, che consisteva nel tener buoni gli eterni burocratici, blandendoli con generiche promesse quasi mai mantenute, costringendoli a prestazioni di lavoro straordinario non pagate o pagate forfettariamente, e così via!

Dopo circa 15 giorni dal mio ingresso in banca pervennero gli elaborati, con le competenze da riportare sulle schede dei correntisti. I computer erano di là da venire, e tutto veniva trascritto a mano. Così vidi via via scomparire tutti i colleghi d’ufficio, finchè alla fine rimanemmo in tre: il più anziano ed esperiente (il geom.Cavalieri, che ricordo con stima e simpatia), il sottoscritto, e il guardiano notturno! 

Quella sera uscimmo dall’ufficio dopo che la mezzanotte era passata da un bel po’, dopo ore di lavoro stressante interrotto da un breve spuntino con panini all’uopo predisposti, con la mano destra anchilosata per la innaturale e prolungata posizione di lavoro. Per me, fresco di studi e con ancora tre materie mancanti alla laurea, fu spontaneo annunciare a mio padre che volevo arrivare a percepire il primo stipendio, dopo di che avrei dato le dimissioni!

Non mantenni il mio proposito, ma questa è un’altra storia!

Non fu un male, perché le cose lentamente cambiarono, e il lavoro si avviò a diventare un po’ più normale, fino a consentire una qualità di vita pur sempre stressante, ma con qualche vantaggio in più.

Oggi che il livellamento al basso è avvenuto in ogni settore, ho voluto ricordare quei miei inizi drammatici, alla luce di quanto si sta profilando con l’eliminazione di tutti quei diritti conseguiti in anni durissimi di lotte sindacali. E penso agli attuali “impiegati burocratici” (si chiamino essi Co.co.co, con contratti a termine, o forniti di Partite Iva), novelli schiavi destinati a pietire, col cappello in mano, la proroga di un lavoro elargito benevolmente dalle categorie padronali, senza alcun impegno per il futuro e con la certezza che, passati i quarant’anni, le condizioni per il rinnovo si presenteranno sempre più difficoltose. Non so e non voglio neanche discutere sulle cause (perché molteplici e variegate) che hanno determinato tale stato, che negherà a intere generazioni il diritto a vivere una vita fatta di speranza e di progetti per il futuro. So però che un futuro denso di incognite quale quello che i nostri illuminati amministratori hanno approntato, non potrà non essere pernicioso per tutti, dominanti e dominati!

Corrado Randone

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

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