Pallido si erge il mio corpo
sull’acqua di cristallo
dai riflessi argentini
e mentre il vento mi balla tra le dita
il mio respiro si allarga.
L’orizzonte scivola, lontano,
dove l’occhio non può cogliere.
Poi un flutto mi spezza il fiato,
e le gocce di spuma,
come dita,
m’avvolgono,
mi seducono.
E’ il richiamo del tempo,
della morte
e ora sono ancora carne,
sangue che pulsa tra i nervi.
Ma il mio respiro,
il mio respiro è più grande:
è la vita, che batte
il suo ritmo antico.
Giannantonio Di Giacomo