Prima gli italiani

31 Agosto 2018
10 minuti di lettura

Nonostante mi premesse particolarmente, ho sempre rimandato la decisione di scrivere di questo argomento perché troppo complesso; a questo si aggiunga che la mia scarsa preparazione in materia, unita all’oggettiva difficoltà nel reperire informazioni non manipolate dall’una o l’altra fazione, sarebbero state di sicuro causa di ingenuità.

Da qualche mese però sono diventato padre, e quando guardo negli occhi bellissimi di mio figlio penso al mondo in cui dovrà vivere, penso al fatto che magari fra 20 anni la società avrà risolto il problema dell’immigrazione, che lo straniero sarà diventato uno di noi e che l’epoca nella quale vive il suo vecchio genitore ha fatto parte di quei periodi bui come il ventennio fascista o il medioevo. In qualunque modo vadano le cose sento lo stesso il bisogno di lasciargli uno scritto che chiarisca senza ombre il pensiero di suo padre e che magari possa servirgli a prendere una decisione qualora la società di domani dovesse essere a maggioranza xenofoba: con l’occasione spero di fornire spunti di riflessione anche a chi la pensa diversamente da me, senza per questo avere la pretesa di assurgere la mia opinione a verità universale (il male e il bene sono comunque realtà ben distinte con verità diametralmente opposte).

Quindi, figlio mio, questo articolo è per te e l’ho intitolato “Prima gli italiani” perché è il tormentone di questi tempi, quasi uno slogan che la politica utilizza per scaricare le colpe del nostro disagio sui poveracci che rischiano la morte in mare per sbarcare in una terra che non li vuole.

Non mi è mai piaciuto parlare di politica perché non sono un cittadino “informato”, ma senza essere grandi statisti è facile capire che chi ha vinto le elezioni del 2018 lo ha fatto grazie alla pancia dei suoi elettori e non certo alla parte razionale; oltre a non essere particolarmente informato sull’attualità non mi ritengo neanche un saggista quindi cercherò di spiegarti quello che penso nella maniera che mi risulta più facile e cioè attingendo alla mia esperienza personale.

Quand’ero bambino come te non avevo la necessaria struttura mentale per comprendere le differenze fra le razze, solo dopo qualche anno, guardandomi allo specchio, mi sono reso conto che esteriormente gli esseri umani possono essere molto diversi gli uni dagli altri. A quel punto ho ricevuto un messaggio chiaro dai miei genitori: gli uomini sono tutti uguali, a prescindere dal colore della pelle, dalla loro cultura e tradizione e da ciò in cui credono.

Diventando grande ho compreso che anche se molti di noi, chi più chi meno, ha ricevuto questa lezione, per alcuni è molto difficile metterne in pratica il significato più profondo, probabilmente per il fatto che sottostando a limiti logistici e temporali, gli umani tendono istintivamente a creare verità basandosi sulle proprie esperienze particolari: se una persona di colore ruba la borsetta ad una signora, l’uomo medio penserà che quelli di colore sono tutti ladri, così come se qualcuno vede un rifugiato con l’iPhone, allora penserà che ce l’hanno tutti e che di conseguenza non abbiano affatto bisogno di aiuto (fermo restando che non ritengo l’iPhone uno strumento utile a valutare il livello di disperazione che costringe una persona a lasciare la sua terra).

Questo tipo di meccanismo mentale non è solo di noi italiani ma credo dell’uomo in genere; nei miei viaggi mi è capitato più volte di imbattermi in americani, inglesi, coreani cui non appena comunicavo d’essere siciliano, anzichè citare Pirandello o l’architettura delle nostre bellissime città, mi chiedessero della mafia, se in Sicilia ci fosse ancora una società omertosa ed affiliata con la delinquenza organizzata etc.: la gente che ho incontrato ci scherzava sopra (almeno credo, forse avevano paura :=), ma questo ti serva a capire come il pregiudizio sia duro a morire anche se i tempi cambiano.

Tornando a noi: come ti dicevo… quand’ero piccolo mi hanno insegnato che non esiste una razza, che esistono solo uomini. Quindi, se tu costringi qualcuno a levarsi di torno perché ha la pelle diversa dalla tua o perché non è nato dove sei nato tu, in questo modo fai una distinzione basata sulla razza. Alcuni di indole più buona, cercando di giustificare tale discriminazione recitano una formula trita e ritrita fatta di mezze verità (o peggio indegne falsità) che hanno il solo scopo di rendere complici di azioni malvagie anche i più buoni, e questo con la scusa del “male necessario“. Tuttavia, figlio mio, è necessario che tu comprenda che qualsiasi forma di discriminazione basata sulla razza tende a rientrare nella più specifica definizione di razzismo, è facile infatti che chi appartenga ad una maggioranza tenda ad isolare e di conseguenza a considerare inferiori tutte le minoranze, un po’ come succede quando si è bambini ed i bulli se la prendono con quelli rimasti fuori dal loro “branco”.

Non ti starò adesso a tediare sulle ragioni dei “razzisti buoni”, ti basti sapere che alla propaganda basta mettere in campo il suo miglior dizionario di luoghi comuni, fatto spesso di dietrologia e statistiche che nessuno si prende la briga di contestare, per convincere l’uomo medio che il suo nemico è l’immigrato e non l’evasione fiscale, la corruzione ed in genere la tendenza tutta italiana di fregare il suo prossimo.

Ad aggiungersi ai razzisti buoni (che riconosci quando esordiscono con la frase “non sono razzista ma“) ci si mettono poi anche quelli cattivi, ed immagino che costoro siano fatti così per un deficit di materia cerebrale che li rende incapaci di elaborare le diversità. I razzisti cattivi odiano il marocchino perché non sopportano che debba per forza lavarti il vetro, prenderebbero a calci le zingare che si portano in giro i bambini a chiedere l’elemosina, applaudirebbero alla proprietà di un supermercato qualora cacciasse gli africani che ti caricano i fardelli di acqua nel cofano per tenersi la moneta del carrello.

Alcuni di questi razzisti cattivi non ce l’hanno solo con gli immigrati ma con qualsiasi minoranza, blaterano di complotti sionisti come se non bastasse lo sterminio di massa che questa gente ha subito ai tempi di Hitler; in alcuni casi utilizzano persino la parola di Dio (che al contrario di loro predica tolleranza ed accoglienza) per esiliare uomini di altre religioni, tra questi i musulmani che attraversano al giorno d’oggi un momento storico tristissimo vista la piaga dell’estremismo.

Adesso, fermo restando che ogni uomo ha i suoi pregi e difetti e che in alcuni i difetti sono superiori ai pregi, affermare che tutti i rom sono capaci di vendere i loro figli per i soldi o che tutti i musulmani si farebbero esplodere in una piazza piena di gente o che tutti gli africani spacciano droga è come dire che tutti i siciliani sono mafiosi, che tutti i genovesi sono tirchi, che tutti gli americani sono guerrafondai, che tutti i veneti sono razzisti contro i meridionali… quello che voglio dirti è che quando un essere umano compie azioni a danno della libertà altrui, così come viene punito individualmente a prescindere dalla sua razza, allo stesso modo occorre che la sua azione non superi i confini della persona assurgendo a costume di un popolo. Purtroppo ai razzisti buoni e ancora di più a quelli cattivi questo concetto non è affatto chiaro, eppure basta fare un semplice esempio: se un italiano spaccia, significa che tutti gli italiani sono spacciatori? … lo stesso vale per gli stupratori, per i ladri e via discorrendo.

Carissimo Corrado, può darsi che mi sbagli ma io credo che il problema dei razzisti cattivi è quello di non avere visto il mondo, perché ti basterebbe uscire ogni tanto di casa e visitare altri posti per scoprire che non a tutti piace il calcio, la pizza e la pasta e che siamo talmente piccoli e soli nella nostra caverna che dovremmo sentirci stupidi quando discriminiamo un altro essere umano per le sue tradizioni o per il fatto che non parla bene la nostra lingua.

A questo proposito ricordo quando avevo 20 anni e fare i cosmopoliti andava di moda. Essere antirazzisti naturalmente era un requisito fondamentale e se qualcuno, anche scherzando, chiamava negro l’unico ragazzino di colore di tutta la scuola, veniva passato due volte nel corridoio a suon di manate. Certo, essere antirazzista a Ragusa 30 anni fa era piuttosto facile, l’unico ragazzo di colore era Martin ed eravamo praticamente cresciuti nello stesso quartiere.

Oggi le cose sono cambiate. Molti dei “cosmopoliti” che si vantavano della loro apertura mentale e che “salavano” la scuola facendo manifestazioni e mostrando striscioni “rossi”, credono che ci sia un’invasione in corso, di conseguenza “fratello nero, non sei più il benvenuto”.

Per fortuna, insieme ad una quantità (purtroppo nutrita) di persone che vogliono chiudere i porti e mandare indietro quelli che ci sono già e che magari lavorano onestamente, c’è una larga maggioranza di individui che hanno un’inclinazione differente, non so se per via dei principi cattolici legati all’accoglienza, se per un’educazione legata al rispetto per l’individuo, se perché entusiasti viaggiatori o per un’indole naturalmente buona; qualunque siano le motivazioni che li spingono, ci sono persone che si oppongono alla discriminazione razziale.

Adesso, ogni società ha sempre avuto il bianco ed il nero, magari anche il grigio, ci sono sempre stati quelli di destra, sinistra e centro, ci sono quelli che amano la Carrà e quelli che gli avrebbero sputato in faccia perché sono tutti rock n roll.. insomma, il mondo è bello perché è vario e guai ad essere tutti uguali. Tuttavia quello che sta succedendo ai nostri giorni è preoccupante, la propaganda agevolata da media e politica è riuscita ad infondere un tale odio nei confronti di questa gente che il nemico non è solo l’immigrato ma anche chi lo difende; la cosa vale anche nell’altro senso: agli antirazzisti è stato servito il loro nemico sul medesimo piatto, i razzisti appunto.

Adesso, premettendo nuovamente che tuo padre non è né un politico né uno statista, ciò che accade da noi sta succedendo anche in altre parti del mondo. In America si è verificato un episodio assurdo che credo nessuno della mia generazione si sarebbe mai aspettato dalla società occidentale: bambini nelle gabbie con le lacrime agli occhi perché separati dai loro genitori (pensa a come potrei sentirmi io se qualcuno ti portasse via da me solo perché tu sei nato in italia ed io no) e mentre il popolo si divide tra quelli che applaudono e quelli che si sconvolgono del fatto, i media (Murdoch nello specifico) parlano di finzione, quasi per esacerbare ulteriormente gli animi o forse per testare fino a che punto è possibile manipolare l’opinione pubblica.

Riguardo a come l’informazione abbia totalmente perso di vista ogni etica, penso a quello che è successo di recente dalle nostre parti: la terribile tragedia dei bimbi morti in mare sulla quale si è diffusa in rete la falsissima notizia che fossero solo bambolotti; per non parlare della negazione dell’evidenza riguardo le terribili condizioni cui vengono sottoposti i migranti quando vengono “accolti” in Libia.

Insomma, sembra che questa pesantissima tensione sociale che stiamo vivendo, dove è chiaro che ognuno possa dire tutto ed il contrario di tutto ed incontrare comunque consensi, sia l’esperimento di alcuni politici senza scrupoli che stanno tentando di mettere alla prova la capacità di sopportazione delle persone: il livello di crudeltà verso il quale un essere umano può spingersi di fronte ad un nemico percepito come tale. Così, la notizia che quei poveri piccoli morti in mare fossero solo bambolotti così come i bambini messicani nelle gabbie solo attori, è stata solo un test, una ricerca di mercato utile a stabilire la percentuale di popolazione che avrebbe potuto credere che dietro una tragedia del genere ci fosse una messa in scena.

Questa ipotesi potrebbe essere solo una teoria complottista del tuo vecchio padre, tuttavia mi fa pensare al fatto che verosimilmente, ai tempi del terzo Reich, Hitler avrebbe agito con la medesima strategia: il primo passo era diffondere la notizia che la crisi economica fosse colpa degli ebrei (oltre che fantasticherie riguardo il fatto che sacrificassero bambini cristiani a Natale) per poi, dopo le prime manifestazioni di intolleranza (notti dei cristalli etc etc), radunarli nei ghetti ed infine iniziare una “fucilazione a campione” facendo in modo che la notizia trapelasse ufficiosamente perché qualcuno potesse smentirla; dopo aver capito che il popolo era pronto ad accettare il genocidio di una razza, solo allora il fuhler avrebbe iniziato i preparativi per la soluzione finale uccidendone a milioni senza incontrare, fra i suoi, alcun ostacolo.

Anche se l’olocausto fa orrore a chiunque non sia un revisionista e che creda nei fatti storici, immagino che chi abbia vissuto quelle crudeltà sia stato messo in condizioni di subirle in maniera graduale e con un contorno di propaganda che ha fatto in modo che il popolo non riconoscesse più quegli uomini come tali ma solo come nemici da eliminare.

Il tuo vecchio padre crede quindi che il suo antirazzismo possa essere uno strumento del potere? Purtroppo non lo posso escludere anche in virtù del fatto che il cervello del branco (e del capo branco) si infervora di fanatismo quando il nemico è agguerrito; se i razzisti cattivi non avessero altra gente da insultare (oltre a quelli oggetto del loro razzismo con i quali raramente entrano in contatto), probabilmente continuerebbero a drogarsi di discoteche e telenovele senza passare le loro nottate a cercare bufale da sparare in faccia all’ennesimo “buonista” che pretende di insegnargli cosa significa essere brave persone…. ecco, forse è proprio questo ciò che la politica sta ponendo in essere, un popolo diviso di cui è più facile deciderne le sorti. Chi studia la storia sa bene che i dittatori nascono dalle divisioni e dalla paura, che il partito di Hitler è andato al potere col 43% dei consensi, che il partito fascista di Mussolini raccolse il 65% dei voti solo grazie ad una legge elettorale creata per arginare l’eccessiva frammentazione dei voti e fatta approvare ad uso e consumo dei fascisti con 300 moschetti dell’esercito di dio e del suo nuovo profeta (cit. Filippo Turati).

Adesso io non so dove andremo a finire figlio mio, spero solo che quando leggerai queste mie parole il clima di odio e di divisione che sta montando nella nostra bella Italia non abbia più ragione d’essere, spero anche che si trovi un modo di vivere i social network  (la cui definizione oggi andrebbe ridefinita in antisocial network) in modo più sano senza che vengano sfruttati per diffondere notizie false, per riversare odio su tutto e tutti, per dividere e non unire. Spero anche che la categoria dei giornalisti, oggi interessati ai clic più che alla verità, e dei politici riesca a comprendere la grande responsabilità che ha sul futuro della nostra società e che si comporti nel rispetto dei valori di fraternità ed uguaglianza che ci hanno insegnato quand’eravamo piccoli.

Nella storia dell’umanità ci sono stati periodi bui e periodi meno bui, purtroppo sembra che l’uomo non impari mai dai propri errori ma la buona notizia è che, in qualche modo e spesso con grandi sofferenze, la luce riesce a tornare anche quando sembra che tutto stia inesorabilmente sprofondando nell’oscurità. Forse è proprio per favorire la luce che la natura ci ha voluto mortali, perché i vecchi incapaci di evoluzione lascino le redini ai nuovi arrivati come te, figlio mio, che cresci non solo nel corpo ma anche nell’anima e che scoprirai da solo che nel mondo c’è gente che ti apre la porta per offrirti della frutta e dell’acqua fresca anche se tu non hai nulla da offrirgli e questo perchè, nel profondo di ogni cuore, c’è luce.

Vorrei solo che questa non sia solo la vana speranza del tuo vecchio padre ch’è solo un po’ stanco di vedere tanta oscurità nell’anima di quella meravigliosa creatura che è l’uomo. In bocca al lupo per il tuo futuro, figlio mio!

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

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