Stamane ho voglia di scrivere una critica sincera al concerto di Peter Gabriel live all’Arena di Verona – i/o The Tour, la quinta volta in cui assisto ad un suo spettacolo. Nonostante il mio affetto da fan per lui, non riesco a far finta di nulla quando esordisce con una “Washing of the water” fiacca, mancando poi l’attacco di Growing Up che canterà con grande fatica, specie nelle tonalità più alte, con una pulizia ed un controllo della sua voce del tutto diverso da quello di più di 10 anni prima nella stessa location per l’ultimo tour con l’orchestra. Imbarazzante anche la traduzione in tempo reale sui monitor che cercavo di non guardare perchè… ma a chi è venuta in mente quell’idea assurda. Ecco… non posso certo dire che il concerto sia iniziato con le migliori premesse. In effetti anche a Milano il “Back to front tour” era partito con una prima parte acustica non entusiasmante, ma questa volta c’era anche la sua voce, non più all’altezza delle sue grandi canzoni. Da lì ho iniziato a pensare che potevo evitare di spendere il costo salatissimo del biglietto della platea, perchè l’artista di un tempo non era più lì e che sarebbe finita come cogli ultimi Jethro Tull, gli Who e i Deep Purple ad ascoltare i soliti brani senza più la potenza carismatica di una voce ch’era stata grande solo negli anni addietro. Mi aspettavo che sarebbe finita come con il concerto di Clapton a Bologna, dopo 1 ora e mezza tutti a casa con zero emozioni in tasca. Poi è successo qualcosa di totalmente inaspettato: Panopticom. Questo signore di più di 70 anni non si è limitato a rifare la sua solita sfilza di successi con qualche anticipazione dei brani nuovi, il nuovo album l’ha fatto tutto, anche i brani che non sono stati ancora pubblicati, ed il suo pubblico se l’è goduta come se si trattasse di un’artista appena venuto al mondo, con un mucchio di cose nuove da dire e la sua solita straordinaria capacità di adattarsi ai tempi, sia in termini stilistici che di contenuti. Da quel momento in poi, non ho più fatto caso alle stonature, ai cali di intonazioni, agli attacchi mancati, perchè è arrivata la magia del LIVE, quella magia che altri artisti non riescono più a trasmettere. E questo perchè, parliamoci chiaro, è bello vedere i Rolling Stones saltare ancora come dei ragazzini sul palco, ma dopo la prima volta, il secondo concerto sa di già visto, il terzo ancora peggio… il quarto poi non lo vai più a vedere perchè la musica live deve anche dare qualcosa di nuovo ed i fan che non lo ammettono sono i soliti piacioni.
Tornando al concerto di Peter, la potenza e la magia che ieri mi ha trasmesso, non è stata determinata dalla parte strettamente tecnica della sua performance vocale, ma dal fatto che da lui ho ricevuto qualcosa di nuovo. Una sequela di nuove composizioni impreziosite da un magnifico impianto sonoro, dalla bravura dei musicisti e dagli incredibili scenari degni di un grande intrattenitore multimediale qual’è sempre stato. Insomma, a conti fatti, mi sono talmente emozionato da dimenticare le stonature dell’inizio concerto, e da non lasciarmi più condizionare da quelle successive (come in Don’t Give Up, raggiunta appena e con grande fatica) perchè ormai ero dentro lo show e forse neanche un black out mi avrebbe trascinato fuori. Per concludere, se da tutti i miei beniamini non mi aspetto più alcuna novità, Peter Gabriel è la mia eccezione, perchè oggi come allora continua a confermare come la sua creatività non accenni a diminuire, certo abbiamo aspettato 20 anni per un nuovo album ma… cos’è il tempo (prestate attenzione al suo discorso d’esordio)!?! Non aggiungo altro, solo una cosa per chi andrà a vederlo nelle prossime date o per chi è ancora indeciso se farlo: vedere Peter Gabriel dal vivo è un’esperienza che va vissuta, ed io sono strafelice di aver provato a me stesso che il tempo può rubarci alcune delle nostre qualità, ma non il cuore e la passione che mettiamo in ciò che amiamo! Evviva Peter.