Vivi con leggerezza ma non troppo

3 Luglio 2023
8 minuti di lettura

Mio caro straordinario Corrado.

Torno di nuovo da te con quelli che probabilmente prenderai come pipponi da anziano, ma tieni sempre a mente che il tuo vecchio padre avrà la veneranda età di 65 anni quando tu ne avrai 20 e quindi potrei anche non avere nessuna voglia di queste elucubrazioni mentre coltivo i miei pomodori nel giardino, fischiettando Over the Rainbow. Scrivendoti adesso quindi cerco di rimediare al fatto di non averti avuto quand’ero più giovane, così avrai modo di godere sia del genitore che sarei potuto essere come del genitore che in effetti sarò… troppo contorto?! Ok, vai avanti.

Una decina d’anni fa ti avrei senz’altro consigliato di prendere la vita con leggerezza, che le disgrazie ed i pensieri neri avrebbero dovuto solo sfiorarti, che bisogna sforzarsi d’essere come una foglia che danza al vento abbandonando ogni illusione di controllo e godendosi solo l’oggi. Ebbene, seppure tutto questo possa sembrare fantastico e che io mi sia goduto questo stato per diverso tempo (seppure tuo nonno mi abbia più volte messo in guardia con il suo pessimismo cosmico), oggi mi trovo costretto ad ammettere che ho vissuto nell’illusione che il finto benessere della società dei consumi ha alimentato e corroborato per anni. Ebbene, essere convinti di non avere bisogno di alcuna pretesa in merito al controllo della tua vita è una cosa su cui fare affidamento quando le cose vanno, tutto sommato, bene. Se un giorno ti scopri vittima della rovinosa caduta dei tuoi sogni e desideri con il conseguente bagno (o doccia se preferisci) freddo di realtà, puoi accomodarti nella non-azione convincendoti che evidentemente era così che doveva andare, la scusa perfetta per non combattere adagiandoti su quello che ti viene più facile o che ti piove del cielo. Ecco, ti dico una cosa, questo funziona anzitutto se non hai mai creduto fino in fondo di poter realizzare i tuoi sogni… e non significa che quei sogni non fossero veri, forti o potenti, nel mio caso avevo semplicemente l’autostima sotto ai piedi. Ti chiederai perché sto mettendo in discussione la bontà di questa attitudine esistenziale, insinuando che fosse solo una giustificazione per tirare i remi in barca. Beh, è stato sufficiente imbattermi in qualcosa sulla quale non avevo davvero controllo come ad esempio il mio recente problema di salute che avrebbe potuto renderti orfano di padre, come anche la preoccupazione per te o per le persone che amo, quando c’è qualcosa che non va o che potrebbe non andare (benvenuta ansia e benvenuta anche a te ipocondria) per il verso giusto.

Perché sto dicendoti tutto questo solo adesso? Qualche giorno fa hai conosciuto un’alunna della mamma che ha il nome del tuo astro preferito. Quando è entrata in casa ha riempito la stanza col suo sorriso e come una sensitiva è andata da tuo papà e gli ha detto che c’era qualcosa che non lo faceva stare bene, merito di un’empatia di livello superiore: una dote non comune che probabilmente è il contrappasso di ciò che la natura le ha tolto. Pensavo ai suoi genitori, alla sua mamma che era lì con lei, e non riuscivo ad immaginare come potesse sopportare quella condizione, come potesse vivere la sua vita pensando che sua figlia non sarebbe mai stata come gli altri, che non avrebbe mai provato alcune delle cose che provano tutti gli altri, che persino il suo tempo sulla terra avrebbe potuto essere inferiore a quello degli altri. Non posso certo dire di non aver mai pensato a queste cose ma, come molte altre questioni difficili da accettare, mi sono semplicemente imposto di non farne un problema, perché magari ciascuno attiva delle risorse interiori che non sa neppure di avere… e questo può anche essere vero però… beh, è molto facile quando stiamo bene e quando stanno bene anche i nostri cari, fare i guru e spiegare agli altri quanto sia utile vivere con leggerezza e lasciare andare quello che ci fa stare male, anche a costo di attuare quel “sano egoismo” che ti rende distaccato dal dolore di chi ti circonda. Non è difficile se ci credi! Basta evitare i reparti degli ospedali dove mettono le persone a morire, disertare i funerali, evitare i cimiteri… beh.. ci sono tanti modi anche se tuo padre, per fortuna, non si è spinto così avanti.

Sai, a proposito delle persone che semplicemente muoiono, perché è una cosa che succede e non puoi farci niente, hai mancato di conoscere un bisnonno che sarebbe andato matto per te. Quand’ero piccolo stavo spesso con lui e con la tua bisnonna che, coi suoi 99 anni (quasi 100), ancora resiste. Non so perché, ma del nonno ricordo sempre quando mi portava al bar a gustare quella fantastica fragolata con panna mentre lui beveva il Nano ghiacciato dopo aver passato la mattinata in giro saltando muretti a secco, e gironzolando per la “timpa” della campagna ragusana che amava tanto. Quando ha iniziato a stare male, lo andavo a trovare sempre meno perché mi sentivo a disagio nel vederlo diverso da come lo ricordavo da bambino. All’inizio ho pensato che fosse perché lo vedevo arrabbiato e questa cosa destabilizzava la mia illusoria “leggerezza”; adesso ho capito che la verità era che non sopportavo l’idea che stesse morendo, e cercavo in tutti i modi di far si che quella consapevolezza restasse seppellita il più a fondo possibile, perché in fondo a tutta quella saggissima roba del “moriamo perché nasciamo” non ci credevo davvero, o meglio… ci credevo solo a patto che né a me né alle persone che amavo, succedesse mai.

Quello che ho fatto con mio nonno, lo sto ripetendo anche con la tua bisnonna, con la differenza che adesso non mi prendo più per il di dietro e so che vorrei essere altrove quando la vedo così sofferente e triste per la sua condizione, sperando quasi che se ne vada presto in modo che possa smettere di soffrire per la sua vecchiaia per così togliermi il pensiero di quella sofferenza brutale che si prova col distacco, ed iniziare ad abituarmi alla sua assenza. Sono stato sempre una persona ansiosa, quando c’è qualcosa che mi turba e mi preoccupa voglio che accada subito, non riesco ad aspettare senza far nulla, preferisco togliermi subito il pensiero. Adesso c’è la tua operazione, ed anche la mia… ecco, vorrei fosse già quel giorno, anzi… vorrei che fosse già stato ieri e che oggi non debba pensarci più. Sono così anche quando questa vita inizia a sabotare il nostro corpo, quando la sofferenza e l’angoscia prendono il posto della gioia e del benessere. Sento una profonda angoscia e preoccupazione al pensiero che anche i miei genitori, i tuoi nonni, un giorno se ne andranno, e non so quanto riuscirò a sopportare la loro sofferenza, non so se resisterò all’impulso di fuggire lontano. A proposito di quanto ti ho appena detto, ti dirò una cosa che ti farà sorridere: è stato il film “Sette minuti dopo la mezzanotte” ad avermi fatto riflettere sull’argomento, e questo film è tratto da un romanzo per bambini… lo crederesti? Avrei dovuto imparare la lezione da bambino e non a 40 anni suonati. Posso addurre a parziale giustificazione il fatto che mi sono arrivate tante suggestioni dalle filosofie orientali, da Jodorowsky e co., con tutta quella storia dei legami che non devono limitare il nostro spirito.. ma katz… noi siamo individui e non siamo abituati a considerarci come tante formiche che finiscono tutte per reincarnarsi in altro, che la vita è solo sofferenza etc etc etc. In fondo seppure mi abbia affascinato, quella filosofia di vita non era per me, non lo era mai stata, ed ahimè mi è servita solo da scusa per “scappare”.

Oggi però non riesco più a fuggire (non che non voglia, proprio non ci riesco), mi lascio condizionare anche da ciò che potrebbe succedere (vedi la questione della tua pallina ballerina) e quella leggerezza di cui andavo così fiero, beh… si è trasformata in un macigno che mi ha trascinato sulla terra, forse con eccessivo fervore. Ultimamente mi sono chiesto se è il fatto d’essere diventato il tuo papà che mi ha reso più pauroso, perché credimi se ti dico che non so cosa farei se dovesse accaderti qualcosa, se nel corso della tua vita una maledetta cellula del tuo corpo decidesse di crearti una disabilità. Da quando sei arrivato nel mio mondo, tutta quell’illusione sul dover vivere con leggerezza, perché in fondo nessun problema era mai un problema, che tutto sarebbe andato bene se lo avessi voluto, ecco… quella fandonia che mi sono raccontato dopo aver deciso che le questioni decadenti facevano parte di una mia personalità passata che cercava di trovare il suo posto nel mondo con l’essere unico e maledetto, l’ho spogliata di tutti i veli per guardarla fino in fondo e capire che era solo un prodotto della paura, la paura di soffrire per la morte di qualcuno che amo, la paura di non trovare il mio posto nel mondo e dover vivere di rimpianti la vecchiaia, la paura di andarmene e non lasciare nulla perché non c’è nessun dio ad aspettare etc etc.

Adesso, visto che tu sai meglio di me che le paure vanno affrontate e non ignorate (come ti ripete sempre la mamma), ed affronti tutte le tue piccole/grandi preoccupazioni da bimbo come quella di andare sott’acqua o di sbucciarti il ginocchio cadendo dalla bici e il recentissimo spauracchio della dark ride che abbiamo fatto a Gardaland, quella di Jumanjii, dove proprio non ne volevi sapere di aprire gli occhi quando calavano i ragni o dal muro fuoriusciva la grande mano di pietra; ecco, proprio in funzione di come istintivamente agisci, non farai fatica a comprendere come sia stato per me profondamente sbagliato non solo fuggire le mie paure, ma farlo con la scusa della leggerezza. Rispolverando un po’ il mio vecchio cinismo e la mia visione materialistica dell’esistenza potrei azzardare l’idea che dopo aver fatto un figlio diventiamo apprensivi perché è la natura a programmarci così, perché in caso contrario non avrebbe garantita la prosecuzione della specie. Questa teoria meccanicistica che credo piacerebbe tanto a Darwin (leggi l’evoluzione della specie) mi convince molto più della favoletta di un dio che a conti fatti dev’essere molto crudele a metterci dentro il cuore questo amore sconfinato per un figlio solo per vedere il suo giocattolino andare avanti nel suo gioco di ruolo.

Io non so come me la caverò da questo momento in avanti, se confronto la mia vita con quella di altre persone meno fortunate mi sembra incredibile d’essere stato così privilegiato, perché non ho mai avuto a che fare con il dolore di un genitore il cui figlio non è sano e splendido come te, ed entro in ansia e mi spavento al pensiero che tutto questo possa cambiare.

Ecco, volevo dirti solo questo, raccontarti di come grazie a te ho capito che vivere la vita con leggerezza non significa avere una scusa per fuggire dalla paura, quando penso a te so che non potrei mai allontanarmi e che vivrei ogni tuo dolore come fosse il mio e anche di più. Qualche tempo fa, quando facevo il cammino, credevo che ci fosse Qualcuno più in alto che si prendeva cura dei suoi figli, anche di quelli meno fortunati che comunque avrebbero avuto un posto speciale accanto a Lui. Adesso però, assistere alla vita così com’è davvero ha quasi del tutto soffocato quel bellissimo stato di coscienza, portandomi a considerare che alla fine siamo solo pezzi di carne che vanno in giro per un po’ di tempo e che poi se ne vanno, alcuni anche prima del loro tempo.

Quello che mi sento di dirti quindi, alla fine di questa lunga discussione che probabilmente è servita prima a me che a te, è solo questo… usa la leggerezza per le questioni non importanti, ma affronta col coraggio che hai in quantità ciò che va affrontato. Usa la leggerezza per non prenderti troppo sul serio, ma torna sulla terra con tutta la forza che serve quando si tratta di combattere per quello che ritieni giusto, per stare vicino alle persone che ami quando soffrono o stanno per andarsene, perché la vita non è facile e stare al mondo può essere davvero difficile, specie per chi fugge di continuo dal proprio drago.

TI voglio bene e ti auguro tutto il bene del mondo.

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

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