Io e la vita

4 Febbraio 2001
4 minuti di lettura

Il mio rapporto con la vita??!! Bohhh! E chi ha un rapporto con la vita che possa essere definito in parole, che ci fate su questo link… tornate alla home page!!!

Ok Ok, spero non mi abbiate preso in considerazione, fatto sta che è difficile definire il nostro rapporto con la vita o meglio sintetizzarlo al punto che non necessitino ore, giorni, mesi di lavoro per buttarlo giù su carta.

Personalmente mi ritengo piuttosto lunatico e non potrei mai dare un giudizio definitivo sul mio rapporto con la vita. Ci sono giorni in cui la prenderai a calci nel sedere, giorni in cui esser nato o meno non ha grande importanza, giorni invece in cui sento persino il bisogno di ringraziare qualcuno (stendo un velo pietoso sul chiaro riferimento intrinseco nella parola) per avermi donato questa “forma”.

Credo nelle energie interiori che si cibano delle nostre angosce, come credo nel fatto che la vita è nella maggioranza dei casi una vera paranoia.

Credo nella creatività, anzi sono convinto che proprio il comporre e il creare siano le uniche cose che ci permettano di sfuggire al nichilismo rassegnato o non (come nel caso dei suicidi).

E allora! Non sta giusto in questo il mio rapporto con la vita?! Sarebbe facile rispondere con un si, ma non riesco proprio, anche perchè rapporto con la vita non equivale al rapporto con noi stessi ma bensì con l’energia che ci nutre, e pertanto non bisogna interrogarsi sul senso delle nostre azioni ma bensì sul senso di tale energia.

Comininciamo dagli albori: chi, come, dove, quando. Beh, credo che queste quattro domandine non siano solo il modus agendi di un giornalista ma bensì le classiche domande che ci poniamo noi comuni mortali quando cominciamo ad interrogarci sui perchè dell’esistenza.

Chi: un dio naturalmente (e perdonate il carattere minuscolo)
Come: con i suoi poteri fantastici
Dove: nel nulla tanto per cominciare
Quando: miliardi di miliardi di anni fa
Non ho nessuna intensione di criticare quelle che sono le risposte che moltissime persone si danno giorno per giorno nelnostro fottuto pianeta ma solo discutere di ciò che accade quando alla prima domanda rispondiamo con “nessuno”. Sostituendo alla prima risposta il termine nessuno si ricorre alla logica constatazione che l’universo c’è sempre stato e che noi siamo semplicemente il frutto dell’evoluzione della materia, giacchè affermando l’essere bisogna necessariamente negare il nulla e quindi concedere all’essere l’eternità. Le altre tre domande perdono naturalmente significato, continuando ancora ad ignorare il fatto che possano averne qualcuno anche con le risposte pre-citate. Ma dove sta il problema allora, sono materialista e credo nella morte biologica… che bisogno ho di farmi altre domande? La storia insegna che il percorso spirituale del religioso è sicuramente più breve di quello dell’ateo più convinto; non è una verità la constatazione della non esistenza di dio? E non dovrebbe essere questo un solido scoglio sul quale riposare? Credo di si, almeno fino a quando non si smetterà di credere anche in questo…. touchè, ecco il vero problema dell’ateo che si scontra col relativismo. A parte i casi in cui si vive la disgrazia di diventare religioso, il credere in qualcosa che è relativa in quanto solo interpretazione soggettiva porta a negare qualsiasi cosa e ad affermarla nello stesso tempo; ma non è questa un’autonegazione di concetti? Non si arriva con tale ragionamento al nulla delle verità, in nihil appunto? Se sono nichilista significa che non credo in realtà nè nell’una nè nell’altra verità senza peraltro essere un agnostico, fede in nihil significa semplicemente fede in niente poichè niente che riguarda il senso dell’esistenza può essere spiegato, in quanto non ha senso parlarne. L’uomo giudica secondo il proprio metro e non può interrogarsi sull’esistenza giacchè, nel concetto, essa sfugge dalle sue realtà tangibili. Potrei portare come esempio l’infinito: possiamo accettare il concetto di infinito ma mai comprenderlo, sarebbe come comprendere il numero più alto che ci viene in mente; allo stesso modo dobbiamo accettare la realtà della nostra esistenza senza tuttavia poterla comprendere. Il trionfo di NIHIL.

Naa, non credete che sia facile sopravvivere a questo. Anzi, se devo essere sincero mi sarei suicidato già da tempo. Fortunatamente madre natura ha provveduto a dotarci di una trascurabile qualità: la capacità di provare emozioni. Certo non è bello pensare che quando ti innamori quello che ti fa passare l’appetito e perdere il sonno è solo il frutto di una banale anfetamina che gioca a golf con i tuoi neuroni. D’altra parte al provare tale sentimento il tuo “cuore” comicia a dettarti dolci parole, componi poesie, idealizzi l’oggetto della tua passione, soffri e ti masturbi il cervello in continuazione… insomma, ridimensioni una fottuta reazione chimica che nel caso delle bestie si ridurrebbe ad una sempice scopata. E forse sta proprio in questo la grandezza dell’uomo, ciò che sopra ogni altro essere lo rende degno di riconoscersi come l’essere superiore, la capacità di ridimensionare le proprie “istintive” emozioni. Beh, questo non significa che se credi che la tua donna sia un dono del cielo e poi lei ti lascia per un culturista senza cervello ridimensionare il sentimento sia una cosa sbagliata, tutti commettiamo degli sbagli e idealizzare una persona significa andare oltre il semplice ridimensionamento di un sentimento. Ma anche questo non me la sento di giudicarlo sbagliato, perchè se è vero che l’uomo è l’insieme dei suoi ricordi allora è anche vero che dall’esperienza si può solo imparare a migliorare le proprie capacità. E’ vero, parafrasando il grande Anthony Hopkins in Viaggio in Inghilterra, che il dolore altro non è se non lo scalpello che ci aiuta a raggiungere la perfezione. E allora ben vengano tutte le relazioni andate male, ben vengano le delusioni di ogni tipo, tutte le porte si aprano di fronte al dolore che “fa parte della felicità di ieri e prepara quella di domani”.

Qualcuno mi ha accusato da poco di tradire il movimento nihilista. Beh! Francamente ho poche risposte da dare all’enigmatico individuo che ha scritto le quattro righe di fuoco, penso di essere una persona che ha in odio lo stesso concetto di movimento che per definizione rappresenta fede in qualcosa quando l’unica verità che l’uomo può inseguire è quella della propria esistenza.

E allora grido al mondo: VOLONTA’ DI POTENZA… non è questo che il buon Nietscke sosteneva a danno del nichilismo?! E continuo a gridare “amor fati” perchè già abbiamo la grande fortuna di poter comprendere la realtà fuori da noi, di non essere delle creature passive.

W la coscienza

Nicola

(brano tratto dalla dismessa Nico Home Page 2001)

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

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