Svuota, respira, riprendi
accoglila fra le tue braccia
sale che frigge sulla pelle
mentre le fragranze si mescolano
Non c’è cuore che sia immune
al fascino indiscreto del nuovo
ma nei comuni la mente
non coglie le differenze
e lascia il vecchio a piangere s’una panchina erosa dalla speranza
Gli sguardi si incrociano, i tuoi occhi
così caldi
m’imbarazzano
e senza troppe cerimonie
gioco a bocce coi tuoi seni
ridacchiando per la conquista di Madre Russia
La prima è propedeutica:
ardore d’astinenza;
balzo da un lago all’altro
immergendovi il viso fino a soffocare
La seconda è lunga e possente:
vanità di ogni uomo;
trasformo ogni gemito in arida soddisfazione
ascoltando la velocità della sua pulsazione
La terza è lasciva:
bava che cola, buon appetito Afrodite;
corro come un diavolo
scaricando le reni s’una barca che affonda
La quarta è un addio:
povero e pazzo è morto Cupido;
non ho fatto niente
scagionatemi, sono innocente
E’ finita, alzo gli occhi che incontrano Ganimede
quando il piccolo corpo e le lunghe zampe
hanno già teso la trappola mortale per le fate farfalla
Le guardo dibattersi nella tela
a gridare per la loro vita
ma sul viso del ragno si disegna un sorriso
ed io resto a guardare
mentre le divora
E’ finita, avrò qualcosa da dirti, uomo del piano
“fuggi lontano
perchè questo non è un paese per sognatori
e chi vive d’amore
si prepari a morire”
E’ finita, adesso ritorno da me
con le calze anti vescica
ed il cappello largo
preparo il ginocchio per il grande salto
dove ha marciato l’ETA e poi in Cantabria
tra le colline ed il mare
virando nelle Asturias
per sprofondare in Galicia
Ritorno a me
sulla via
perchè sono tutt’altro che morto