Chi ama il rock, quello vero e non la macchina per far soldi dei giorni nostri, sa cosa vuol dire apprendere della morte di uno degli artisti che ha contribuito a rendere grandi quegli anni.
Jon Lord è stato un grande musicista. Non so dirvi molto dell’uomo perchè non lo conoscevo, ma conosco bene le sensazioni che ricavavo dal suo hammond in ogni disco dei Deep Purple, dai primi Shades of Deep Purple e The book of Taliesyn, per continuare con Deep Purple in Rock, Fireball, Machine Head, Burn, e lo splendido Concerto for Group and Orchestra dove Jon ha sicuramente dato il meglio di sè.
Buona parte delle emozioni che è capace di regalarti la musica le ho conosciute grazie ai Deep Purple ed alla forza trascinante dell’hammond rumoroso di Jon Lord, che ho avuto l’onore di vedere dal vivo a Palermo lo scorso anno e che, anche senza i fedeli compagni, mi ha regalato qualche momento di vera emozione. I suoi piccoli/grandi contributi all’umanità hanno segnato profondamente buona parte del mio sentire, perchè è questo che fa il rock, t’insegna ad esplodere fragorosamente e senza vergogna per poi ricomporti nel tuo stesso corpo con i brividi che corrono lungo la schiena e la voglia di vivere portata all’ennesima potenza.
Credo di non avere altro da dire se non ringraziarlo per quanto ha dato a tutti gli appassionati come me. Il suo corpo è consegnato alla terra ma la sua anima continuerà a suonare nei giradischi di molte altre generazioni: credo che la parola immortalità significhi anche questo.
Girando in rete ho trovato questo bel video estratto da un concerto del 1972 a Copenhagen, perfetto per chi vorrà scambiare un pò di tristezza con me in questo giorno, ed anche per chi avrà modo di conoscerlo da questa esibizione.
R.I.P. Jon Lord