Vorrei poterti parlare di me
stupido uomo, amante egoista
per strapparti quella corazza di superficialità
unica difesa della tua gretta spiritualità.
E a voi, timorosi procreatori
complici mostruosi
degni di ogni sorta di biasimo
vecchi quanto il mondo.
I miei ossequi creature dal volto umano,
il mio più profondo disprezzo giganti amorfi,
un canto barocco è quanto mi nasce dentro,
lucido e disperato…
Porgetemi il vostro cuore così che io possa schiacciarlo
e poi modellarlo a mio piacimento,
gira questo mondo portando necessariamente seco il male del vivere.
Vola questo tempo trascinando impietosamente seco i nostri momenti migliori…
ed io, stravolto, assisto convivendo con tale assurda necessità,
io, invecchio dentro… e non posso fare nulla.
Un canto barocco è quanto più mi preme adesso,
uditelo disgustosi aguzzini, udite il mio canto.
Libertà, quale ingenuità crederci
Uomo, che stupida bestia!
Cento pozzi ho scavato per meritarla…
non potevamo fare a meno di seguire
quelle orme preoccupanti, informi, sul percorso…
LIBERTA’, che ipocrisia credere che sia di questa terra