Di notte mi ritrovo a fissare il soffitto, la lampada di pelle definisce i contorni delle cose, anche quelli della mia anima.
Scolpita nel bronzo un’immagine sale al di sopra di me, viene da dentro, è un rigurgito del passato. Insolente si ferma a due passi dal mio viso e mi fa le smorfie, poi rotea molte volte, e così facendo genera un vortice di particelle del colore del sangue.
La lampada brucia, la lampadina esplode in minuscoli frammenti che raggiungono ogni parte della stanza, sento dolore al viso, mi strappo una scheggia dall’occhio.
Il fuoco si spegne: sono avvolto nel buio, la sento respirare, è ancora lì, immobile.
Sono paralizzato dalla paura, fatico a muovere le gambe, il collo non si stacca dal cuscino, una vibrazione si stende sulle doghe di legno macero del mio letto, poi uno scossone. Salto giù dal letto verso la porta di ferro, è bloccata, sbatto forte i pugni fino a ferirmi, picchio ancora sul ferro, le ossa si spezzano, le mani si piegano, il letto saltella per la stanza, urlo fino a che il fiato non finisce, poi urlo ancora, e ancora, e ancora fin quando la gola non mi brucia.
Una luce, grido, datemi una luce!
un abbraccio:)