Questa volta voglio spezzare una lancia in favore della religiosità.
MI scaglio contro il luogo comune secondo il quale i vecchietti, poverelli, vanno in chiesa perchè non hanno niente in cui sperare, per i quali, quindi, Dio altro non è se non l’ultimo scoglio al quale appigliarsi per evitare di sprofondare nel nulla della disperazione.
Se da una parte è vero che l’uomo, al tramonto di propria vita, suole convertirsi e frequentare più assiduamente i luoghi della cristianità, è anche vero tuttavia che, prima di questo, ha ben altre cose a cui pensare, cose che soddisfano la sua esteriorità: lavoro, soldi, donne, beni materiali… forse anzichè dire che l’anziano si avvicina a Dio per comodità, è meglio dire che l’anziano, proprio perchè al tramonto della propria vita, riesce a dedicare più tempo alla propria interiorità, ed è proprio lì che scova Dio… è di certo vero che ci sono atei irriducibili come anche credenti appassionati; l’uomo comune però segue strade abbastanza uniformi e se solo in tarda età può scoprire le gioie di una vita interiore, non sarò certo io a biasimarlo nè a criticare una scelta spirituale che non può fare altro che rendergli più gradevole il passaggio.
Sono contento di sentire un commento favorevole. Attualmente si apprezza ogni forma di spiritualismo, religiosità o autodeterminazione: fino a quando l’uomo viene posto al centro del proprio credere si è pronti ad affermare che ciascuno segue la propria strada e per questo merita rispetto. Il cristianesimo è qualcosa d’altro: è l’incontro con una persona, Cristo risorto dai morti che per amore dona a noi questo suo potere. Ecco allora che in tal caso nessuno è più disposto al medesimo ragionamento e con gran facilità si arriva al disprezzo: amore o odio. Sicuramente dipende dal fatto che è l’unico annuncio che davvero ha il potere di cambiare qualcosa e divide marcatamente chi crede da chi no. Infatti, a ben pensare, cosa condiziona di più la nostra vita se non la paura della morte? In ogni sua forma: dalla paura di soffrire o di non essere amati (piccole morti) alla paura di non sopravvire ai nostri giorni sulla terra.
Ciao, a rileggerci.
Enrico