9 Settembre 1995 ore circa le 16

9 Settembre 1995
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Quant’è bella la mia casetta di campagna OILI’ OILA’.

Mi sento tanto confortato da questo tavolo sul quale scrivo e dalla vista che si gode dalla finestra che mi sta di fronte che mi verrebbe voglia di dormire aspettando di essere svegliato dall’arrivo della più bella dolce e straordinaria persona che la vita mi ha concesso di incontrare. Pensare che qualche giorno fa  ho rischiato di perderla per sempre mi fa venire i brividi. Quante cose avrei da raccontare, ma ho paura che finirei per rendermi ridicolo alle tue pagine, in fondo è assurdo come, nonostante le mie conquiste razionali e i comportamenti che ad esse sono seguiti, continui a trovarmi ancora insieme a lei: le vie di Superamore sono assurde e misteriose. Tre giorni fa ha avuto inizio la mia ultima folle crociata contro di lei, i miei pensieri erano saldi come le mie azioni. L’indomani, quando il sole era già calato, dopo averle parlato in radio, o meglio dopo non averle detto nulla, sono crollato in uno stato ansioso – depressivo, il mio cervello si è dimostrato incapace di sostenere il peso delle sue frasi, come intorpidito dall’effetto di dieci spinelli mi sono accasciato in un angolo della grande stanza che funge da salone, e quando lei è venuta a chiedere spiegazioni non osavo neppure sollevare lo sguardo per la paura di scoppiare in lacrime… non ho mai provato un’esperienza simile, ho avuto paura che non sarei più riuscito a liberarmi da quella terribile morsa che mi stringeva il cuore, da quella paura di un domani senza lei e, quando mi ha teso la mano, gliel’ho stretta con forza portandola al mio viso e poi ho potuto concedermi un abbraccio liberatorio, stavo quasi per aprire i rubinetti. Eccoti la cronaca degli ultimi avvenimenti: un mercoledì come tanti altri, nella mia testa le solite paranoie. Apprendo con delusione che il D.J. del K. avrebbe fatto regia a Cristina ben presto, altre occasioni per stare con lei che vedevo svanire, il triste inverno non ancora arrivato non mi aveva mai fatto tanta paura, non poter stare con lei neppure quelle poche ore in cui era impegnata a fare il programma mi rendeva furioso. Ho cominciato a bombardarla con la freddezza che contraddistingue le mie azioni quando sono incazzato, ho evitato di parlarle, mi sono tenuto distante dalla sala trasmissioni e mezz’ora prima della fine del programma non ho resistito e ho levato le tende.

Verso le sei e mezza sono ritornato, mi è toccato farmi il programma da solo senza gli abbracci della persona più cara che abbia mai potuto incontrare… benché me la fossi cercata speravo che venisse, in modo da poter parlare delle ultime paranoie.

L’indomani ho saltato il corso, aspettavo che si facesse vedere in radio e con questa speranza intorno all’una e mezza mi allontanavo con un solo proposito, non considerarla per tutto il pomeriggio. Proposito ben realizzato… solo quando lei mi ha inchiodato con la frase: come siamo bravi a sciupare le occasioni, dopo aver tentato di incitarmi alla conversazione dalla fine del suo programma fino a quando non è andata via, mi sono reso conto di quello che stava accadendo, ci stavamo allontanando, io non sono stato in grado di fermarla quando è uscita dalla porta. Sono rimasto in radio aspettando la sua telefonata che puntualmente è arrivata e lì ho sfogato le mie preoccupazioni per il futuro, lì ho dichiarato la mia incapacità di separarmi da lei, ché Superamore è una malattia da cui non puoi guarire, che può essere piacevole come molto dolorosa, le mie parole procedevano a singhiozzi, i miei occhi si inumidivano, le parole fluivano senza freni e al momento del riaggancio ci siamo lasciati con la promessa di incontrarci  in radio, ho riflettuto a lungo: l’egoismo non doveva prevalere, sarei stato come tutti gli altri se l’avessi lasciata con le lacrime agli occhi, se avessi  dato tutta la colpa a lei.

Quando è arrivata in radio avevo già la parte pronta: quanto sono brutte le illusioni, ma se te ne rendi conto puoi sopportare le delusioni, in fondo tu sei come Ivana, molliamoci adesso prima che ci si affezioni troppo… e altre stronzate simili condite da espressioni facciali piuttosto tranquille e sprezzanti. Lei sembrava assecondare ogni mia frase, non dava segni di dispiacere, mi chiedeva il perché di quel cambio di tono: al telefono così tragico e adesso così tranquillo; ed io mi giustificavo con discorsi del tipo l’ho accettato razionalmente e altre cose simili, ma al tempo stesso sentivo salire dentro me un’indescrivibile angoscia che mi causava persino dei tic che lei sembrava notare con aria ironica e soddisfatta, francamente non mi spiegavo cosa mi stesse capitando, era forse Superamore che stava tramando qualcosa di tragico per il mio corpo?! Quando sono arrivati i ragazzi e lei è passata nell’altra stanza per parlare di alcune questioni di lavoro, ho notato come fossi praticamente rimasto ipnotizzato dalla piastrina di plastica che stava sotto la maniglia della porta e di come pian piano stessi per perdere il controllo di me stesso. Sentivo una frase che tuonava dentro me e ripeteva “L’hai persa, è finita”, ed io benché non volessi ascoltarla mi sentivo come se stessi impazzendo, mai provata una  sensazione simile, le poche forze che mi erano rimaste le convogliavo interamente ad un unico scopo, impedire che le mie ghiandole lacrimali scaricassero il loro contenuto. Quando lei si è accorta di quel mio cambiamento ha giocato con l’ironia, non aveva creduto alla commedia sin dall’inizio e adesso mi sfotteva con sarcasmo. Poi, quando sono crollato sul pavimento con le mani sul volto e le dita che facevano pressione sotto gli occhi perché prevenissi la fuoriuscita di lacrime, lei mi si è avvicinata. Non ricordo le sue domande, so solo che le rispondevo meccanicamente, cioè spontaneamente, la mia ragione era persa in qualche strano terribile universo, Superamore ha lasciato che parlasse solo il cuore. Ricordo che la normalità è sopraggiunta solo quando l’ho stretta forte a me sussurrandole all’orecchio che non potevo fare a meno di lei. Una notte infernale mi attendeva, ero tormentato dai rimorsi, perché quella scenata, se solo fossi andato via prima avrei dimostrato a me stesso di non essere egoista e invece volevo che lei capisse che stavo male per causa sua. Queste paranoie si sono dileguate il giorno seguente, con qualche intoppo provocato dalla mia incapacità di sostenere quell’insieme di parole che solo lei è in grado di mettere insieme in quel modo. Nonostante tutto aveva apprezzato quello che era successo il giorno precedente, adesso aspettava che io confermassi la fiducia che riponevo in lei… niente da fare, non desistevo, le ho scaricato in una volta sola tutte le mie frustrazioni: “Per te è facile avere fiducia in me, sono sempre a tua disposizione, non ti ho mai dato modo di avere dubbi sul mio folle Superamore, tu invece scegli F., preferisci continuare in questo modo… etc. etc.” Lei si è rabbuiata, abbiamo discusso a lungo prima che cominciasse  il programma. La sua reazione è stata fondamentale, ha tranquillizzato la mia ragione, forse sarà stato anche merito dello sfogo, forse Superamore ci avrà ancora messo lo zampino, fatto sta che dopo le quattro ero un’altra persona. Tutto si è sistemato per il meglio, non ho contato le volte in cui l’ho abbracciata e le volte in cui gli altri ci hanno sgamato perché troppe. Adesso la aspetto.

Perdonami se sono troppo sintetico, sono stanco, ne ho passate tante. Amo Cristina, eccessivamente, troppo, con tutte le mie forze… quando arrivi amore.

Allucinazioni del 16 Settembre 1995 Sabato

Sento che la mia mente sta per scivolare in un altroquando indefinibile.
Avverto un profondo malessere, un disagio esistenziale che torna a proporre i soliti temi:
la morte, il senso dell’esistenza, io.
Ridicolo e umiliato giaccio su una triste sedia da regista,
di fronte l’amico di una vita, accanto Superamore personificato.
Comprendo di essere oggetto di scherno,
come comprendo l’assurda e triste situazione…
nulla cambia col tempo,
il dolore torna anche quando si crede che tutto stia andando per il meglio.
Non c’è scampo al male del vivere,
lo si può solo accettare,
ché nulla può cambiare,
ché ciò di cui abbiamo bisogno non possiamo plasmarlo a nostro piacimento.
Superamore non conosce tutto questo,
impegnato com’è a sconvolgere il mio corpo e la mia mente,
non si cura delle circostanze, non si preoccupa delle conseguenze,
è imprudente, non gioca le sue carte in maniera intelligente,
è qualcosa che scarica energia che poi disperde,
è un terribile mostro che si fa beffe dell’uomo che possiede,
che idealmente gode a mutare, confondere, annientare la ragione.
Nessuno può tirarmi fuori da questo baratro,
per anni ho vissuto in questa solitudine,
adesso mi sento come se mi fossi svegliato da un sogno meraviglioso…
un illusione scaturita dal bisogno inconscio di possedere anch’io,
come gli altri,
una piccola fetta di paradiso.
Sogni: le splendide giornate passate insieme…
e poi la realtà… qualcuno la cerca,
limiti paurosi, assenza di libertà.
MA NON  POSSO FARE A MENO DI LEI.

Si sono lasciati venerdì scorso, ci siamo visti più frequentemente, ma nulla sembra realmente cambiare, il loro riavvicinamento è solo rimandato. Intanto…

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

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