Sento la mia mente che sta per scivolare in un altroquando indefinibile.
Avverto un profondo malessere, un disagio esistenziale che torna a proporre i soliti temi:
la morte, il senso dell’esistenza, io.
Ridicolo e umiliato giaccio su una triste sedia da regista,
di fronte l’amico di una vita, accanto Superamore personificato.
Comprendo di essere oggetto di scherno,
come comprendo l’assurda e triste situazione…
nulla cambia col tempo,
il dolore torna anche quando si crede che tutto stia andando per il meglio,
non c’è scampo al male del vivere, lo si può solo accettare,
ché nulla può cambiare,
ché ciò di cui abbiamo bisogno non possiamo plasmarlo a nostro piacimento.
Superamore non conosce tutto questo,
impegnato com’è a sconvolgere il mio corpo e la mia mente,
non si cura delle circostanze, non si preoccupa delle conseguenze,
è imprudente, non gioca le sue carte in maniera intelligente,
è qualcosa che scarica energia che poi disperde,
è un terribile mostro che si fa beffe dell’uomo che possiede,
che idealmente gode a mutare, confondere, annientare la ragione.
Nessuno può tirarmi fuori da questo baratro,
per anni ho vissuto in questa solitudine,
adesso mi sento come se mi fossi svegliato da un sogno meraviglioso…
un illusione scaturita dal bisogno inconscio di possedere anch’io,
come gli altri,
una piccola fetta di paradiso.
Sogni: le splendide giornate passate insieme…
e poi la realtà… qualcuno la cerca,
limiti paurosi, assenza di libertà.
MA NON POSSO FARE A MENO DI LEI.