Se avessi potuto scriverti ieri mattina ti saresti trovato di fronte ad un Nicola completamente sfiduciato nelle sue capacità di recupero. Fortunatamente a quello stato d’animo molto simile a quello tragicamente sperimentato mercoledì mattina si è aggiunta una maggiore consapevolezza del proprio stato, che in realtà quell’angoscia cui non riuscivo a dare una spiegazione poggiava le sue basi sull’incapacità di accettare una vita senza lei, sull’incapacità di credere che un’altra persona avesse potuto darmi la serenità dei sei mesi passati con la mia dolce defunta, sull’incapacità dunque di credere che mi sarei dovuto “bastare”. Mercoledì sera Cristina è arrivata in radio come l’angelo che ho sempre conosciuto, si è persino scusata di avermi risposto male quando in quella tarda mattinata di mercoledì le ho telefonato disperato. – Divento una caina quando mi svegliano… – ha dichiarato per giustificarsi. Questo il discorso conclusivo ad una storia che a malincuore sono costretto a cancellare:
– Volevo solo dirti che ho realizzato il proposito di cancellare questa storia, la risposta che mi hai dato questa mattina nonché il tuo comportamento di ieri mi hanno convinto che nulla in te è come una volta e che in fondo non vuoi più saperne di ricominciare –
Non saprei dire se sorpresa fosse l’aggettivo adatto per definire la sua espressione quando concludevo quella frase, difficile per me trattenere le lacrime, difficile per lei recitare questa volta:
– Vuoi dirmi che per me non conti più nulla perché ieri non sono uscita con te? Ieri sono stata invitata alla festa di L…. non potevo mancare e oggi appena svegliata cosa potevi pretendere… – ha risposto lei.
La interruppi – Avresti fatto qualsiasi cosa per stare con me e mi vieni a raccontare che la festa di una persona che hai conosciuto da pochissimo era più importante del concedermi una serata in cui avremmo dovuto discutere di tante cose? E come la metti poi con “il giorno riservato a Nicola”, credi che sia un oggetto… non vuoi più legami con nessuno e questo l’ho capito, solo quel lunedì sera ero troppo spaventato per realizzare che il mio amore non poteva nutrirsi nella condizione di servilismo cui volevi portarmi, se un legame mi univa a te era inaccettabile che per te non fosse la stessa cosa. Fin quando non mi hai dato modo di dubitare del tuo amore con tutte quelle promesse, non sorgevano in me quelle contraddizioni che adesso mi spingono a ripudiare Superamore, a considerarlo solo come un tentativo passato di elevarsi al di sopra dell’umana condizione. Con questo non dico che non abbia provato per te tale sentimento, solo è stato pericoloso, come si è dimostrato, sfidare la natura umana.
– Ma io non ti ho fatto alcuna promessa… –
– Falso, nelle tue lettere troverai centinaia di promesse compresa quella che se anche mi fossi innamorato di te, non mi avresti abbandonato –
Insisteva sul fatto che io fossi cambiato e che quelle promesse non erano più valide, ma perché non dire semplicemente che era stata lei a cambiare, perché volere a tutti i costi camuffare la verità; forse voleva uscirsene pulita o forse era solo “convinta male”. Questi dubbi mi angosciavano ma in ogni caso dovevo dirle la verità:
– Cristina è morta, adesso di fronte ho solo una persona di cui sono perdutamente innamorato, per non impazzire ho dovuto accettare questo dato di fatto –
Ha cercato più volte di mettermi in crisi gridando che non era al mio servizio, che poteva fare ciò che voleva, ma la cosa non mi turbava più di tanto perché se ciò che voleva non era stare con me stava a significare che non mi amava più.
– Adesso sono innamorato di te, vuoi stare con me?! No! Bene, non mi resta altro da fare che dimenticarti, la Cristina di una volta è morta e insieme a lei è defunto anche il famoso nobile sentimento, e se dovesse per caso risorgere quella ragazza che ho imparato ad amare e dalla quale ho ricevuto in pari proporzione lo stesso amore, Superamore non risorgerebbe in ogni caso. Non posso odiarti perché ti amo ma se devo stare con te devo essere sicuro che tu provi lo stesso per me e di questo adesso dubito fortemente. –
Ci siamo lasciati senza neanche salutarci, l’angoscia ha preso il sopravvento su di me unita però ad una forte rassegnazione. L’impulso di telefonarle è stato forte, ma altrettanto forte è stato il mio ego ad impedirmelo. Ancora passo da stati d’animo non oserei dire tranquilli ad altri terribilmente angosciosi, ma so che passerà, so che riuscirò a farmene una ragione. Tutto ciò che mi ricorda lei devo allontanarlo, la campagna, la radio… non potrò più avvicinarmi in quei posti pieni della dolcezza di quei momenti.