Ancora una volta mi trovo a scriverti su di una scrivania bianca con fuori una luna che si riflette sul mare calmo come il cervello di un power. Ieri sono andato dalla mia dolce Ivana, sono piombato a casa sua in alta uniforme, praticamente con la paperino, esperimento inutile visto che lei ha imparato ad apprezzare esclusivamente quello che mi porto dentro e non le mie discutibili sembianze esteriori. Abbiamo parlato di un racconto di Maupassant, la solitudine, insomma della desolazione e della tristezza cui ci portano le illusioni. Il tedio di questi giorni e l’accidia che si è ormai impadronita del mio spirito stanno mutando sensibilmente il mio carattere sociale, cioè la parte di me che regola i rapporti con i propri simili. Non c’è ordine di sergente che mi va di contestare, umile e servile obbedisco agli ordini dei graduati logorati da quella psudo forma di potere che detengono, non nego che da una parte la cosa mi convenga, tuttavia non riesco a frenare gli scrupoli che nascono dalla più segreta parte di me che rifiuta ogni assoggettamento. Non so cosa mi stia accadendo, è come se avessi perso la forza di cercare dei punti di contatto con gli altri, non ho la forza di ribattere né di comunicare con chiunque, persino con gli amici sono più introverso… forse sono sulla strada dell’essere asociale.
Le ultime da Diario
“L’amore ti svuota l’anima […] questa stanza pulsa come un cuore di cartapesta”… questo è tutto
Il giorno della partenza si avvicina. Questa mattina stranamente mi sono svegliato preda di una inspiegabile
Mia cara Giuliana, è trascorso un anno esatto da quando ti ho consegnato la lettera che
In questo momento, dopo aver salato il professore, sono a Ragusa. Mi sono procurato l’attesissimo libro
Sono ormai ad un passo dal nichilismo; lentamente ciò in cui ho creduto si sta dissolvendo.