13 Giugno 1994 (lunedì) ore 19:35

13 Giugno 1994
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E’ passato un bel po’ dal mio ultimo intervento, dovresti scagliarti contro la mia pigrizia con la maggiore violenza possibile e godo nel constatare che non possiedi i mezzi per farlo, e poi consolati sul fatto che questo si ritorca principalmente su di me considerato che adesso tocca al mio povero cervello malato riassumere tutte le vicende di questi giorni. Mi rammarico solo di non poter esprimere con le parole con la stessa intensità emozioni che ho provato e superato, questo è sicuramente il grande limite del raccontare qualcosa “a distanza”: si perde la profondità del momento, è un po’ come chiedere ad un Leopardi, immaginariamente ricostruito dalla chirurgia plastica, circondato da splendide fanciulle e affermato socialmente, di trascrivere liricamente le emozioni provate quando era solo un povero gobbo senza amici. Beh, cominciamo da dove avevo lasciato l’ultima volta, ed in particolare al mio atteggiamento servile nei confronti dei maledetti graduati che infestano l’ambiente dove sono costretto a muovermi per lunga parte delle mie giornate. Adempiendo agli ordini con serietà e professionalità sto notando che sempre più radi sono gli interventi balordi di chi mi “ordinava” ad esempio di andare al bar a comprargli le sigarette e che puntualmente mandavo a fare in culo per direttissima, poi i miei caffè con la mosca piacciono persino al comandante, che in fatto di caffè è sempre stato molto pedante, boh, sarà quello schizzetto di carne e sangue che gli dà gusto. Nonostante non possa lamentarmi del trattamento che mi si riserva, nonostante ormai torni a casa molto spesso e non solo per la franchigia pulizia, non sono affatto soddisfatto di me stesso, torna ancora il vecchio interrogativo “Cosa ne sarà di me?”. Di tanto in tanto mi siedo ad un tavolo e butto giù qualcosa di memorabile, più spesso amo stordirmi fra le sublimi melodie del rock progressivo e, quando il tempo me lo consente, fuggo in qualche montagna per gridare dalla più alta cima che riesco a raggiungere il nome di Ivana… Ivana, mmm, mi sembra che appartenga ad un passato remoto cui sempre più spesso rivolgo lo sguardo con malinconia e tristezza. E’ arrivata l’estate e non posso più sperare di incontrarla in sala giochi, pensa che il mio record al flipper è ancora insuperato, non posso più sperare di rintracciarla a casa nella fascia oraria fra le quattro e le undici di sera, il suo silenzio poi mortifica l’entusiasmo che mi spingeva, nei bui giorni d’inverno, a cercare la sua compagnia. Non c’è niente di più terribile della solitudine che avverto in questo periodo, credo di aver distrutto completamente il rapporto con Alessandro a causa di un fatto imbarazzante che per discrezione evito di riportare su queste pagine, né ho intenzione di riallacciare un rapporto con Salvo, del resto il grande amicone del passato ha troppe cose ormai cui pensare per sprecare qualche ora in mia compagnia; almeno posso essere soddisfatto di aver dichiarato agli amiconi la totale mancanza di affinità fra i nostri spiriti, e in entrambi i casi ne sono uscito con le mani pulite, l’uno infatti si è tirato la zappa sui piedi e l’altro… l’altro, va beh, avevo detto che non te ne avrei parlato, lui sarebbe stato l’osso più duro, mai una volta che si sia tirato indietro quando gli chiedevo un favore e poi ci vedevamo quasi ogni giorno. Questo sabato l’ho trascorso con Andrea e co., niente di più squallido e triste. Domenica poi mi sono ritrovato a guardare per tutta la serata il soffitto della mia stanza quando non ero impegnato a rigirarmi fra le lenzuola in cerca della posizione migliore per prendere sonno. Questa volta sono rimasto davvero solo, non ho voglia di chiamare nessuno, lo stesso Giovanni mi dà da dubitare col suo comportamento da eremita devoto solo al suo dio, Max, il mio mega commilitone 27enne, frequenta gente con cui difficilmente riuscirei a trovarmi bene… va beh, si vede che ci avviamo davvero verso la completa dissociazione sociale. Mi si chiede di lottare, ma per cosa?!

Non si dovrebbe cercare dentro di sé
per allargare le proprie vedute,
perché invece deve essere importante conquistare
il rispetto degli altri, l’amore di alcuni
quando non c’è altra realtà effettiva all’infuori della mia solitudine.
Se provo a varcare i confini della mia natura
riesco a scoprirla in tutta la sua magnifica sublimità.
E invece sempre ad illudersi che si possa trovare una mano
che un giorno si stenda prodiga verso la tua
implorando un po’ di considerazione,
sempre ad illudersi che qualcuno
abbia bisogno della nostra commiserazione
quando non ha nessun senso
cercare nel vuoto oscuro del proprio cuore.

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

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