Venerdì 28 Dicembre 2001

28 Dicembre 2001
3 minuti di lettura

Sono sempre io, qui in ufficio con Giulia davanti a me che lavora tranquillamente al suo computer, a pensare, a riflettere su quanto possa essere balordo il cuore, su quanto cerchi in tutti i modi di aggrapparsi anche ad una strizzata d’occhio per ergerla a prova di un rinnovato amore. I miei pensieri sono tutti diretti verso la stessa direzione: e se lei mi amasse ancora? Ieri ho fatto una breve ricognizione mentale di tutte le nostre vicende, ho ricordato tutti quei momenti nei quali io e lei condividevamo “l’esistenza”. Ne parlavo con Riccardo che, con molta diplomazia, ascoltava solamente. Mi sono dato la colpa della fine di questa storia, la mia insicurezza, il mio egocentrismo, il non riuscire ad accettare Giulia che invece, da parte sua, aveva modellato buona parte del suo carattere per convivere con me nel migliore dei modi; certo, aveva peccato in romanticismo, non era mai stata troppo brava quando le chiedevo di dimostrarmi il suo amore, mancava in dolcezza e a volte in spontaneità, anteponeva molti bisogni “pratici” a quelli invece che riguardavano il nostro rapporto, insomma era tutto un catafascio, ed io me ne lamentavo in continuazione. Adesso mi chiedo se davvero sarei stato capace di lasciarla, se fossi stato capace di prendere la decisione che ha preso lei disinnamorandosi completamente di me. E’ questo che mi ha detto stamattina quando le ho chiesto cosa provava per me; mi ha spiegato che c’era qualcosa di molto vicino ad un affetto fraterno, sicuramente superiore a quello che si può provare per un amico (non nego che questo mi abbia fatto piacere, ma a che serve??!), ma niente più… in un attimo il mio cuore si era placato ma sapevo che la ragione stava nel fatto che, a questo punto, si accontenterebbe anche delle briciole per spingere la mia mente a tentare il tutto e per tutto con lei, ma la mia mente non ne vuole sapere, dovrebbe accettare la condizione di stravolgere il mio modo di amare e lo stesso mio carattere, dovrebbe d’un tratto progettare un futuro certo con lei e questo, aimè, non riesce a farlo perché sa benissimo che Giulia non è la ragazza adatta a me, non lo è… BASTA. Sono terribilmente legato perché è stata la prima storia veramente importante, la prima davvero intensa ma non per questo “giusta” per me. Ho chiesto aiuto, sto chiedendo aiuto e spesso sono costretto a sentirmi ripetere: è meglio così. Una frase che oggi sta bene ma domani no, perché all’alba sono sempre angosciato e non riesco a darmi pace, non riesco a stare bene.

Adesso lei è qui, soffrirò quando se ne andrà, soffrirò al pensiero che questa sera si andrà a divertire altrove senza di me, soffrirò all’idea che potrebbe innamorarsi di qualcun altro e non pensarmi più, la mia sta diventando una patologia molto vicina a quelli che soffrono del complesso dell’abbandono, sento che ogni giorno in più sia una misura che si aggiunge alla distanza che già si è creata tra noi due, una distanza che vuole solo lei e che io non riesco ad accettare… eppure, quando Viviana è venuta da me, quando mi ha detto che amava il mio modo di scrivere e di sentire la realtà, ho pensato a Giulia e non l’ho vista davvero importante anzi… forse è proprio questo ciò di cui mi devo rendere conto, a legarmi a lei c’è solo un sentimento e nulla più, un sentimento che mente a sé stesso per restare in vita, un sentimento che non ha più ragione di esistere e di questo ho bisogno di farmene una ragione.

Il mio cuore sta esplodendo ed esploderà, poi però si ricompone e ricomincia tutto daccapo.

Ecco, indovina cosa ho fatto adesso?! Mi sono alzato, sono andato al suo tavolo prendendo carta e penna, le volevo scrivere: l’unico modo per aiutarmi è parlarne. Ma per dire cosa?! Idiota che non sono altro, per dire cosa?!!! Quante volte ho bisogno di sentirmi dire che non mi ama più per dimenticarla?!! Quante frustrate ha bisogno di prendere il mio cuore per liberarsi di lei…

Ore 19:03

Mi aspettavo una giornata del katz e tale si è rivelata. Questo pomeriggio non ho neanche avuto il coraggio di andare in ufficio, che razza di incosciente ed imbecille che sono stato. Devo abituarmi ad averla ogni giorno di fronte e fuggo tutte quelle volte che mi prendono le crisi; non so più cosa aspettarmi, non so più cosa dover fare, sto subendo solamente e devo aspettare. Se solo adesso ci fosse Viviana a parlarmi come quella sera, starei meglio, potrei pensare ad altro. La prossima volta che mi si presenterà una buona occasione, devo agire con maggiore immediatezza. Adesso sono sfinito, quasi quasi salgo su dai miei… ho paura, paura di come andrà a finire, a nulla servono le parole degli altri, che tutto passerà e che ricomincerò ad amare magari con più maturità e selezione, a nulla serve pregare Dio, è qualcosa che riguarda me e solo me, devo uscirne senza l’aiuto di nessuno, non ho altre scelte, devo uscirne.

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

Giovedì 27 Dicembre 2001

Prossimo articolo

Lunedì 31 Dicembre

Le ultime da Diario

ci sono cose…

ci sono cose di cui nessuno deve scrivere, pensieri che non dovrebbero mai venire alla luce: oggetti, parole, suoni, mi penetrano la

Lettera a Totò

Pubblico una lettera di qualche anno fa scritta da una persona che non conosco che tuttavia è riuscita ad evocare il ricordo
TornaSu