Rabbia ancestrale che divora le carni,ululato che squarcia il velo della notte,mentre una pallida nenia si diffonde nell’aria anelante ai respiri. Un sottile rantolo che para la guerra sul campo ancora deserto:il silenzio, poi il boato e un grido e un altro.L’odio martella nelle orecchie e mille spade si infrangono in un tuono che sembra atterrire la piana intera.Ovunque sangue e dolore e spasimi e rantoli di rabbia o di morte.Poi,d’un tratto,il superiore silenzio, mille membra, prive di vita o agonizzanti, giacciono sul sangue che scorre a rivoli e si unisce o si discosta in torrenti ineguali. Il cielo livido si specchia sul ruscello rossastro a larghe macchie di porpora e la natura ricomincia il suo canto:una lieve, evanescente,timida pioggia terge e pulisce quella breve tragedia umana ormai trascorsa.
Giannantonio Di Giacomo