Sull'inutilità del singolo

3 Febbraio 2007
3 minuti di lettura

Non ho ancora il pieno controllo delle mie facoltà motorie e mentali quindi perdonate strafalcioni e oscenità  di consecutio temporum; questi lunghissimi giorni di giacenza oltreché procurarmi fastidi psicologici di varia natura, mi hanno anche consentito di riflettere, specialmente nelle ore più letali (tre le 3 e le 5 del mattino), sulle diverse problematiche che da qualche anno a questa parte si sono abbattute sulla mia vita.

Ho provato a pensare a quante delle cose che sognavo 10 anni prima, si sono avverate.. quante di queste ho imparato ad accettare così per come sono arrivate, quante invece non mi sono andate bene e me ne sono liberato… e non parlo solo di esperienze sentimentali o lavorative, parlo anche di ideali, delle speranze che ogni giovane insegue per poter influenzare l’ambiente che lo circonda.

Adesso ho 34 anni… mio padre mi ha sempre detto che superati i 30, avrei finito per abbandonare tutti i sogni e le ideologie estremiste, mi sarebbe rimasto solo ciò che da quel punto in avanti avrebbe fatto parte della mia vita. In parte questo si è avverato, magari non secondo le prospettive su cui puntava mio padre (e mi riferisco a quelle di avere un posto stabile, magari in banca, dopo avere relegato finalmente la musica a quella piccola parte della giornata nella quale non si ha proprio nulla da fare), tuttavia c’è qualcosa che mi tormenta, ed è la stessa medesima cosa che col passare del tempo mi sta rendendo sempre più cinico e pessimista.

Qualche giorno fa ho visto un documentario sulla mafia siciliana, quanto sdegno e quanta soddisfazione alla notizia che persino Provenzano ormai era stato preso… e Falcone Borsellino e tanti altri meno noti,  è stato anche grazie a loro che la mafia ha smesso di uccidere, perché il popolo siciliano si è ribellato, perché gli è bastato vedere una bara circondata da un mucchio di gente, sentire cantare le gesta eroiche di un uomo ucciso da un macellaio di Corleone, digerire centinaia di film sull’argomento, per ribellarsi. Ma oggi…  oggi cos’è cambiato davvero. Si, la mafia non uccide più… a Corleone forse non c’è più nessuno che valga qualcosa ma bastano le parole di un dirigente che spiega al suo collaboratore precario che se non fa le cose come dice lui lo sbatte fuori, oppure quelle di un assessore che chiede la tangente per approvare il sogno di due ragazzi che vogliono realizzare il mestiere della loro vita, o l’allontanamento di un assessore regionale perché oppostosi alle nuove tecniche si smaltimento rifiuti in Sicilia o… basta così, non vorrei mettere nei guai un mio caro amico che ogni tanto viene a sfogarsi con me. E’ vergognoso… la mafia non se n’è mai andata, ha solo imparato a cambiare abito. Non è cambiato niente… anzi, fa tutto ancora più schifo perché ci sono ancora più soldi che girano e questa terra muore di fame. Ogni siciliano continua a credere che quando ottiene ciò che gli spetta di diritto (e cioè un lavoro ed una casa), è perché qualcuno gli ha fatto un favore, e di questo gliene sarà grato a vita… ecco perché Cuffaro ancora presidente ed ecco anche perché, se e quando l’arresteranno, a questi seguirà Lombardo…

Il mondo non cambia anzi peggiora… qualcuno direbbe che questo è il migliore sistema possibile, però a dispetto delle epoche passate, questo è un mondo che ci illude che il singolo può cambiare le cose, e quando sei giovane e pieno di nobili ideali, a questo ci credi davvero, magari ti metti anche in politica, e finisci poi per dimenticare tutto e diventare mafioso come tutti gli altri: ne conosco qualcuno. Che popolo di merda il nostro… e lo dico con tanta tristezza.

Adesso sono partito dal problema mafia e politica però posso traslare tutto a qualsiasi aspetto sociale… all’arte che oramai è solo merce per appassionati, e gli artisti veri che sono costretti a fare di tutto per sopravvivere quando Christina Aguilera e Mariah Carrey litigano perchè l’una ha dato all’altra della grassona… e cosa sei tu per cambiare quello che piacerà alla gente, che potere hai… negli anni 70 salivi su un palco e potevi ancora fare qualcosa, adesso se non appari in televisione NON ESISTI.

C’è chi vede il mondo per com’è e per come lo vorrebbe… e passa la sua vita a soffrire per tutto ciò che non è giusto. QUesto sono stato io perchè adesso non lo sono più, adesso vedo in mezzo questa profonda spaccatura che ha un solo nome: INGIUSTIZIA e che nessuno potrà mai cambiare, continuo a farmi il mio, cerco di avvicinarmi a chi vuole avvicinarsi ed ignoro il resto.

Adesso smetto, è bene che metta  qualcosa nello stomaco, la febbre potrebbe tornare.

BUona serata a tutti

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

Febbre

Prossimo articolo

I rapporti all'inizio…

Le ultime da Diario

rumore

Ha ragione Francesca… il silenzio a volte diventa un rumore insopportabile. Assordante, incomprensibile farfugliare di pensieri, non c’è musica che possa fermarlo,

Inutile

Inutile sporcare i pensieri e i gesti della quotidianità con frasi a cui non credi neanche tu: lei non sa cosa perde,
TornaSu