Mistificare
i fasti e le trascorse gioie
è ciò che resta da fare
per annegare il dolore
nell’odore di corpi sconosciuti
come cani in una giostra di calori
il nero e così il bianco
tra i mille gradienti del grigio…
leggi bene
ho scritto calori
un sentire interiore
scomodato da lunghe astinenze
teneramente rimpiango
le ceneri di un’idea incantata
quanto la realtà non aveva peso
e saltavo la corda s’una trave sospesa nel vuoto
cogli occhi al cielo, sgombro dalle paure silenziose
e nella pancia la tensione di un marshmallow
Hai mistificato, e così mistifico anch’io
svuotando di senso ogni giorno
ora, minuto, secondo, frazione
infinitesimo, mese, anno
con te
perchè non resti alcun dolce ricordo
del bambino, che sporcava i suoi quaderni con le storie di Giorgino
del ragazzo, chiuso in casa a cullarsi coi suoni di altre anime
dell’uomo, che su ogni capello bianco passava il lucido da scarpe
del vecchio, che immagino chiuso in una vecchia baracca
con le mani a sostenere la malandata porta
per rimandare il più a lungo possibile
l’invasione dei calabroni
LAnguido DOlore ferisciMI,
SOLo un SIngolo REspiro
FAnculo L’Astro DOlente
dentro serbo il loro seme
da tempo
un banale quattro quarti
mentre ho davanti uno sconosciuto culo
a stuzzicare gl’infiocchettati sensi
nell’armonia di un movimento antico
che passa, si posa, per allungarsi
e ancora cadere, vigoroso
e poi dolce
mentre altre labbra si posano lascive
sulla bocca secca
ed un serpente s’insinua tra la gola
ah, gioia dei sensi annebbiati dallo spirito
avrei potuto ubriacare ogni donna nella stanza
col fetore alcolico del mio respiro
ma sono solo, con un vecchio giornaletto sulle gambe
mentre i miei gatti giocano con la testa del serpente