temazcal
chiedo il permesso di entrare
con le ginocchia doloranti sulla pelle del pianeta
ad accogliermi non c’è pace
ma l’oscuro nemico che rifuggo da tempo immemore
temazcal
il cerimoniere offre alla porta del fuoco
la sacra acqua
per far pace con la terra
per l’armonia col pianeta
ed è lì che avverto il mio oscuro nemico
farsi strada attraverso il calore
per arrivare formicolando alle dita
e strapparmi un sospiro d’ansia
unito al desiderio di fuggire
temazcal
il rito non può essere interrotto
il cerimoniere mi sbarra la strada
la porta è chiusa
anche un vigliacco non ha speranze
temazcal
le piume si bagnano alle correnti di calore
il ventre è caldo, troppo caldo
non è sudore ma placenta quella che mi copre
e non ho sazio
la voglia di fuggire mi occupa la mente
mentre lo sguardo dolce di un amico
vorrebbe essermi d’aiuto
temazcal
la terra reclama ancora acqua
mi alzo in piedi
la faccia brucia
e così rovino sulla madre
spargendo la mia fame sulle anime innocenti
cosa mi hai fatto
cosa mi state facendo
la mia pelle, non voglio starci dentro
lasciatemi andare vi prego
lasciatemi solo
il cerimoniere apre la porta
ed il temazcal mi sputa fuori
come un figlio non desiderato
un parto prematuro
una rinascita ingloriosa
faccia a terra, mastico foglie di coca
sprezzante verso me stesso
in odio al nemico
seggo su un tronco marcio
ed inizio a parlare:
l’oscuro nemico
vincerà ancora
fino a quando sceglierò la paura
come la mia sicura dimora