I buoni propositi dell’epifania

6 Gennaio 2011
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5 minuti di lettura

Dannata insonnia… o meglio cicli sballati. Se non sono le quattro di notte non se ne parla di andare a dormire, e mi viene da pensare se non sia proprio questa la vita del disoccupato: ti adagi sui quattro soldi che hai in banca sperando che qualcuno o qualcosa ti desti dal torpore di una giornata inutile. Sveglia alle 13:30, una innaturale colazione-pranzo, e poi dritto al computer a cercare qualche nuovo PON scolastico sul quale è inutile puntare a meno di non conoscere direttamente qualcuno, ma al quale partecipi comunque per non rendere la giornata più inutile di quanto non sia. Quando il cervello raggiunge un certo livello di lucidità, allora mi ritrovo a riflettere sulle mille cose da poter fare, ma è già sera, è il momento di preparare la cena, e dopo cena il lavoro è l’ultima cosa a cui penso, piuttosto ascolto un pò di musica, suono un pò la chitarra (quando sono ispirato) e più frequentemente preparo la pen drive con i film che serviranno a spegnere il cervello da sveglio fino a quando Morfeo non deciderà di accogliermi tra le sue amorevoli braccia. Se si trattasse solo di me penserei, ok, è solo un periodo, ma in questo schizofrenico tran tran di ore buttate coinvolgo anche Veronica che, poverina, prima di stare con me passava le serate in compagnia di amici a ridere e sbevacchiare alla faccia di questa crisi di merda della quale un pò tutti siamo oramai stanchi di parlare, e che adesso fa pure le mie veci le rare volte in cui mi viene in mente di fare qualcosa di produttivo.

Una cosa però di cui sono fiero sono i buoni propositi che mi sono imposto alla vigilia del nuovo anno… in effetti è solo uno: lavare i denti tre volte al giorno. Gli ultimi giorni del 2010 avevo pensato ad almeno una decina di buoni propositi, innanzitutto darmi da fare per cercare un lavoro, che con la musica e gli articoli sul blog oggi puoi mendicare per le strade, e poi un pò di cura in più per il mio aspetto: curare i capelli, fare la barba, vestirmi decentemente… ah, avevo anche deciso di dare una svolta alla mia carriera da autore di canzoni partecipando alle selezioni di X Factor, cosa però di cui mi sono pentito quasi subito, e non perchè sia snob o cose del genere, ma per il fatto che provo vergogna e timore al solo pensiero di trovarmi davanti a quei giudici (con tutto il rispetto per Elio) che ti fanno la lezione davanti a tutta l’Italia.

Oggi è l’Epifania, ancor oggi mi chiedo che c’entri la befana con l’apparizione di Cristo, comunque sia, dopo un’accesa discussione notturna con la mia donna mi trovo ancora una volta a riflettere su questo periodo, se così lo si possa definire visto che dura da un pezzo. La cosa che più mi infastidisce di questa mia nuova condizione esistenziale è la bieca sensazione di non aver costruito nulla, di avere solo “campato” in questi 20 anni di lavoro, ancora di aver regalato all’imprenditore di turno ore preziose del mio ingegno ed essere oggi nella condizione di dover dire: ma cosa ne ho tratto al di là del mero riscontro economico. Oggi mi sento di dover dare ragioni a quelle migliaia di voci che reclamano diritti al lavoratore. Oggi sento ancora più forti i miei ideali legati ad un’etica aziendale di cui la società occidentale (ed ancor di più quella italiana) è totalmente priva. Ok, partiamo da questo presupposto, in 38 anni di vita a partire dal mio ventesimo anno di età non ho mai avuto bisogno di cercare lavoro, anzi, forse sono stato tra i primi nella mia isola ad interiorizzare ed attuare il concetto di mobilità cercando lavoro presso l’azienda che pagava di più e per la quale io non dovessi fare 12 ore ininterrotte di servizio compresi i fine settimana per arrivare ad un momento storico in cui le aziende ti assumono, cercano di sfruttarti al massimo delle tue capacità, e se non ci stai ti sbattono fuori e si prendono gli stagisti.

Mio padre mi ha sempre detto che un contratto a tempo indeterminato è la migliore garanzia che ti possa offrire un’azienda. Ecco, oggi ho capito che è una grande cazzata, che un’azienda ti sbatte fuori con un incentivo all’esodo che qualsiasi avvocato del lavoro ti consiglia di prendere al volo: picca, subito e maliritti (pochi, subito e maledetti) è il termine che va più di moda nell’ambiente. Se poi ti cacciano da un’azienda che ha meno di 15 dipendenti, allora è peggio, per fortuna non è stato il mio caso ma alcune fonti mi hanno rivelato che dopo la mia dipartita l’azienda in questione si è divisa in tre per mitosi, così ogni ramo avrà meno di 15 dipendenti, e i poverini che verranno cacciati non potranno neanche godere del contentino.

Ecco, se volevo continuare a lavorare avrei dovuto fare il lavoro del dirigente con uno stipendio da impiegato… lo so, prima lo facevo, oggi non me la sento più, un impiegato fa quello che gli dice il suo superiore, se poi il suo superiore non sa fare il suo mestiere e chiede all’impiegato di farlo, allora fanculo dammi i tuoi soldi e lo faccio. Sono stato ottimista, ho creduto che non mi avrebbero rotto le scatole, che alla fine sono bravo e competente, però ci sono 3 stagisti che possono fare le cose che facevo io, certo non le faranno allo stesso modo ma in una decina d’anni possono imparare e non costano niente. Signori, e che cazzo, ma vi rendete conto.

Ok, ho fatto il mio comizio, magari mando tutto a Grillo che ne sarà contento visto che tutta l’Italia sembra peggiorare di anno in anno da questo punto di vista.

Il fastidio viscerale che nutro verso questa situazione è che mi ritrovo a 38 anni con un curriculum di tutto rispetto in un clima in cui se non hai amicizie o agganci di qualsiasi natura te ne puoi tornare a casa. E dire che in una città grande come Catania il lavoro dovrebbe trovarsi più facilmente rispetto ad un piccolo centro, col Kaiser, ci sono un mare di disperati in giro senza quattrini in banca che venderebbero la nonna pur di lavorare… eccovene un esempio, fino a qualche anno fa mi facevo i miei 5-6 progetti PON a scuola, oggi sono fortunato se ne faccio uno, e solo perchè ho un angelo custode… nelle graduatorie di ammissione devi concorrere con venti individui laureati con lode, persino over 40, persone che dovrebbero ricoprire ruoli di prestigio in aziende o enti che invece rincorrono il progettino nello scalcagnato paesino etneo… signori, ma porc, e che katz, ed io che non mi sono laureato proprio per evitare certe rogne.

Ecco, mi sono sfogato, adesso mi tocca fare qualche buon proposito per l’epifania visto che per l’anno nuovo lavarmi i denti tre volte al giorno non è sufficiente. Trovare un lavoro non se ne parla, quello non dipende solo da me e voglio evitare di fare una promessa che non potrò mantenere. Piuttosto cercare di restare qui a Catania il maggior tempo possibile, giusto per l’abbonamento allo stabile che ho fatto con Veronica ad inizio stagione :=), completare e registrare il nuovo disco entro la fine dell’anno, ma soprattutto darmi pace, riscoprire la gioia di poter godere del solo canto degli uccelli o del sole che sorge ogni giorno, godere dell’essere vivo che è la cosa più importante di tutte.

Ci provo ed un in bocca al lupo a tutti quelli che si trovano in questa katz di situazione.

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

5 Comments Leave a Reply

  1. Mio carissimo fratello, lavati i denti tagliati (finalmente) i capelli, fai il bagaglio prendi la tua bellissima veronica e vieni da questa parte di questo piccolo pianeta, il mio invito è sempre valido amico mio.

    • fratello, che anche se fosse di sangue sarebbe lo stesso, la tentazione è forte, il momento probabilmente è quello peggiore ma hai visto la bandierina che appare accanto al tuo nome katz :))) vedrò di decidere in fretta… un abbraccio bros

  2. Caro Nicola, scusami se mi permetto di darti un consiglio, in fondo non ti conosco anche se ho letto qua e la’ nel tuo blog (..sto ancora attraversando un brutto periodo dopo un doloroso abbandono). Il mio consiglio e’: perche’ non mollare tutto e cercare lavoro all’estero? Io ho vissuto per un po’ a londra ed e’ una citta’ che offre tantissimo… ho un lavoro in italia, ma sono comunque tentatissima di mollare tutto e ricominciare la’ (anche se non sono piu’ una ragazzina…). Credo che l’italia sia destinata al declino…e che non si riprendera’. Dopo un periodo iniziale di spaesamento, penso che si possa trovare la propria strada e avere piu’ soddisfazioni.. Scusa per questo suggerimento, probabilmente inappropriato.. Coraggio e grazie per il tuo blog!

    • ciao carlotta… perchè ti scusi? Ogni consiglio è prezioso e se non avessi voglia di confrontarmi non scriverei neanche “gli affari miei” pubblicamente :))
      In effetti condivido con te la stessa preoccupazione per quanto riguarda il futuro del paese italia, e mi rendo conto che sto solo aspettando di trovarmi costretto ad andare all’estero per disperazione (sempre che non capiti un colpo di fortuna)… purtroppo per noi isolani è sempre difficile emigrare, la vita qui è davvero semplice e per vivere non serve molto, poi ci sono gli affetti primari, insomma per emigrare devo proprio trovarmi col culo per terra e per fortuna (o il contrario, a seconda del punto di vista) ancora ne sono lontano. Di certo sto pensandoci, più di quanto non abbia mai fatto finora…
      grazie ancora Carlotta, un abbraccio e buon we

      • Grazie per la risposta e visto che ci stai pensando mi permetto di aggiungere che forse sarebbe meglio non partire quando si e’ proprio disperati col culo a terra, ma quando si puo’ ancora tornare indietro sani e salvi, se dopo un dato periodo (6 mesi, 1 anno) si vede che le cose non vanno come si era inizialmente sperato..mah.. io scrivo a te ora.. ma sto ragionando su questi argomenti anche per me stessa..e anche io sono isolana (ma non la tua isola!) ciao e buon we

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