Strano figurarsi una giostra
senza figure
ma con assi verdi di ferro;
la mano s’imbratta di ruggine
e la fanfara annuncia a suon di trombe
la più bella e sognante creatura
il cui nome ai Goti è ben noto
Hnos!
E salto per il visibilio scrostando la ruggine
forzandomi a gonfiare il petto,
ma guardo la folla di gente
di grande rispetto con l’occhio lascivo
che sbava consenso… è lei, figlia di Freia
gioiello strappato all’anello del Nibelungo
…sospetto di vivere il sogno di un bardo
volto le spalle e provo a fuggire
mentre con me ruota la giostra
intonando la preghiera della sera.
E’ solo un attimo… un asse si stacca
rovina giù in terra ed incendia il pensiero:
Hnos, che piacere
erano secoli
l’Inganno di Gylfi
ci ha tenuti all’oscuro;
cos’è stato di te nei 12 cicli
pregressi al presente di questo frangente?
Conoscersi… trame ordite dal caso
o stretti lacci imbrigliati nel tempo?
Eppur di te seguivo la gloria e le imprese
nella stanza umida della mia prigione
affidando i pensieri alle tenere ali
dei nostri dei minori
Veloci le nebbie di Avalon
si chiusero su quella dolce immagine
coinvolgendo orde di numeri, così care ai matematici;
ma puntando il pugno al petto
ho cercato di fare del mio meglio
ed ho così ottenuto in cambio
l’insperata successione dei quattro
Talora la vita ricama le nostre esistenze
spargendo letame perchè cresca qualcosa
guarda quest’uomo, sono anni che naufraga fra la gente
saltando su lumache in corsa
o imbrigliando cavalli selvaggi
sono frecce che non cagionano dolore
fuochi che non bruciano, acqua che non bagna
sono centrini di seta dove appoggiare la testa
ceppi di castagno per riposare i piedi
sono aliti divini che respira l’anima
forme sul volto che rallegrano il cuore
sono carezze, benedette dall’alba
che accompagnano il mio sonno