Flesso sulle ginocchia
– coi palmi a sfiorare il bacino
– nel freddo di una stanza colorata
– profumata con oli essenziali
ho un amic0 accanto
che racconta qualcosa di me
Salta il corvaccio nero
– negli spazi ricavati dai tre corpi
ed agita le sue ali a mò di monito
ch’è venuto per purgare
e non bisogna scappare
Le mie mani si sollevano
– leggere ed incantate
– predatrici d’aria e d’energia
– cianotiche
e disegnano cerchi nell’aria
utili rappresentazioni
d’una sfiducia cosmica
ed immagino il corvo
con tre pugnali disposti s’una croce
– il primo al perno
– il secondo al figlio
– il terzo allo spirito
mentre dice
chiudete gli occhi adesso
e lasciate ch’entri nel vostro cuore
sorrido a questo pensiero
che pur ritorna
– come alcool mangiato dal fuoco
– come nebbia chiamata dal mago
– come ombra rubata al passato
e faccio l’occhiolino ai miei giorni
cercando il momento trascorso
tra le braccia del disincanto
Soffia pure uccellaccio nero
il tuo vento di pulizia
circondami del tuo steccato
perchè possa dondolare
oltre i 4 punti cardinali
senza mai cadere
come uno schiavo
con la faccia sulla terra
Avvolgi la mia mente fra le tue ali
perchè il corpo si lasci andare
e teso al pensiero del vecchio barbuto
– che dovrebbe ricordarmi
– la saggezza forgiata sulla Via
apro gli occhi e c’è un gufo
il mio animale guida
lo accolgo perchè lo conosco
accoglierei anche il vento, il sole ed il mare
se non scorressero implacabili i minuti
che mi separano da te, da noi
dai bambini mai nati
Purgami corvo
perchè la rabbia che sento
– quando scrosti le mie maledizioni
è linfa vitale
e mi dà speranza per un domani
ove scorderò quelle parole:
c’è un altro al tuo posto adesso.