Together we stand, divided we fall: analisi di un muro.

13 Aprile 2023
1
4 minuti di lettura

Ebbene si, dopo più di 10 anni di lenta ma costante elaborazione, la mia analisi al film di Alan Parker “Pink Floyd The Wall” (che, come molti di voi sanno, è la trasposizione cinematografica dell’omonima opera rock dei Pink Floyd del 1979) è diventata un libro, edito e distribuito da Arcana.

La scelta di scrivere un libro mi è stata suggerita da Nino Gatti nel 2019 e ne ricordo anche l’occasione: avevo appena tenuto un seminario su quest’opera davanti ad un nutrito pubblico di giovani al Teatro degli Atti di Rimini (in basso una foto) per celebrare il quarantennale dell’album, all’interno dell’Amarcort Film Festival, quando quest’uomo dall’età indefinita si è avvicinato a me, si è presentato e mi ha fatto i complimenti. C’erano anche altri floydiani presenti e con loro parlava di come fosse rimasto colpito dalla mia analisi perchè nonostante conoscesse praticamente tutto dei Pink Floyd, aveva trovato numerosi spunti di approfondimento di cui avrei dovuto, appunto, scrivere un libro.

Da allora, ho iniziato a raccogliere tutto il materiale già pubblicato sul sito pinkfloydthewall.it in un file Word, fortemente intenzionato a rivedere tutti i concetti tirati fuori (con molta calma) negli ultimi 10 anni in modo da valutare come potessero adattarsi ad una pubblicazione cartacea. A causa della loro natura infatti, quegli scritti dovevano essere rielaborati, così da non lasciare scontenti i lettori tradizionali di un libro che differiscono profondamente da quelli del web che cercano informazioni che si esauriscano nel minor numero di paragrafi.

Oltre a questo, su suggerimento dello stesso Nino, ho ritenuto di non dover limitare il lavoro alla semplice analisi letteraria, ma per renderlo il più completo possibile avrei dovuto inserire anche aneddoti, cenni tecnici, vita sul set e tutto quello che più generalmente ha riguardato la lavorazione del film con annessi e connessi. Non avendo alcuna esperienza in merito alla stesura di libri di questa natura, ho chiesto a Nino di aiutarmi a coprire quei vuoti che la mia conoscenza dell’argomento implicava, ed è così che grazie alla sua esperienza di storico dei Pink Floyd, messa più volte al servizio dei fan con diverse pubblicazioni per la Rizzoli o la Giunti nel collettivo The Lunatics, il progetto del libro iniziò a prendere una forma diversa da come l’avevo pensata inizialmente, ed iniziai a lavorare alacremente sulle mie parti sapendo di poter contare, alla fine, sulla collaborazione di Nino.

Il lavoro di rielaborazione del testo mi ha impegnato più di quanto mi aspettassi, ed è stata una fortuna che non abbia scelto la più facile strada del copia ed incolla perchè, riguardando quello che avevo scritto nel corso dei 10 anni, grazie ad una maturità diversa e confrontandomi con Nino, mi sono accorto di tante piccole ingenuità che probabilmente per la fretta di pubblicare il post avevo tralasciato: si trattava molto spesso di informazioni che avevo letto di sfuggita su Internet ed avevo riportato senza controllare bene le fonti, ma anche di alcune interpretazioni che a rileggerle con un approccio diverso mi sono sembrate forzate. Ad ogni modo, riguardare le interviste, ricevere le precise ed autorevoli informazioni storiche di Nino, tornare soprattutto su tutto quello che non era farina del mio sacco e che avevo saccheggiato qua e là, mi è servito per dare alla mia pubblicazione un respiro che oggi posso definire quasi enciclopedico, dove ogni fonte è rigorosamente certificata.

Questo preambolo per spiegare dove e come un lavoro pensato per il web, è stato trasformato in un libro. Veniamo adesso agli argomenti di questo testo, soprattutto per chi non si è approcciato ancora alla sua versione web.

Ebbene, semplificando al massimo potrei dire che parla della nascita, della crescita ed infine della morte di un Muro, metafora di alienazione che oggi come non mai ci aiuta ad affrontare il problema dell’incomunicabilità e dell’assenza di empatia verso i nostri simili. L’autore dell’opera, Roger Waters, ha dichiarato apertamente che la decisione di scrivere The Wall nasceva dall’essersi riconosciuto insensibile e supponente, capace persino di sputare in faccia ad un ragazzo del pubblico colpevole solo di volersi divertire a modo suo. Scrivere è stato per lui un vero e proprio percorso terapeutico attraverso il “ghiaccio sottile” che separa ciò che conosciamo da ciò che è sepolto nei meandri della nostra mente, un viaggio questo che esplorando le origini di ogni mattone, gli ha permesso di affrontare la natura del muro che aveva eretto tra sé e gli altri .

Se avete già visto il film, vi sarete sicuramente domandati il motivo per il quale una rockstar drogata dovrebbe diventare un dittatore e che c’entra tutto questo con un padre morto in guerra, una madre iperprotettiva, un maestro di scuola troppo zelante nel voler formare le giovani menti e poi un matrimonio fallito. Vi sarete anche chiesti cosa intendeva l’autore quando parlava di “visione fugace” in Comfortably Numb e perchè il maestro ripete sempre ai suoi alunni che non possono avere il dolce se non mangiano la carne. Ebbene, a questa e a tante altre domande ho provato a dare una spiegazione servendomi del film che, molto più dell’album musicale, è in grado di rivelare il segreto di un’opera che assume un’incommensurabile valenza etico-culturale solo quando la si comprende nella sua interezza. E spero che alla fine della lettura inizierete a domandarvi, come ho fatto io, cosa state facendo del vostro muro e quale versione di voi state portando avanti, se quella del dittatore o al contrario quella dell’uomo capace di mantenere il contatto col proprio prossimo, per scoprire che gran parte della rabbia, del senso di frustrazione, della solitudine che possono accompagnarci in brevi o lunghi momenti della nostra vita, sono dovuti a quei “vermi” che indisturbati banchettano con le nostre emozioni più autentiche all’interno del nostro cervello. Ed ancora che per ritornare umani, non serve seguire un guru o rigide regole di respirazione, ma solo un cambio di prospettiva.

Se siete arrivati fin qui immagino abbiate compreso le ragioni per le quali non mi interessava scrivere il solito libro celebrativo sui Pink Floyd ma affrontare un argomento che è ben lungi dall’essere solo un prodotto di semplice intrattenimento. Per quanto alcuni possano trovare difficile accettarlo, la storia di Pink è anche quella di tutti noi che nel nostro piccolo, senza rendercene conto, ci accomodiamo nella nostra “piacevole insensibilità” perdendo così l’occasione di vivere pienamente la nostra vita. Ed il messaggio che Waters vuole passarci con The Wall è che quando ci dividiamo, inesorabilmente cadiamo, perchè la nostra forza è solo l’unione: da qui il titolo del libro Together we stand, divided we fall (che è anche la frase che chiude il brano Hey You).

Chiudo invitandovi a cliccare su questo link per acquistare il mio libro. Vi ricordo che potete comprarlo da me (pagandolo con Stripe) allo stesso prezzo e lo riceverete autografato, oppure in tutte le librerie nonchè, naturalmente, Amazon.

Grazie per la lettura e godetevi queste 429 pagine (sempre che decidiate di leggerlo :))))

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

1 Comment

  1. Non vedo l ora di leggerlo amico ma arrivera in Italia percio questo E un ulteriore invito a muovere il tuo deretano letterato E venirmi a trovare quaggiu. Ti voglio bene..come sempre

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

Perchè siamo stati zitti per tanti anni?

Prossimo articolo

Roger Waters glorifica il nazismo?! Decisamente no!

Le ultime da Arti dell'uomo

Scratch my back

Scratch my back, l’ultimo lavoro di Peter Gabriel, è uno di quelli che ha fatto più fatica a liberarsi dei miei pregiudizi

Memorie di un suggeritore

Il teatro è qualcosa che non conosco ancora bene, nella mia città natale c’è solo il cinema, e se così non fosse

Peter Gabriel: New Blood

L’ultimo di Peter Gabriel è stato probabilmente uno dei concerti più emozionanti cui ho avuto la fortuna di assistere.La CBS lo regala

Hurt

Ci sono canzoni che diventano straordinarie grazie all’artista che le interpreta, ed è il caso di questo brano dei Nine Inch Nails
TornaSu