Miscuglio

17 Marzo 2005
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5 minuti di lettura

E’ giorno… curioso, di solito scrivo la notte, quando non ho nulla da fare, quando i fantasmi mi circondano; cmq non scrivo da parecchio, è una strana apatia mista a serenità, una di quelle cose che non ti fa desiderare di essere felice e non ti fa neanche essere triste, un atteggiamento nei confronti della vita passivo e rassegnato, osceno se visto alla luce di tutto ciò che sono stato in passato.
Eccomi qua a dubitare della mia capacità di relazionarmi sentimentalmente, di relazionarmi socialmente, di avere un rapporto con me stesso sano e naturale… e da quanto dura tutto questo? Ormai saranno 7 mesi, 7 mesi di assoluto buio creativo, di pigrizia e di rassegnata ignavia.
Voglio ragionarci su e fare un bel miscuglio di ipotesi: innanzitutto comincio dalla sfera sentimentale.
Qualche mese fa sono riuscito a tagliare i ponti con una persona che non volevo facesse parte della mia vita, l’ho fatto freddamente e lucidamente e ne sono contento… salvaguardarsi è un atteggiamento essenziale per la propria sopravvivenza interiore; vorrei farlo ancora, ma ci sono legami che non si spezzano così facilmente, vorrei trovare il coraggio, ma mi sento incapace, quasi che la mia decisione potesse far crollare il mondo intero; potrei parlare di eccesso di responsabilità, perchè so cosa vuol dire perdere una persona che si ama e non desidero far soffrire nessuno così come ho sofferto io, e non parlo di quell’amore che dura 6 mesi, quella roba la seppellisci in un paio di giorni se ci sai fare col tuo cervello. Ci sono amori, quelli che attraversano una generazione, che vorresti a tutti i costi preservare anche quando ti rendi conto che sono tramontati, vorresti trasformarli, renderli importanti in un’altra forma, ma non lo puoi fare… sembra che la regola sia sempre la stessa: abbandonare. Poi c’è che ci dice che in questo modo sei onesto con l’altro, ok… sai che l’altra persona attraverserà un inferno di dolore però sei stato onesto… non riesco ad accettarlo. Vorrei, vorrei… ancora… salvare questo amore nel ricordo; sono riuscito a farlo, è stato sublime, non ho più avuto bisogno di niente e adesso, dico oggi, quell’amore è rimasto ancora un ricordo, ma col sapore amaro di un presente che non riesce a rinnovarlo… non voglio sentirmi responsabile del dolore altrui, non voglio, non voglio; ma forse anche questa è una responsabilità di chi sceglie di amare ed io non sono abbastanza maturo da farmi carico di questo peso enorme… quando tutto questo finirà, dirò basta: l’amore può avere molteplici forme, non necessariamente femminili :)
Potrebbe essere questa la causa della mia apatia: incapace di decidere per la mia salvaguardia, il cervello decide di trascinarmi nel limbo delle personalità vegetali, di quei tristi individui che lasciano al caso la facoltà di cambiare le proprie esistenze… desidero venirne fuori.
Potrei scrivere migliaia di pagine a giustificazione del mio stato, dire che mi comporto così perchè so che alla fine dall’amore ci si può aspettare solo questo: che fiorisca come un bel fiore inebriandoci col suo bel profumo, e che poi appassisca lasciandoci solo le spine; che ci illuda di aver trovato un’anima gemella cui affidare i nostri più intimi desideri per poi gettarci nel pozzo senza fondo dell’insoddisfazione… quante unioni perfette si sgretolano con gli anni, quanti amori incantati si trasformano poi in pallido affetto; non c’è un caso che mi dimostri il contrario, potrei decidere di adeguarmi ma ciò contribuirebbe al proliferare della mia apatia, non c’è un senso all’amore terreno e neppure all’amore divino, così momentaneo, così fragile. Vivere senza amore è l’unica soluzione che mi balza alla mente, e benchè nessuno su questa terra approverebbe questa mia idea e se ne verrebbe fuori con la solita frase: ma dai, che poi quando arriva sarà più forte e grande di prima; forte della mia testardaggine urlo con coraggio: per il momento la penso davvero così, e in questo istante non c’è niente che mi faccia pensare che in futuro potrei cambiare opinione.
Adesso torno indietro ai giorni della scuola, ricordo il mio senso di frustrazione del non sentirmi accettato per come avrei voluto; la scuola, deprecabile istituzione così come le associazioni sportive, i partiti politici, i circoli letterari… se non sei come tutti gli altri o hai le medesime opinioni vieni scartato, quando sei piccolo poi, ‘sta roba ti fa sentire escluso dal mondo intero. L’uomo vive di carezze, che si concretizzano poi nel rispetto che gli altri hanno verso di te, rispetto che nel caso della scuola media è dovuto se sei sprezzante delle regole, strafottente verso gli altri, maleducato con gli adulti ma specialmente se appartieni al gruppo, magari la guida del gruppo stesso, e così nello sport… se nessuno ti passa la palla o ti mettono sempre in porta, se litigano per chi deve averti nella sua squadra, se i bulli approfittano della partita per tirarti un calcio negli stinchi, se devi stare attento a non dimenticare le scarpe fuori dallo spogliatoio perchè puoi trovartele zuppe di piscio, sei un nerd di merda, e spalerai merda per loro… e la politica poi, quello è il mondo più insulso perchè da grande sei anche capace di scendere a compromessi, e allora ti trasformi di continuo per assecondare la bandiera che sventola più alta, spali merda per gli altri fino a quando non sarà il tuo turno e mangerai la merda che spaleranno per te…; sto divagando, meglio tornare alla scuola: ricordo di quanto non amassi studiare, ricordo dei problemi che ho dato ai miei genitori per la mia svogliatezza, e tutto questo perchè la cosa più importante, in quel momento, era sentirmi accettato, far parte del branco, unirmi alle idiozie della massa… per studiare bisogna essere motivati, avere un minimo di soddifazione interiore, stare bene con se stessi… non è stato il mio caso; negli anni ho lottato per sviluppare capacità che non avrebbero mai dovuto permettere a nessuno di mettere in discussione il mio valore, nella scuola mi si imponevano abilità sociali che non possedevo e che non possiedo neanche adesso, fuori da essa, per fortuna, mi sono potuto costruire le abilità per le quali ero maggiormente portato, abilità informatiche, creatività musicale, qualità che adesso mi fanno camminare a testa alta, grazie alle quali non devo più temere di essere giudicato “un nulla”… solo che… solo che non vorrei aver avuto e avere tuttora l’esigenza di sentirmi adeguato e questo perchè, nonostante i miei sforzi, se non hai qualcosa che molti altri intorno a te possiedono, e parlo delle abilità sociali, in fondo sarai sempre un diverso, stimato apprezzato, però sempre un diverso… alla gente non piace che ci siano persone che sappiano fare cose a loro ignote, specialmente se hanno dalla loro il fatto di essere come tutti gli altri e che sei tu il diverso… uff, questa volta sto proprio delirando, sembra che mi voglia scaricare di una mezza vita di frustrazioni… cerco sempre di giustificarmi quando basterebbe semplicemente riconoscere che la diversità ha i suoi pro e contro, i pro sono che riesci ad ottenere soddisfazioni interiori che magari pochi “ordinari” ottengono, i contro sono l’inevitabile processo di emarginazione.
Va bene… la pianto qui, sono stanco di scrivere e quasi quasi mi vado a fare un pisolino… grazie di aver letto fino a qua ;)

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

2 Comments

  1. ma……
    ma perchè?
    decidere di non amare?
    perchè mi è stato detto così?
    dolore…dolore…paura di far soffrire…paranoie a catena in entrambi..
    il silenzio.
    perchè, così soli forse si sta bene?
    no.
    e allora?

    ciao, scusa il delirio…

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