Cover: Ken Kelly – Dragon’s domain
Questa notte ho speso del tempo per approfondire un concetto che mi è sempre stato a cuore e cioè il rapporto con il mio nemico interiore. Credo che ogni uomo ne abbia uno, mi piace figurarlo come fosse un drago grande e possente che ci segue dalla nascita e dal quale non abbiamo modo di liberarci. E’ la parte oscura del cuore, quella che non ci permette di raggiungere la serenità e l’equilibrio interiore, il concetto puro di male che cerca di prevalere sul bene, la nostra parte terrena che si contrappone a quella spirituale e che cerca di svuotare la vita di ogni senso, riducendo i nostri sforzi ed i nostri desideri più profondi a mere illusioni destinate ad essere smascherate.
Il drago porta con sè i nostri dolori irrisolti ed è sempre pronto a sputarceli addosso sotto forma di fuoco, per bruciarci il cuore. Il mio drago è fatto della paura di non vedere realizzati i miei sogni, di non essere accettato dai miei simili, di essere abbandonato dalle persone che amo, vive di emozioni senza nome cui razionalmente provo a dare una forma, ma non è sufficiente, perchè la consapevolezza ci aiuta a vivere liberi ma non allontana le nostre paure più profonde, o meglio non lo fa in tempi brevi.
Ogni uomo è un eroe, la sua vita è un viaggio fatto di battaglie, fughe e rassegnazione.
Ci sono stati tempi il cui ho affrontato il drago combattendolo con armi che credevo idonee, ma il drago non è caduto, l’ho sempre trovato dentro di me anche quando ero convinto di averlo sconfitto; forse come la fenice risorge dalle sue stesse ceneri, forse vederlo cadere è stato solo un miraggio creato dall’arroganza di poter gestire il mio sentire. E allora mi sono rassegnato fuggendolo, ma lui è sempre lì, dall’altra parte della strada, pronto ad attaccarmi quando mi sento più stanco.
Ieri sono stato guerriero, oggi sono un viandante, ed in quanto tale esploro le mie emozioni e quelle delle persone che mi circondano nella speranza di trovare il modo e le armi per uccidere quel drago, e così smettere di fuggire ed affrontarlo di nuovo.
Ma credo di non avere più le energie per un’altra battaglia, credo di non poterlo più sconfiggere, forse perchè non possiamo liberarci del tutto dalle paure che fanno parte di noi, in certi casi sono proprio quelle che ci rendono esseri unici e speciali.
Alla soglia dei miei 36 anni ho compreso che combattere il drago richiede troppa energia e sacrificio, ed è sempre una battaglia persa. L’ho combattuto nel momento in cui ho acquisito consapevolezza della sua esistenza, desidero scacciarlo perchè annebbia i miei pensieri e raffredda il mio cuore, ma so di non poterlo sconfiggere perchè il drago è dentro di me e farlo morire significa uccidere me stesso: il mio contratto con la vita non prevede questa possibilità.
Fino ad ora non avevo valutato la possibilità di una sua integrazione nelle mie stesse viscere. Pensandoci bene è sempre lì che è stato, materialmente. Il desiderio di portarlo fuori nasce dalla consapevolezza che non deve agire indisturbato, che non può bruciarmi il cuore tutte le volte che desidera, che non deve avere il potere di distruggere le cose che danno un senso alla vita, lo porto fuori perchè lo devo guardare negli occhi prima che sputi il suo fuoco, perchè devo avere la possibilità di schivarlo: ferito si ma non distrutto.
E allora si affaccia sul mio cuore una possibilità nuova: l’integrazione del drago. In psicologia si parla molto del concetto di accettazione dei propri lutti non risolti per la risoluzione di talune nevrosi o comportamenti ossessivi in riferimento alle aree emotive ferite gravemente dal fuoco. Ecco, credo che accettare il drago significhi limitare enormemente il suo potere, accettare le proprie debolezze significa avere uno strumento in più per superarle, accettare i propri errori del passato significa guardare finalmente al futuro e liberarsi dell’influenza che ha sul presente. Accettare il drago è l’unica soluzione possibile.
Per il mese di Agosto ho grandi progetti per il mio viaggio, porterò il corpo su di un sentiero che si dice costruisca gli uomini: Ultreja! Sus eja! Ancora più in là, ancora più in alto. Parlerò col drago e lo inghiottirò, poi vi saprò dire.
…posso invitarti a leggere l’esagramma numeri 1 dell’I-ching?! Il drago è un simbolo molto importante e visto che lo vuoi integrare potrebbe esserti utile conoscerne anche le caratteristiche positive, ovvero i frutti dell’integrazione che ti appresti a sperimentare..che poi a vedere come scrivi, perdonami, ma l’integrazione l’hai già iniziata!!! Buon viaggio