fra Gerardo Maria Bruni è tornato alla casa del Padre

18 Giugno 2005
3 minuti di lettura

Laudato si’ mi Signore per sora nostra morte corporale, dalla quale nullo homo vivente po’ scampare.

Mercoledì 15 giugno, nel giorno anniversario della sua ordinazione sacerdotale, fra Gerardo Maria Bruni è tornato alla casa del Padre. Preghiamo per la sua anima benedetta e per tutte le anime dei nostri fratelli defunti.

Ho terminato la corsa, ho conservato la fede. (san Paolo)

P. Gerardo Bruni è nato a San Simeone in Montella il 3 gennaio del 1920, quarto ed ultimo figlio di Donato e di Annunziata Marano. Dopo una fanciullezza passata tra i banchi della scuola elementare, il lavoro dei campi e l’attività pastorizia, e in cuore un sogno da realizzare: indossare un giorno la maglia rosa come i suoi campioni Alfredo Binda e Learco Guerra, nell’età dell’adolescenza bussò alla porta di questo Convento di San Francesco a Folloni chiedendo di diventare frate. Erano i primi di settembre del 1933, ufficialmente il Convento sarebbe stato riaperto poco dopo, nella festa di Cristo Re. Ravello (SA), Copertino (LE), Sant’Anastasia (NA), Portici (NA) furono le tappe della sua formazione nell’Ordine, poi di nuovo a Montella quando, diacono, era ormai prossimo all’ordinazione sacerdotale avvenuta nella cattedrale di Nusco il 15 giugno del 1946 per le mani del vescovo Mores. Dopo l’ordinazione ripresero i trasferimenti presso i conventi dove vi fosse esigenza di un professore di latino, italiano o storia: in Puglia, Calabria, Lucania e, ancora, in Campania. Passato dall’impegno nella formazione dei giovani frati alle attività di apostolato, visse intense esperienze a contatto con gente umile e con i lavoratori. Fu parroco zelante a Melfi (PZ) e a Monticchio Bagni presso i laghi del Vulture e l’Abbazia di san Michele. Confessore instancabile a Napoli, presso San Lorenzo e alla Piccola Pompei al Vomero, o ad Assisi dove ogni anno le vacanze erano interamente spese nel buco di un confessionale. Quante volte ci ha raccontato delle sue battaglie per i diritti degli operai impiegati presso i tabacchifici del beneventano o tra i braccianti di Spinazzola (FG) e di come gli era riuscito, nel clima turbolento di tensioni politiche e scontri ideologici di quegli anni, a far coniugare nelle fabbriche lavoro e preghiera con sua grande soddisfazione. Il candore della colomba senza la scaltrezza del serpente genera ingenuità: questo il suo commento come, del resto, insegna il Vangelo.

Dopo tanta e più itineranza, è giunto a Montella quattro anni fa a bordo della mitica 600, con l’inseparabile saturno e una valigia di cartone con dentro essenziali e povere cose per vestirsi, qualche libro, carte di musica e il breviario, soprattutto il breviario. Il libro della preghiera dei salmi, sintesi della sua intensa vita. E alla preghiera ha dedicato gli ultimi suoi anni, tenendo sempre accesa questa fiamma viva davanti al Sacramento, dove amava pregare di notte, con fedeltà e costanza anche nelle famigerate rigide notti degli inverni di san Francesco a Folloni.

La sua presenza tra noi, giovani frati, in modo discreto e silenzioso ha agito da collante in una alchimia tutta francescana perché, senza farsene avvedere, ci ha tenuti legati a sé come la chioccia fa coi baldanzosi pulcini. La grazia di questi ultimi giorni vissuti attorno al suo letto di sofferenza, baricentro del convento, sono stati la sintesi di quattro anni vissuti insieme, un succo concentrato che ha svelato palesemente ai nostri occhi questa verità, non solo sulla strategia efficace del suo “gioco” ma anche su noi stessi.

Qualche giorno fa, mentre celebrava messa, si è fermato dove si fa memoria dei defunti, come prescrive il canone “essi dormono il sonno della pace”. Ma quale sonno e sonno – ha esclamato – essi non dormono, cantano eternamente davanti a Dio! Queste parole esprimono tutta la sua fede nella resurrezione e nella vita eterna, dove è entrato serenamente nel giorno anniversario della sua ordinazione sacerdotale, in punta di piedi e silenziosamente, secondo il suo stile, approfittando del momento che, dopo una notte di veglia, alle otto del mattino le nostre palpebre erano ormai di piombo e che altri, dopo avergli dato un rassicurato “buon giorno Padre Gerardo!”, si erano brevemente assentati.

Adesso Padre Gerardo nella liturgia del cielo potrà suonare e cantare tutte le strofe per ogni canto intonato e non dovrà più tener conto di un celebrante visibilmente spazientito di dare inizio alla messa solo dopo la settima strofa di “Noi canteremo gloria a te”. E nel contemplare la bellezza di Dio che ha amato e servito preghi per tutti noi. Conservando la fede ha terminato la sua corsa, e forse il Signore lo premierà con la maglia rosa che tanto sognava da ragazzo. Sia Lui, il Signore, a chiamare altri ciclisti come Padre Gerardo tra i giovani di Montella, che gareggino sui circuiti di Dio per il bene degli uomini. Amen.

I frati di san Francesco – Montella

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

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