E’ notte, dovrei essere già a dormire, una strana inquietudine mi tiene sveglio sotto le coperte del mio grande letto: il soffitto illuminato da una luce fioca, sulle mensole alle pareti gli oggetti che ho raccolto durante i miei viaggi, appena all’angolo gli amati Troll nel loro piccolo paradiso artificiale.
Ho vissuto ad occhi aperti, trascinato dalle sinfonie di Gandalf, la mia vita passata ed i sogni che ancor oggi mi accompagnano nel corso delle mie giornate. Ho preso il telefono e scritto parole del momento, emozioni fulminee indirizzate a tutte le persone che in qualche modo hanno invaso i miei pensieri: vecchi amori lontani, amici più che presenti, speranze future, soli destinatari di un attimo di pace e d’ambigua serenità.
Non dormo, non riesco… avrei potuto fare uno dei miei soliti bollettini della notte col segnale orario, ma non ho molto voglia di scherzarci sopra.
Solo qualche minuto fa, prima di decidere di sollevarmi dal letto e scrivere qualcosa sul blog, lo sguardo si è fermato su una mia foto da bambino che tengo appesa alla parete, un’immagine molto cara che sembra parlarmi a tutte le ore.
“Perchè sei così triste” ho chiesto al bambino nella foto, “perchè il tuo sguardo è così serio, cosa pensi, quali sono i tuoi bisogni… cosa ci manca?”.
Non sono cambiato molto da allora, da bambino ho sempre avuto una curiosa tendenza alla solitudine, paura degli altri, così la interpretavo, paura di non essere compreso, di non essere accettato, la stessa paura che mi ha dato la forza ed il coraggio di crescere speciale, perchè potessi affermare con orgoglio una diversità che in passato mi ha sempre fatto soffrire.
Diversità in cosa? Credo nel provare emozioni in maniera intensa, nel vivere i sentimenti quasi fossero un’esperienza ultraterrena… uff, mica sono speciale per questo, in fondo siamo in tanti a farlo… mmm, forse non abbastanza in questo paese.
Ad una prima analisi mi è venuto facile capire cosa mancava a quel bambino e cosa manca a me adesso: un amore incondizionato, etereo; il bisogno soddisfatto di non sentirsi mai solo… in altre parole un dio.
Qualcuno mi ha detto che è più facile non credere. Beh io non credo, e non mi sembra affatto facile farlo così come dicono tutti. Tral’altro non credo di essere complicato, riduco all’essenziale tutto quello che provo (ad eccezione dei momenti in cui sono agitato e traviso), ad ogni ragionamento contorto ne faccio sempre seguire uno semplice, questo anche il senso dei Frammenti (le brevi poesie che leggete in alto sopra la signora dormiente).
Eppure sono questi i momenti in cui sento qualcosa, quella stessa cosa che all’alba ti sfugge lasciandoti solo la tristezza di una percezione fuggevole.
Parlo spesso con Dio in questi momenti, lo facevo anche da bambino, forse un pò più spesso, e mi meravigliavo del fatto che il mondo restasse sempre nello stesso modo, anzi peggiorasse.
Cosa ci manca? Torno a chiedere… cosa mancava a quel bambino oggi 31enne? Dio?? Forse no… o forse si.
un solo pensiero
in questa notte
lo spettro insonne
sussurra:
un dolce augurio
al primo nome
che ti passa per la testa
… serena notte
a lei… a me
forse nascerà
qualcosa d’importante
forse resterò
ancora solo
in questo universo
eppur navigo
in questo dolce sentimento.
Notte a tutti (spero anche a me ;))
il tuo messaggio mi ha preso nel sonno piu profondo…bhe spero che anche tu abbia potuto dormire un po..ci sentiamo per stasera per quelle foto
buona giornata vecchio