La mia camerata è grandiosa, c’è gente troppo simpatica, mi trovo perfettamente a mio agio, peccato solo che fuori non si respiri la stessa aria. Lascia che ti racconti uno spiacevole episodio cui ho assistito questa mattina: da un po’ di tempo un marò senza gradi e senza alcuna mansione particolare che non sia la sua funzione di lavacessi, gira per le fila e le camerate a stuzzicare delle reclute senza motivi ben precisi, si permette di osservare che la barba non è stata fatta col contropelo e altre minuzie di cui non si preoccupano neanche gli ufficiali. Una recluta esasperata dal suo atteggiamento si è lanciato verso di lui per dargli la giusta dose di legnate, al ché un tale di nome Blanco, borghese come noi, circondato da altri cinque comunissimi mortali con facce che erano tutto un programma, dinanzi agli ufficiali, è venuto in soccorso del marò minacciando ad alta voce il povero ragazzo che intimorito teneva il viso basso per poi tornare a sedere. Successivamente mi è stato chiarito il motivo per il quale tale sig nessuno aveva scavalcato persino gli ufficiali nel sentenziare le buone ragioni del marò, alla frase – è un mafioso, se vuoi stare lontano dai guai non metterti contro di lui – ho avuto un moto di ribellione gridando che non potevo accettare in un ambiente militare gente di tal genere. Forse non l’avevo ancora notato prima ma questo tale scavalcava sempre le fila quando c’era da andare a mensa o semplicemente per la libera uscita, si permetteva addirittura di rientrare in mattinata senza che nessuno dei grandi ufficiali avesse il coraggio di appioppargli una punizione per mancato rientro, cosa che invece facevano con gli altri anche per soli cinque minuti di ritardo. Ho intenzione di presentare una formale denuncia al comandante di questa caserma.
21 Febbraio 1994 (lunedì) TARANTO ore 17:15
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