Atavico senso di appartenenza
disgiunto da ciò che l’occhio coglie;
eccolo, signori, l’affetto.
Egli si maschera bene
contempla fenici risorte dalle ceneri
che pur disdicevoli
si arrendono all’evidenza
di un peccato primo: la noia
Ed io, morto che cammina
lungo le pietre sconnesse della scalazza
getto nell’abisso
il corpo del ladro
asciugando le tue lacrime
ed accarezzando i lividi sul tuo corpo
sei la mia passione, hai il mio cuore
e nulla potrà scalfire
la tua immagine ideale
quando, sognando, compongo per te
la mia canzone più bella
Danzano, ubriachi
gli attori del sabato sera:
persone dai capelli bianchi
con giacche eleganti e sguardi vincenti
quando nel mentre una donna dalle taglie abbondanti
si trascina sulla terra rossa di un paese rinnovato
cantando e danzando
ed infilando la lingua nella prima bocca maleodorante che vi schiude le labbra
Ed io, zombie agonizzante
barcollo sopra cespugli di lassini
soffocando la paura
che l’uomo Energia scopra il mio piccolo dispetto
mentre ti tengo per mano
accompagnandoti sulla strada del mio sogno
dove la fine è ciò ch’è stato.