Una piazza, gremita di persone, tutte di spalle. Ed io solo ad aspettare che qualcuno si avvicinasse, solo coi miei dannati ricordi (perchè non c’è niente di peggio dei ricordi quando si dichiara la fine di una storia) a pensare a quale strategemma potessi trovare per farne girare almeno uno.
D’un tratto mi si avvicina un bambino: neri capelli a caschetto e un’aria triste. Lo sto a guardare e lui guarda me, poi esclama: mi sento triste, mi sento solo, tutto quello che faccio non è mai abbastanza, non vado bene.
Sul momento credo di non avere alcuna risposta ma, come spesso accade nei sogni, le parole vengono fuori da sole e gli dico: non essere triste guarda quante persone ci sono qui intorno, non hai bisogno di fare niente per andare bene, sei ok per come sei e nulla più.
Il bambino sorride, mi guarda compiaciuto e si aggrega ad un gruppo di bambini che giocano più avanti.
Io lo sto a guardare e penso a me stesso, penso a quello che ho detto al bambino e penso al bambino dentro di me che da sempre mi fa queste domande; vedo una persona più avanti che mi osserva, mi avvicino, gli poso la mano sulla spalla e gli dico: bella giornata oggi vero?
Last Night I Dreamt That …
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