Non so se è una tendenza comune, ma ci sono particolari ore del giorno (specie quelle notturne) durante le quali la mente si avventura sul terreno minato delle solite, vecchie, domande esistenziali. C’è chi dice che sono sintomi di depressioni in arrivo, fosse davvero questo allora sono già depresso da oltre 20 anni.
Le domande sono sempre le stesse, e le speranze che alla fine accompagnano il sonno, idem: chi sono, cosa faccio, realizzerò i miei sogni, quando e come me ne andrò, cosa ci sarà dopo; ma chi se ne frega, comunque stiano le cose ci sono e basta, sto lottando per realizzare i miei sogni, la morte è (forse) ancora lontana, del dopo me ne preoccuperò a suo tempo, in fondo un Dio potrebbe anche esistere.
Però katz, quando sono nella fase delle domande il sonno tarda ad arrivare, mi innervosisco, accendo la luce, gioco col mio gatto, a volte accendo persino la tv… si sa, i programmi notturni sono davvero deprimenti.
Ieri notte ho pensato molto ai vangeli, all’immagine che ci è stata tramandata di Gesù Cristo, ho pensato a che tipo di persona potesse essere e al fatto che non lo saprò mai, perchè nel tempo la sua figura è stata filtrata da mille e mille invasati convinti di essere ispirati dallo Spirito Santo. Mi sarebbe piaciuto conoscere Gesù, mi sarebbe piaciuto incontrare l’uomo con i mille difetti e i mille pregi, conoscere i suoi fratelli e la donna che amava, capire perchè non parlasse mai di suo padre (Giuseppe o chi per lui) e quale idea lo avesse motivato a morire sulla croce. Mi fa rabbia pensare che la sua figura sia stata strumentalizzata dalla Chiesa per imporre ai fedeli dogmi e istituzioni, e mi rammarico del fatto che se avessi modo di sapere come sono andate le cose, forse la mia fede sarebbe più solida.
Ieri ho pensato a che vita sarebbe la nostra se non avessimo la speranza di un “dopo”, di una seconda opportunità di felicità per tutte le persone che hanno vissuto male, malissimo, di coloro che sono morti per gli ideali o a causa dell’ingiustizia di altri uomini. Ho pensato al cielo, al mare, alle stelle e a tutte le creature della terra, le ho viste lì, davanti a me, frutto di un meccanicismo incosciente. Ho guardato il mio gatto dritto negli occhi e gli ho chiesto: ma riesci davvero a vedere le anime dei morti? Ogni tanto si pianta lì davanti al vuoto e miagola senza motivo. Mi dispiacerebbe non trovare il mio gatto nel “dopo”, mi dispiacerebbe non incontrare mai più le persone care che se ne sono andate, e mi dispiacerebbe parecchio disperdermi nel tutto. Ed è lì che arriva la paura: paura per le persone care che prima o poi se ne andranno, paura per me stesso, per il modo in cui potrei andarmene: che cosa orrenda e inutile è la malattia, te ne vai soffrendo e, senza “dopo”, soffri persino senza alcun senso. Ed io sono anche un fumatore!!!
La speranza: la coscienza di esserci, di provare emozioni, di rapportarmi come individuo a tutto ciò che mi circonda. Ecco l’intuizione che spesso mi salva dall’insonnia. Non è forse questo aspetto che ci distingue dalle creature non coscienti e dalle cose inanimate? E non è questo che ci rende unici nell’universo (con le altre forme di vita cosciente sparse chissà in quali altre galassie)… la nostra coscienza è una possibilità, forse l’unica prova di un’origine divina?
Ecco, grazie a questa piccola e fragile speranza, sono riuscito a prendere sonno stanotte.
Ciao ho letto con passione le tue rubriche..sono fatte molto bene..e mi hanno aiutato tanto per un mio problema personale..grazie sentite…ho letto che molto spesso ti soffermi sui grandi interrogativi della vita… sai tutte quelle domande che ti sei fatto sono tutte risposte in un libro che nn ha ne tempo ne confine …il libro dei libri …la Bibbia e il libro che risponde alle tue domande…puoi trovare alcune informazioni in questo sito che ti ho indicato…mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi ciao.. Jonathan
http://www.watchtower.org/i/20100301/article_01.htm
il mio dolore più bello… ti ringrazio per il tuo affetto, è davvero confortante sapere che quello che provi è condiviso da altri, che la tua sensibilità non è qualcosa di estraneo al mondo ma che partecipa alle anime più profonde come la tua… mi spiace solo di trascurare il blog in questo periodo ma dopo il ritorno dal giappone ho dovuto scontrarmi ancora con la triste quotidianità degli impegni e delle mille cose da fare che spesso ci sottraggono a quell’attività che ci rende davvero uomini: il pensare.
un grande abbraccio e grazie ancora per le tue parole
nicola
Art, mi fa veramente piacere essere capitato qui, nel tuo blog. Leggere quel che scrivi. Sapere che c’è qualcuno che pone serie domande di senso a se stesso, parlandone poi apertamente. Ci rassomigliamo. E’ una sensazione piacevole. Accade raramente… Facci sapere quel che arrivi a scoprire, eh?! ;-) Con sincera cordialità.