Avanti, poi a destra
ancora avanti… a sinistra
sempre dritto verso un’oscurità acida.
Intorno a me angoscia e desolazione
intorno a me pericolosi stimoli di ultraviolenza
intorno a me quattro o cinque persone con gli occhi sbarrati
accanto a me un mistico quarto.
Solo qualche minuto per scaraventarsi fuori
solo qualche minuto per riprendere l’allucinante percorso.
Un attimo per riprendere fiato
il pericolo oltre il corridoio
la tranquillità guida i miei passi
la porta accanto potrebbe essere la soluzione.
Folle corsa sui binari del cielo
urlo… solo un crampo
ma tutti accorrono
qualcuno lamenta un legame spezzato.
Le miei mani si agitano
sono prossimo ad un collasso nervoso
fortunatamente posso contare sugli amici
1, 2, 3, 4…
Ho davvero capito di cosa ho bisogno:
solo di un po’ d’amore,
solo di qualche coccola.
Getto al vento una porzione di passione
che il quarto mi assista.
Affido al vento il mio ultimo grido,
ma il vento non porta più buone nuove.
Le pupille si colorano di verde
solo il tempo di evitare un giudizio deviato,
ma le circostanze non mi aiutano
e il bambino che alberga nel mio cuore
canta il mio errore con dolce ingenuità.
Il legame è rotto,
i lati del triangolo divergono rapidamente,
il quarto coordina le azioni dal centro,
il folle sta tormentandoci ancora
e ciò non contribuisce ad unirci.
Afferro un fascio di solitudine dall’aria
lo porto alle labbra fin quando, ebbro,
non crollo spossato e deluso
sulla sabbia umida.
Vago su un tappeto di corpicini
seppelliti in file ordinate,
volgo lo sguardo in avanti,
l’orizzonte ne è pieno.
Quanto male sta facendo l’uomo!!!
Non posso aspettarmi un perdono,
il mio peccato è troppo grande,
la colpevolezza genetica ha segnato il nostro destino.